Come molti temevano, l’Istat conferma che dopo 9 mesi in Italia torna la deflazione: i dati definitivi di febbraio certificano una diminuzione dei prezzi al consumo dello 0,3% su base annua, il più ampio da gennaio 2015, e una riduzione dello 0,2% anche su base mensile. Pur indebolendosi, l’«inflazione di fondo» (al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici) rimane positiva (+0,5%), così come quella al netto dei soli beni energetici (+0,3%), ma a gennaio entrambe erano a +0,8%.
Se Bankitalia rivela a gennaio l’aumento del debito pubblico pari a 21,6 miliardi (voragine che così tocca i 2.191,5 miliardi), buone notizie arrivano dalle entrate tributarie e contributive: nel 2015, secondo il ministero dell’Economia, sono aumentate nel complesso dell’1,6% (10 miliardi e mezzo) rispetto al 2014. Tale incremento è determinato dalla crescita di quelle tributarie (+1,5%) e dalla crescita, in termini di cassa, di quelle contributive (+1,7%). Questi risultati sono stati determinati, precisano dal Mef, dall’aumento del Pil (+0,8%) certificato dall’Istat e «dall’effetto di alcune importanti misure, adottate dal governo, come il “bonus” 80 euro, la revisione della tassazione di attività finanziarie e l’incremento dell’imposta sostitutiva sul risultato netto di gestione dei fondi pensione».
Un altro segnale incoraggiante per l’economia arriva dal rapporto mensile dell’Abi: a febbraio è risultato in ripresa il mercato dei mutui immobiliari. I tassi di interesse sui prestiti sono al 2,40%, facendo toccare così il minimo storico. Prima della devastante crisi, nel 2007, il tasso di interesse era quasi doppio (5,72%). A gennaio invece, per chi voleva acquistare un’abitazione il tasso medio sulle nuove operazioni si era fermato a 2,49%. Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono a tasso fisso.
Tornando a esaminare i prezzi al consumo calcolati dall’Istat, il ritorno della deflazione è causato soprattutto, fanno notare gli esperti, dai beni energetici non regolamentati (che accentuano la flessione tendenziale da -5,9% di gennaio a -8,5 di febbraio), dagli alimentari non lavorati (da +0,6% a -1,2) e dai servizi relativi ai trasporti (da +0,5% a -0,7). L’inflazione acquisita per il 2016 (cioè se nei prossimi mesi fosse pari a zero) è -0,6%. Rispetto a febbraio 2015, i prezzi dei beni diminuiscono dello 0,7% (la variazione era -0,1% a gennaio) e il tasso di crescita dei prezzi dei servizi rallenta (+0,5%, da +0,7).
Inoltre l’Istat fa sapere che i prezzi del «carrello della spesa» (beni alimentari, per la cura della casa e della persona) diminuiscono dello 0,1% a febbraio rispetto a gennaio e dello 0,4% su base annua (a gennaio era +0,3%). A conti fatti si registra il primo calo tendenziale da dicembre 2014 e il più ampio da luglio dello stesso anno. In particolare per i prodotti alimentari (inclusi gli alcolici) i prezzi diminuiscono dello 0,1% su base mensile e registrano, su base annua, un’inversione della tendenza (da +0,4 a gennaio a -0,3). Pesa il calo congiunturale dei prezzi dei vegetali freschi (-1,3%) che, su base annua, registrano una diminuzione del 10,9% (era -2,7% a gennaio).
Francesco Di Frischia Il Corriere della Sera – 16 marzo 2016