di Filippo Tosatto. «Controlleremo l’utilizzo reale delle apparecchiature di diagnostica e le relative liste d’attesa dei pazienti, se scopriamo che i macchinari non hanno lavorato al massimo non ci saranno scusanti per nessuno: abbiamo ospedali aperti anche di notte, chi opera in modo negligente ne risponderà». Parole di Luca Zaia, pronunciate, un po’ a sorpresa, nel corso dell’inaugurazione del pronto soccorso e dell’elisoccorso a Cittadella.
Tant’è: lunedì prossimo, allo Iov di Padova, il governatore incontrerà i direttori generali delle Ulss e Aziende sanitarie, e il copione non prevede certo uno scambio di cortesie. Bacchettate in vista, si, perché un’indagine della sanità regionale ha fotografato una realtà ben diversa dalle rosee aspettative coltivate un anno fa, quando Palazzo Balbi avviò una campagna d’investimenti mirata ad abbattere i tempi d’attesa nelle principali prestazioni, sostanzialmente in linea con gli standard ministeriali ma qua e là insoddisfacenti e soprattutto non rispondenti alle (costose) risorse tecnologiche in dotazione al circuito ospedaliero.
L’indagine, si diceva. Ha preso in considerazione le principali attività diagnostiche – Tac e risonanze magnetiche, mammografie e acceleratori lineari anti-cancro, nonché radiologia tradizionale – accertando una vistosa disparità di utilizzo delle apparecchiature che lascia intendere come in alcuni reparti il lavoro proceda a ritmi intensi – ampliando l’arco d’impegno alla fascia serale e notturna – e in altri si trascini a rilento. Spicca il divario nella media “produttiva” tra diversi ospedali, calcolata a parità di macchinari. Con Cittadella che sforna tomografiein numero sette volte superiore a Bassano; Mirano (un ottimo presidio) che straccia tutti sul versante delle risonanze e delle mammografie, mentre Arzignano e San Dona di Piave (fanalini di coda) evidenziano numeri imbarazzanti; e poi le terapie antitumorali con lo Iov che quasi impatta con Vicenza, pur disponendo di un parco di acceleratori lineari dimezzato; fino alla radiografia tradizionale che vede Este e Chioggia agli antipodi, con un +500% in favore della prima.
Deludenti i colossi ospedalieri del Veneto -Padova e Treviso arrancano, Verona galleggia – e la circostanza autorizza a ritenere che la sbandierata operazione “ospedali by night” sia rimasta in buona parte sulla carta. Perché ciò è avvenuto? Luca Zaia – che si scaglia contro il «vergognoso taglio di 240 milioni alla nostra sanità da parte del Governo» e sostiene che «Dobbiamo ringraziare Dio di essere nati in Veneto e di ammalarci in Veneto» – chiederà conto dell’impiego delle risorse stanziate per abbattere la durata delle attese, che spesso si traduce in stati d’angoscia per il paziente.
Al suo fianco, il direttore generale della sanità Domenico Mantoan, che ha ricevuto dal governatore il mandato di correggere le inefficienze persistenti, fornendo – se necessario – un ulteriore sostegno sul piano economico (dall’acquisto di prestazioni dal settore privato accreditato all’autorizzazione al pagamento di straordinari) accompagnato da un avvertimento: d’ora in poi ai dg (per contratto, licenziabili) non saranno consentite negligenze ne distrazioni.
Il Mattino di Padova – 20 gennaio 2015