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Tagli, non se ne parla. Deputati arroccati sui loro privilegi

In attesa della riforma costituzionale si poteva fare uno stralcio. Non c’è soltanto il taglio dei parlamentari avviato a un rinvio sine die, cioè, in concreto, affidato al buon cuore dei parlamentari che saranno eletti (in numero eguale a quello vigente, beninteso) l’anno prossimo.

Dopo che Pdl e Lega hanno inserito nella riforma costituzionale presi-denzialismo e federalismo, il progetto si è arenato a Montecitorio, senza che il Pd si sia finora fatto avanti per chiedere lo stralcio delle sole norme che ridurrebbero di un quinto il numero di deputati e senatori. Un destino simile corre il rischio di trovare anche la diminuzione dei consiglieri regionali nelle regioni a statuto speciale; anzi, nemmeno in tutte. . Per ora si è fermi al primo dei quattro appuntamenti costituzionalmente previsti: per .diminuire il numero dei consiglieri regionali (che in Sicilia si chiamano deputati regionali) bisogna, infatti, modificare i relativi statuti, e quindi ottenere una duplice approvazione da parte delle camere. Al senato è stata approvata, lo scorso 18 aprile, la proposta di legge costituzionale che fa salire da 20mila a 25mila il numero degli abitanti necessario per computare un seggio consihare in Friuli-Venezia Giulia. Essa giace alla commissione Affari costituzionali di Montecitorio. Esattamente nelle stesse condizioni si trova il disegno di legge costituzionale mirante ad abbassare da 90 a 70 il numero dei deputati dell’assemblea regionale siciliana.

Identica, infine, è la condizione del terzo progetto, che abbassa a 60 gli odierni 80 consiglieri regionali della Sardegna. Da notare che tutt’e tre i disegni di legge provengono dai rispettivi consigli regionali. La Sicilia, chiamata alle urne il 28 ottobre, ovviamente rieleggerà i 90 deputati re-gionali come da statuto, in vigore da quando ancora c’era il Regno d’Italia. La cifra non ha eguale in alcun’altra regione. Anche il numero dei consiglieri nelle altre re-gioni (bisognerebbe comprendervi anche Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige, non toccate dalle proposte ferme alla camera) risulta spropositato rispetto ai seggi assegnati dalla legge nazionale, almeno prima che la devoluzione del numero dei consiglieri alle singole regioni comportasse scontati incrementi.

Qualche segnale è giunto dal Pd, per sollecitare la calendarizzazione dei provvedimenti, ma non pare ci sia un diffuso entusiasmo per approvare celermente le tre leggi. Va ricordato che dopo il voto favorevole della camera debbono passare tre mesi per la successiva approvazione. Se, quindi, anche ottobre dovesse trascorrere senza che l’aula di Montecitorio provveda, si potrebbe dire addio al taglio dei consiglieri in tre regioni a statuto speciale. Sarebbe un altro, l’ennesimo, argomento a favore di chi contesta la casta e predica l’antipolitica.

ItaliaOggi – 18 settembre 2012

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