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Tagli riparto. Fondo sanitario, scure sul Veneto: 140 milioni che pare certo spariranno. Guai nei pagamenti delle Ulss

1a1a1_11ciambetti«Abbiamo abbandonato di nuovo la Conferenza unificata Stato-Regioni: il ministro Renato Balduzzi non si è nemmeno presentato, mentre noi chiedevamo il via libera al riparto dei fondi per la sanità 2012». Con i suoi colleghi ha continuato la battaglia ieri contro il governo Monti che all’improvviso ha rimesso in discussione la “torta” da 108 miliardi già fissata per la sanità delle Regioni per quest’anno. Ma l’assessore regionale al bilancio Roberto Ciambetti (nella foto) si fa poche illusioni: «Non vogliono il confronto, perché non sanno neanche come motivare la loro decisione e non credo siano in grado di dimostrare che stanno applicando costi standard alle voci di bilancio delle Regioni, ma è ormai evidente che hanno deciso di tagliare la cifra. E pensare che siamo già a metà anno: significa dover rifare i budget della sanità in ogni Regione quando sei mesi se ne sono già andati».

L’ipotesi che circola – «e speriamo non sia peggio», fa gli scongiuri Ciambetti – è che il taglio deciso da Monti e i suoi sia di 1,5 miliardi. Tradotto, significa per il Veneto rinunciare a 140 milioni di euro, vale a dire esattamente la cifra “in più” che sperava di portare a casa rispetto agli 8,4 miliardi dello scorso anno.

FORNITORI: RITARDI FOLLI. Sempre meno soldi, e sempre più difficoltà a pagare i fornitori. Ieri l’ex assessore alla sanità Sandro Sandri (Lega) ha presentato in Consiglio regionale una mozione in cui ricorda l’amara realtà: per saldare una fattura coi fornitori le Asl venete impiegano in media 291 giorni, con “record” di 515 giorni a Chioggia, 477 a Venezia e 454 a Legnago. «Una situazione non più tollerabile in un momento di crisi per le imprese, e resa purtroppo ancor più complicata sia dai vincoli del Patto di stabilità, sia dall’annunciata spending review che comporterà una ulteriore riduzione delle risorse a livello locale». Sandri, che ha raccolto le firme di altri 15 consiglieri anche dell’opposizione, chiede alla Giunta «di attivarsi a Roma per rivedere i vincoli del Patto di stabilità rendendolo meno stringente per gli enti virtuosi, e di avviare tutte le iniziative per la factorizzazione dei crediti d’impresa come già attuato da Lazio ed Emilia. I tempi di pagamento in Italia – spiega Sandri – oscillano dai 92 ai 995 giorni, con un’entità dei ritardi doppia rispetto all’Europa. Addirittura la Spagna, normalmente assai lenta in fatto di pagamenti, ha appena emanato un decreto volto ad accelerare l’azione., anticipando i contenuti della direttiva Ue e stabilendo termini di saldo delle fatture entro i 30 giorni. In Italia, la Pubblica Amministrazione ha 70 miliardi di debiti verso le aziende, il 54% dei quali è in capo alle Asl. Tutto questo non può non destare allarme negli imprenditori che operano nel mercato nazionale, come ha evidenziato di recente il presidente dell’Autorità perla vigilanza sui contratti pubblici. Il recente peggioramento della situazione veneta è stato provocato anche dai vincoli del Patto di stabilità».

Il Giornale di Vicenza – 7 giugno 2012

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