Le allerte sui cibi contaminati ora si fanno via web: il futuro delle autorità sanitarie è nei social network. Nel mondo qualcosa sta cambiando. In Italia pure. E per fortuna.
Personalmente ho sempre cercato di fare molta attenzione alle allerte alimentari che vengono diffuse dalle autorità sanitarie nazionali. Ma quanta fatica riuscire a diffondere queste informazioni.
Fino a qualche anno fa, infatti, gli unici due canali di informazione conosciuti erano la televisione e i giornali. Il che significa che ora di arrivare al momento del telegiornale o alla tiratura della mattina dopo, si era già creata un’epidemia di malesseri in mezza nazione.
Ora, però, le cose stanno cambiando. Lo abbiamo visto qualche giorno fa quando nel famoso panificio milanese Princi sono stati venduti dei Bretzel con all’interno elevate quantità di soda caustica. Dopo poche ore dal fatto, la Asl ha deciso di ritirare il prodotto contaminato in tutti i panifici milanesi che si rifornivano dalla stessa catena e comunicare l’allerta ai cittadini da Twitter. E il social ha fatto il suo dovere: l’informazione si è sparsa a macchia d’olio in brevissimo tempo.
Sebbene il comunicato sia stato inviato anche alle redazioni e ai giornali, infatti, sembra che il sistema di lanciare un messaggio del genere nella rete sia stato più immediato ed efficace. La Asl, nelle ore successive, ha poi continuato a twittare gli aggiornamenti sulla situazione.
Ma non è l’unico caso. Qualche giorno fa, infatti, la Ausl di Piacenza ha deciso di diramare tramite social network l’allerta alimentare riguardante il salame Piacentino del Salumificio Val d’Ongina, che era stato considerato il responsabile di alcuni casi di salmonellosi.
Si tratta di un piccolo cambiamento nei confronti dell’approccio verso i consumatori che è riuscito a fare la differenza e, molto probabilmente, a limitare molti più danni di quelli che avrebbero potuto verificarsi.
Giulia Ceschi – 19 ottobre 2013