Tasse, imprese e indipendentismo. Lega e Pd si contendono il Veneto. Dal referendum sponsorizzato da Zaia alla doppia visita di Renzi
La prima mossa l’ha fatta Luca Zaia sponsorizzando il referendum per l’indipendenza del Veneto e lasciando che il consiglio regionale approvasse, giovedì 12 giugno, una legge ad hoc. Poco importa che il testo non fissi una data, che la macchina elettorale costi 14 milioni e che la norma si presti ad essere bollata come incostituzionale, gli strateghi della Lega la considerano una scelta win-win.
Se il referendum si dovesse mai celebrare si sarebbe aperta una breccia storica nel rapporto con lo Stato centralista, se — come è pressoché sicuro — il progetto fosse abbattuto in volo Zaia potrebbe presentarsi alle elezioni del 2015 per il rinnovo del suo governatorato denunciando nelle piazze e nelle osterie l’ennesimo sopruso «romano».
Su tutt’altro versante anche Matteo Renzi si appresta ad aprire la sua campagna elettorale per la conquista del Veneto. Oggi pomeriggio, come promesso, parteciperà all’assemblea delle Confindustrie di Verona e Vicenza per poi bissare a Treviso sabato prossimo sempre ospite della locale Unione Industriali. Si calcola che sommando i due appuntamenti parlerà de visu a 5 mila imprenditori, la pancia dell’industria italiana. Del resto, dopo la recente batosta elettorale che ha lasciato Forza Italia senza nemmeno un sindaco nelle città di prima fascia, ormai a contendersi il Nord sono rimaste la Lega Nord e il Pd renziano. In Veneto si voterà nel 2015 ma si potrebbe anche andare alle urne già quest’autunno per rieleggere sindaco e giunta di Venezia dopo le dimissioni di Giorgio Orsoni. Però mentre il Carroccio ha già un candidato spendibile che risponde al nome di Francesca Zaccariotto, attuale presidente della Provincia di Venezia, il Pd dovrà lavorare con abilità per trovarne uno.
La rovinosa caduta del sistema Galan a seguito delle inchieste giudiziarie sul Mose ha indubbiamente rafforzato il governatore Zaia che ha goduto, subito dopo, del clamoroso successo di Massimo Bitonci con la conquista del municipio di Padova, rimasto per lungo tempo in mano alla sinistra. Ma è anche vero che nelle ultime due elezioni il popolo delle partite Iva ha tradito la Lega prima indirizzando (alle politiche del 2013) una quantità inaspettata di consensi verso Beppe Grillo e poi permettendo a Renzi di arrivare (alle europee) alla cifra del 37,5%, stratosferica in una regione considerata da sempre ostile alla gauche . Quest’ultima volta poi un pezzo significativo dell’imprenditoria confindustriale ha aperto al Pd alla luce del sole e il doppio appuntamento con Renzi altro non è che il riflesso di un’interlocuzione sviluppatasi già prima del voto europeo.
La tempesta giudiziaria ha sicuramente compromesso l’immagine del Nord Est e ha mostrato tutte le debolezze di una classe dirigente industriale che vuoi per timidezza vuoi per paura di scoprire tutti gli altarini non ha avuto il coraggio di porsi alla testa dell’indignazione popolare contro le tangenti. Dal canto suo il segmento più innovativo e internazionalizzato dell’imprenditoria — le tantissime multinazionali tascabili nordestine — non ha nessuna voglia di invischiarsi nelle baruffe locali, preferendo mille volte concentrare uomini e risorse sulle priorità del proprio business. Nell’occasione anche la finanza veneta ha mostrato il suo limite strutturale: l’aver privilegiato la tessitura di un piccolo capitalismo di relazione fatto di connivenze con le amministrazioni e conflitti di interesse banca/impresa. Come conseguenza di tutto ciò, e in virtù del fiuto politico di Zaia e Renzi, la palla ritorna alla politica.
Se questo è lo scenario sarà interessante vedere come inizierà a muoversi da oggi il giovane premier. Già rivendicando la contrapposizione frontale al sindacato, al partito Rai e ai burocrati della pubblica amministrazione — e persino al vecchio Pd — non potrà che capitalizzare gli applausi degli imprenditori veronesi e vicentini, ma dovrà fare attenzione ai temi del fisco. Il caso vuole che il 16 giugno sia, secondo la Cgia di Mestre, «il giorno nero» delle tasse, perché imprese e famiglie si troveranno a dover pagare la Tasi, l’Imu più varie addizionali per un conto totale di 54,5 miliardi. È vero che il governo ha deciso di operare in materia attraverso un progetto di legge delega ma la vera partita sui contenuti deve ancora iniziare e Renzi qualche segnale dovrà iniziare a darlo già oggi. Sulle tasse, a Nord Est, non si scherza.
Il Corriere della Sera – 16 giugno 2014