Categorie economiche, partiti e Comuni preparano la rivolta Prima i ricorsi, ma avanza l’ipotesi della disobbedienza fiscale
Non la vuole nessuno. E fin qui, nulla di strano: chi mai potrebbe (ben)volere un’altra gabella da pagare? Il punto è che la Tares, la nuova tassa creata dal governo per finanziare la raccolta rifiuti (più una lunga serie di altri servizi vari, si veda la scheda a lato) non solo non è la benvenuta, in Veneto, ma rischia di scatenare una vera e propria rivolta tra gli imprenditori già stremati dalla pressione fiscale monstre, alla viglia di uno «stress test» che tra giugno e luglio li vedrà costretti a fare i conti con i versamenti Inps, l’iscrizione annuale alle camere di commercio, la prima rata dell’Imu e l’autoliquidazione Irpef. Il rinvio a dicembre (data della terza delle tre rate previste, dopo maggio e settembre) dell’aumento di 30 centesimi al metro quadro introdotto per fronteggiare i «servizi vari» di cui sopra non basta a silenziare i tamburi di guerra: partiti, categorie e sindacati chiedono che la tassa non veda proprio la luce. O almeno non così e non prima di gennaio.
«La Tares è la tassa più iniqua che esista, ma più che minacciare l’obiezione fiscale, qui c’è da prendere atto della dura realtà – tuona Massimo Zanon, presidente di Confcommercio – al 99% le nostre aziende non avranno neanche i soldi per pagarla perché siamo di fronte ad un’emorragia continua, che non riusciamo più a fermare. E la politica, che dice di amare e considerare sacre le imprese, è sempre più lontana». L’obiezione fiscale a cui si riferisce Zanon è quella lanciata dal segretario della Cisl Franca Porto come forma di protesta non violenta, «un po’ come si fece negli anni ’70 contro la leva militare». Un’idea subito ripresa dal leader di Confartigianato Giuseppe Sbalchiero: «Non sarà neanche necessario proporla, le imprese la faranno già da sole. Voglio proprio vedere quanti pagheranno la Tares». Parole e musica sovrapponibili a quelle di Confcommercio mentre il presidente di Casartigiani, Franco Storer, parla di «ennesima patrimoniale cieca, che colpisce allo stesso modo il metro quadro dell’immobile di pregio e quello della bettola di periferia. Un’imposta slegata da qualunque capacità contributiva, che ci fa fare un salto indietro di vent’anni».
Servirebbe un governo con cui poter discutere della faccenda ma il governo, com’è noto, non c’è e quello che c’è, che peraltro deve limitarsi all’ordinaria amministrazione, per il governatore Luca Zaia «si è rivelato incapace di imporre una seria riduzione degli sprechi e ha appioppato a cittadini e imprese l’ennesimo balzello. E’ una vera e propria beffa mettere ancora le mani delle tasche della gente: sono senza se e senza ma al fianco dei sindaci che protestano», che poi sono quelli del Trevigiano e del Veneziano (una cinquantina) che si sono riuniti sabato scorso a Zero Branco annunciando d’essere pronti a battagliare di fronte alla Corte costituzionale contro la gabella «illegittima». Come già con l’addizionale regionale (che «regionale» non è) e con l’Imu (che è «municipale» ma solo in parte), anche la Tares sa di beffa per i Comuni, costretti a passare da «cattivi» per ripianare il taglio ai trasferimenti voluto dallo Stato, che si approprierà pure del surplus dicembrino di 30 cent al metro quadro: «Questa tassa rischia di diventare l’ulteriore tributo a sostegno del bilancio statale attraverso l’imposizione di un tributo locale – sottolinea infatti Pier Antonio Tomasi, vice presidente di Anci Veneto -. La Tares va rinviata al 2014». Lo pretendono anche i deputati e i consiglieri del Pd (che chiedono però di non lasciare a metà del guado le aziende dello smaltimento rifiuti) e quelli del Pdl, che invocano una «mobilitazione di massa per sminare il campo dalla tassa imposta con arroganza da un governo in fase crepuscolare». Anche la Lega, con l’assessore regionale all’Ambiente Maurizio Conte, è contraria. E non si parli di «obbligo» imposto dalla necessità di dare copertura al servizio rifiuti: «In Veneto è già coperto dalle tariffe in vigore e gli enti pubblici non intendono pesare sui bilanci di famiglie e imprese» chiosa Conte. Come a dire: nessuno cerchi alibi per mettere le mani nelle tasche dei cittadini.
E mentre il presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto prende carta e penna per chiedere ai sindaci, nell’ineluttabilità della sua entrata in vigore, almeno di «contenere quanto più possibile la Tares, facendo leva sui regolamenti comunali ed escludendo dall’imponibile, ad esempio, le aree scoperte non produttive di rifiuti», il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi lancia l’allarme in vista dello «stress test» d’inizio estate: «L’accavallarsi di scadenze fiscali e contributive rischia di spingere moltissime imprese fuori dal mercato. Si deve costituire in fretta un governo, così da affrontare al più presto le molte emergenze economiche sul tappeto, dalla Tares all’Imu sui capannoni, passando per l’innalzamento dell’Iva dal 21 al 22%».
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 5 aprile 2013