L’Usl 6 di Vicenza cancella la formazione professionale per i medici di famiglia. E l’Ordine dei medici scende in campo: «Gli incontri formativi quindicinali duravano da vent’anni, è grave averli eliminati. Spero che il nuovo dg Giovanni Pavesi intervenga» dichiara il presidente Michele Valente. Che, con l’inizio anno, fa un quadro generale su sanità e medici vicentini.
Presidente, come vede l’unione dell’Usl 5 e 6 e quella di Usl 3 e 4?
«Siamo favorevoli, perché così si abbattono gli steccati. È una valida occasione per diffondere le buone pratiche: ad esempio nelle cure primarie, dove oggi si riscontra grande differenza fra Vicenza e Alto Vicentino. L’auspicio è che con le fusioni ci sia anche una visione diversa, a partire da un impegno concreto nella medicina territoriale: in particolare nell’Usl 6 si sente il bisogno di un management più incisivo».
Quanto è diffusa la medicina di gruppo?
«Fra le diverse aziende sanitarie ci sono molte differenze: nell’Alto Vicentino quasi tutti i medici sono in medicine integrate o addirittura Utap, che condividono progetti. Nell’Usl 5 c’è stato un forte impulso nel 2015, con 5 nuove medicine di gruppo. Nell’ Usl 6 invece ci sono solo tre Utap attive: Sovizzo, Vicenza e Arcugnano, e pare cominci Noventa. Abbiamo forti attese nei nuovi vertici delle aziende sanitarie: l’Ordine, per parte sua, creerà le condizioni più favorevoli possibili per migliorare i servizi».
C’è un problema di finanziamenti alla sanità?
«Sì, è sottofinanziata rispetto ai bisogni. Ed è un problema che non dipende dalla Regione ma dallo Stato. Servono investimenti, e in parallelo bisogna ridurre gli sprechi: unire le Usl è un passo positivo. Però non si capisce il motivo di altri tagli, come quello alla formazione ai medici di famiglia da parte dell’Usl 6. Gli incontri sono cessati da fine dicembre. La formazione non è improduttiva, dà benefici per il futuro».
Quanti medici erano coinvolti, a Vicenza?
«Circa 230 medici di famiglia e 60 di continuità assistenziale, le guardie mediche. Da vent’anni si facevano incontri bisettimanali sulle nuove evidenze scientifiche e l’aggiornamento di competenze: non si capisce perché da gennaio siano stati sospesi, la spesa ammontava a poche migliaia di euro l’anno».
A Vicenza i cittadini rinunciano alle cure?
«Noi sappiamo da verifiche regionali che circa il 20 per cento delle ricette non viene utilizzato. È legato al fatto che a volte il paziente non è convinto della terapia, ma anche alla crisi economica: è un numero che sta aumentando. E poi, anche a Vicenza c’è un 35 per cento dei pazienti che si rivolge alla sanità privata. Del resto spesso la sanità pubblica costa di più, per l’imposizione della tassa nazionale di dieci euro a ricetta. Il privato non la mette, e il risultato è che spesso offre ottime cure a un prezzo più conveniente».
Quali sono i numeri dell’Ordine vicentino?
«A novembre scorso contava in tutto 3500 medici e 800 odontoiatri. E andiamo incontro a una svolta: se i medici maschi sono ancora 2100 e gli odontoiatri 560, guardando ai numeri dell’ultimo decennio a Vicenza su 800 giovani nuovi iscritti contiamo 630 donne. I motivi? Le ragazze sono brave, intelligenti e perseveranti».
Andrea Alba Il Corriere del Veneto – 10 gennaio 2015