Stanno rientrando al lavoro i 165 medici, i 280 infermieri, i 98 operatori sociosanitari e i 113 tecnici e altri professionisti della sanità regionale in isolamento fiduciario a casa perché, pur essendo risultati negativi al tampone, sono venuti a contatto con casi confermati di coronavirus Covid-19. Ieri, in base all’inserimento nel decreto del 9 marzo di tale opzione richiesta dal Veneto, la Direzione Prevenzione ha inviato a tutte le aziende sanitarie la comunicazione «del richiamo in servizio dei 656 dipendenti in questione». «Si ricorda che, in base alla normativa emessa, la sospensione dell’attività per tutti i dipendenti avverrà solo se sintomatici o con tampone positivo», precisa la nota, alla quale è stato allegato un protocollo nel quale si indicano alle direzioni sanitarie le procedure da seguire per il rientro dei dipendenti, la gestione dei casi sintomatici o asintomatici, la dotazione di sicurezza da assicurare a tutto il personale a contatto con pazienti contagiati. La Direzione Prevenzione specifica infine che nell’esecuzione dei tamponi la priorità va ai malati gravi e poi saranno testati gli operatori sanitari.
«Questa decisione è stata presa su basi scientifiche — assicura il governatore Luca Zaia — ce lo hanno indicato i nostri esperti. In totale sicurezza diamo una boccata d’ossigeno al nostro Sistema sanitario». In effetti solo l’Usl Serenissima recupera 202 operatori, 109 dei quali all’Angelo di Mestre, mentre altri 100 tornano in corsia in Azienda ospedaliera a Padova e 61 a Santorso. «L’operazione si aggiunge alle 525 nuove assunzioni che stiamo concludendo — aggiunge l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin —. I nuovi provvedimenti nazionali ci consentono anche di guardare all’esito dei due bandi di agosto che abbiamo lanciato per trovare 500 medici laureati e abilitati ma non specializzati per Pronto Soccorso e Medicine». Il governo concede inoltre il richiamo in servizio di camici bianchi pensionati, misura peraltro già deliberata dalla giunta Zaia prima dell’emergenza e per tamponare la carenza di 1300 specialisti.
L’altra decisione presa per tenere sotto controllo il Covid 19, che in Veneto ha colpito 913 persone, uccidendone 26 (la metà solo a Treviso, terzo cluster dopo Padova e Venezia), è il potenziamento dei letti nelle Terapie Intensive. Ai 450 posti attuali, che denunciano un tasso di occupazione dell’80%, ne sono stati aggiunti 48 (undici a Padova, centro di riferimento regionale) e altri 120 di terapia semi-intensiva sono in allestimento. Nel frattempo 53 malati sono stati dimessi. «Questi reparti stanno tenendo — assicura Zaia — ma so che in Lombardia sono in crisi. Noi siamo disponibili ad essere solidali, accogliendo però pazienti ordinari, per esempio colpiti da infarto, traumi, ictus, per evitare di muovere infetti che potrebbero portarci ceppi mutati del coronavirus». Ulteriori spazi, per il triage, sono stati ricavati nelle 80 tende da 8 posti l’una montate dalla Protezione civile davanti agli ospedali (12 solo all’ingresso di Malattie infettive a Padova) e alle carceri. A presidio 60 squadre di volontari.
Ma per tutelare ulteriormente i sanitari, i sindacati dei medici chiedono alla Regione «che le Usl sospendano tutte le prestazioni non urgenti e differibili ambulatoriali e in regime di ricovero o le rendano fruibili garantendo le distanze adeguate nella sale d’attesa e con protezioni per tutti gli operatori». «Va garantito loro il massimo supporto in termini di turnistica e protezione — aggiungono i sindacati — privilegiando quelli di Pronto Soccorso, Terapie Intensive, Medicina d’urgenza, Malattie Infettive, Medicina Interna, Geriatria, Otorinolaringoiatria, Pneumologia e chi fa attività diagnostiche e interventistiche con particolare esposizione. È fondamentale dotare dei dispositivi di protezione individuale i colleghi ospedalieri e della medicina del territorio. Fornitura che ci viene segnalata carente per diffusione e qualità». «In due giorni sono arrivate 145mila mascherine e altre 500 mila ne abbiamo ordinate — annuncia l’assessore Lanzarin —. Forniamo le aziende ospedaliere, i medici del territorio ma anche le strutture residenziali e di assistenza per anziani». «Oggi possedere una mascherina è come avere un tesoro — incalza Zaia — abbiamo perfino ricevuto offerte di forniture da pagare in anticipo. Delle vere truffe».
Il Corriere del Veneto