Ieri i genitori di Camilla, il nome è di fantasia, hanno preferito evitare di farla tornare tra i banchi dell’elementare «Perotti» di via Mercadante. «Anche se sono passate parecchie ore, non sono spariti i sintomi dell’intossicazione. Ha ancora le macchie rosse sulle guance, le labbra e la lingua così gonfie che fa fatica a respirare», racconta in serata la mamma Daniela.
La piccola è una dei quattro alunni della scuola della direzione didattica Ilaria Alpi che mercoledì, dopo aver mangiato una porzione di platessa dorata in refettorio, sono stati costretti a ricorrere alle cure mediche. Tre sono andati in ospedale dove sono stati visitati e dimessi dopo alcune ore. Il referto parla chiaro: intossicazione da sindrome di sgombroide.
Cibo mal conservato
I genitori sono sul piede di guerra. E annunciano che sono pronti a preparare i panini per i loro figli per evitare di farli tornare in mensa. Difficile da dimenticare lo spavento di mercoledì. Ad ora di pranzo, in tavola un menù uguale ad altri giorni. Riso, insalata di contorno e un filetto di platessa impanata. «Finito di mangiare, mia figlia e altri compagni hanno incominciato a sentirsi male – dice una delle mamme dei bambini intossicati -. Le maestre ci hanno subito chiamato. Sono andata all’ospedale Regina Margherita». Al Pronto Soccorso la bambina è rimasta per quasi sette ore. I medici le hanno somministrato cortisone e antibiotici. «Ci hanno spiegato che aveva un’intossicazione per aver mangiato una dose eccessiva di istamina – aggiunge -. Perchè il pesce non era buono ed era stato conservato male».
La risposta
Due bambini sono stati portati al Regina Margherita, uno al San Giovanni Bosco. Il quarto è rimasto a casa, ma i genitori gli hanno somministrato i medicinali necessari per far sgonfiare le labbra che gli impedivano di respirare. Ieri, mentre i genitori sono andati in Procura per fare un esposto, altri compagnia sono stati male. «Vomito, diarrea, problemi intestinali per molti bambini», aggiunge la mamma della piccola di quinta elementare rimasta intossicata.
Il Comune non è rimasto a guardare, ma preferisce minimizzare. «Ci dispiace dell’accaduto – dice l’Assessore alle Politiche educative, Maria Grazia Pellerino -. Parliamo di tre porzioni su oltre 40.000 servite. Abbiamo chiesto all’azienda fornitrice e ai nostri organi di controllo di dirci cosa sia successo». I genitori sono più severi: «E’ da settembre che ci lamentiamo della qualità del servizio», dice Fabrizio Genco, coordinatore circoscrizionale e genitore di un alunno, e chiede la sostituzione dell’azienda incaricata. «Il cibo spesso arriva in ritardo, freddo e in porzione esigue. Ed è capitato di trovare nei piatti unghie e capelli».
La Stampa – 28 marzo 2014