La nuova tassa sui rifiuti (Tari) non presenta un conto salato soltanto alle imprese, ma anche alle famiglie, soprattutto le più numerose. Nei pochi Comuni che l’anno scorso avevano adottato la Tares (calcolata più o meno secondo gli stessi parametri), la stangata è arrivata già nel 2013. In molti altri, la Tari proseguirà l’aggiustamento progressivo del prelievo.
In attesa che tutti i Comuni arrivino all’appello, le delibere sulla Tari già adottate in un quarto dei capoluoghi di provincia per il 2014 rivelano che i nuclei numerosi pagheranno il 3,4% in più su base annua. Rispetto a quattro anni fa, poi, l’esborso aumenta del 24,4 per cento.
A fornire le prime indicazioni sull’impatto per le famiglie, sono le elaborazioni di Ref Ricerche su un campione di 25 capoluoghi che hanno già deliberato le nuove tariffe.
Anche per le famiglie, la nuova tassa è chiamata a uniformarsi al principio comunitario «chi inquina paga». Mentre si aspetta ancora l’elaborazione di un criterio di misurazione dei rifiuti effettivamente prodotti, di norma versano di più i contribuenti che abitano immobili più grandi o hanno più parenti che abitano nella stessa casa. L’altra regola europea che i Comuni devono seguire è che la tassa deve coprire integralmente i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Entrambi questi princìpi si traducono in tariffe molto diverse sul territorio (si veda il grafico in pagina). Una famiglia di cinque componenti con una casa di 120 metri quadrati, ad esempio, a Cremona paga 1,7 euro al metro quadrato, ad Asti 4,4 euro e a Cagliari 5,7 euro. Il capoluogo sardo, peraltro, è uno di quelli che presenta il conto più salato: per un single, la tassa è quasi raddoppiata rispetto a quattro anni fa. Con la vecchia Tarsu, poi, probabilmente incideva di più la riduzione del prelievo per chi dichiarava di essere unico occupante dell’immobile. Un’opportunità di cui si poteva usufruire su richiesta (e che premiava quindi solo una percentuale dei contribuenti), ma che serve a spiegare, in parte, la differenza di costo, rispetto a quattro anni fa, per i single.
Poiché il servizio è sempre lo stesso, le variazioni degli importi da città a città possono essere influenzate, come sottolineano da Ref Ricerche, da diversi elementi. «In primo luogo – rileva Donato Berardi – la possibilità che con il nuovo prelievo, oltre ai costi del servizio, si copra anche una perdita di trasferimenti erariali. Inoltre, nelle città potrebbe incidere diversamente la morosità dei contribuenti, che costringe gli altri a pagare di più. Infine – aggiunge – pesa anche il diverso grado di efficienza del servizio di gestione dei rifiuti».
Un altro dato che colpisce, nell’esame delle tariffe approvate dalle città, è la progressione del prelievo per numero di componenti del nucleo familiare: alcuni capoluoghi, infatti, come Bologna e Caserta, chiedono praticamente lo stesso contributo in termini di euro al metro quadrato a una famiglia di tre componenti e a una di cinque. In altri casi, invece, la progressione è molto più marcata.
L’aumento del tributo ha riguardato soprattutto le città che sono passate alla Tares, nel 2013, direttamente dalla Tarsu, che era più diffusa nei Comuni più piccoli e nel Sud. Nei comuni del Nord dove invece era già stata adottata la tariffa (Tia), più ancorata ai costi del servizio, si nota invece che gli aumenti sono più contenuti (è il caso di Brescia).
Se si mette in relazione, poi, l’andamento del prelievo sui rifiuti con quello dei prezzi al consumo, si scopre che le tariffe locali marciano a velocità molto più spedita. In particolare, in base alle rilevazioni effettuate dall’Istat su tutti i capoluoghi, negli ultimi quattro anni il prelievo sui rifiuti è aumentato del 31%, e rispetto al 2005 l’incremento ha superato il 70 per cento. Sempre negli ultimi dieci anni, i prezzi al consumo sono aumentati del 23 per cento. Gli aumenti riguardano tutte le tariffe locali, comprese acqua e trasporto urbano, in corrispondenza con la progressiva riduzione dei trasferimenti erariali ai Comuni. Il conto della Tari per tre famiglie tipo, in base al numero dei componenti e alla superficie imponibile, in alcuni dei capoluoghi che hanno deciso il prelievo 2014, con la variazione % rispetto al 2013 e al 2010.
Il Sole 24 Ore – 9 giugno 2014