Dai 3,5 ai 5 miliardi attesi dai tagli selettivi, le altre risorse dalla minor spesa per interessi e dalla tassazione sulle rendite finanziarie. Possibili tagli selettivi alla spesa dai 3,5 a 5-6 miliardi già quest’anno. È una delle probabili indicazioni del dossier sulla spending review che domani sarà recapitato da Carlo Cottarelli al nuovo premier, Matteo Renzi, e a Pier Carlo Padoan, successore di Fabrizio Saccomanni al ministero dell’Economia.
Una dote che integrata dal “dividendo” per la minor spesa per interessi dovuta all’effetto spread si avvicina al taglio del cuneo fiscale da 7-8 miliardi che il nuovo Governo Renzi è intenzionato a far scattare per l’anno in corso.
E non è del tutto escluso che un primo assaggio di misure possa essere varato in uno dei prossimi Consigli dei ministri o al più tardi a marzo, mese indicato dallo stesso neo-premier come quello in cui prenderà forma la riforma del lavoro in formato Jobs act. Ma per la definizione di un intervento strutturale a più ampio respiro la data più gettonata resta comunque quella di maggio, che non a caso Renzi ha già ribattezzato come il mese del fisco. Anche perché a quel punto sarà già stato presentato il Def, atteso a metà aprile, che rappresenta un passaggio cruciale per la politica economica del nuovo esecutivo oltre che per i rapporti con Bruxelles. Un passaggio al quale il Governo arriverà con le riforme costituzionali già all’esame del Parlamento dove viaggiano ad alta velocità l’Italicum e il Ddl Delrio sulle province.
Il varo dei disegni di legge sul nuovo titolo V e sul Senato dei sindaci è il primo punto nell’agenda del Governo. Anche se il prossimo Consiglio dei ministri previsto per martedì 25 febbraio dovrebbe occuparsi solo della nomina dei viceministri e dei sottosegretari. Per il varo delle riforme si dovrà probabilmente attendere il successivo Cdm da fissare il 26 o il 27 febbraio. A stretto giro di posta arriveranno poi a marzo la prima fase del Jobs act, con il pacchetto sulle assunzioni e sugli ammortizzatori, e ad aprile il piano sulle semplificazioni burocratiche e sulla riforma della Pa. Che, raccordandosi con la spending review, poggerà anche sulla mobilità obbligatoria per i dipendenti e i dirigenti pubblici.
Tornando all’operazione-cuneo, il taglio nel 2014 dovrebbe aggirarsi attorno ai 7-8 miliardi e dovrebbe far leva su un alleggerimento del carico fiscale sui redditi dei lavoratori sotto 25mila euro e una progressiva riduzione dell’Irap (fino a 10 punti) che grava sulle imprese. Per la dote il governo potrebbe attingere anche da un aumento “selettivo” della tassazione delle rendite finanziarie, senza però penalizzare il risparmio come ha più volte sottolineato Filippo Taddei, responsabile economico del Pd.
Un piano d’azione che per grandi linee sarebbe stato già abbozzato. E che su tagli alla spesa e alleggerimento del cuneo si avvicina molto anche alle indica7 Per due diligence si intende la fase di analisi dettagliata di una società al fine di approfondirne le attività, le strategie, le prospettive, l’ambito concorrenziale, i risultati economici e finanziari e le possibili sinergie condotta da un’altra società prima di una fusione o di un’acquisizione. In questo caso il nuovo ministro dell’Economia intende mettere sotto la lente in modo complessivo i conti dello Stato. zioni inserite nell’ultimo rapporto Ocse steso da Padoan, che prende possesso della scrivania che fu di Quintino Sella. Anche se Padoan potrebbe considerare non sufficiente il dossier-Cottarelli per farsi un’idea precisa sulla spesa da tagliare. Non a caso il nuovo ministro dell’Economia ha inserito tra le priorità una due diligence su conti e spesa. Ma Padoan resta anche convinto che non va perso altro tempo sul terreno dell’occupazione e della competitività da fertilizzare con tagli del cuneo e aggiustamenti salariali.
Il nuovo ministro dell’Economia dovrà fare subito i conti con le questioni lasciate in sospeso dal governo Letta. A cominciare da quella del pagamento dei restanti 20 miliardi di debiti della Pa nei confronti delle imprese. C’è poi l’infinita partita della tassazione sugli immobili. Che, come chiede il cosiddetto “partito dei sindaci”, per giungere all’epilogo necessita di una risposta definitiva sulla Tasi. Ottenuta la proroga dei bilanci al 30 aprile 2014, i primi cittadini chiedono di mettere nero su bianco l’accordo faticosamente raggiunto negli ultimi due mesi sulla base di 625 milioni aggiuntivi per poter aumentare dello 0,8 per mille il prelievo Tasi sull’abitazione principale o sugli altri immobili. In alternativa c’è la possibilità di spalmarla su entrambe le categorie degli immobili. Degli 1,3-1,7 miliardi una buona parte consentirà ai sindaci di introdurre sgravi per le famiglie così come era accaduto per l’Imu. La parte restante consentirà loro una maggiore manovrabilità per fa quadrare i bilanci.
Subito dopo il ministro si dovrà concentrare sulla riforma del fisco pescando anche dalla delega fiscale giunta all’ultimo miglio in Parlamento. E che, vista la road map sprint disegnata dal premier, non può restare in naftalina. Tra i capitoli della delega già pronti a via XX settembre, la semplificazione e la riforma dei regimi contabili, la codificazione dell’abuso del diritto, nonché la revisione del sistema sanzionatorio
Il Sole 24 Ore – 23 febbraio 2014