Ha fatto talmente scalpore la stangata Imu da 89.400 euro, denunciata lunedì da Gian Antonio Stella sul Corriere, che la Fondazione Città della Speranza ha dovuto pagare per la torre della ricerca pediatrica appena inaugurata a Padova, da indurre una cordata di politici del centrodestra a offrirsi di rimborsare di tasca propria la onlus.
L’input è partito da un parlamentare padovano del Pdl, che ha coinvolto i vertici del partito in questa sorta di colletta, da estendere a colleghi del resto d’Italia. La Fondazione, pur grata dell’iniziativa, ci va però con i piedi di piombo: è sempre stata molto attenta a non assumere alcun «marchio» politico e sotto campagna elettorale il rischio di diventare strumento di propaganda è molto alto. Per esempio il «redidivo» leader del Pdl Silvio Berlusconi ha annunciato che cancellerà l’Imu: quale migliore vetrina partire proprio da una struttura dove si studia il modo di combattere le neoplasie infantili? Ecco perchè la Città della Speranza preferirebbe un aiuto bipartisan e magari di altro genere. Oggi dovrebbe esserci l’incontro decisivo con i potenziali «benefattori», per stabilire il da farsi.
«Noi lavoriamo per curare i bambini malati di leucemia, perciò qualsiasi contributo alla causa è importante, anzi vitale — sottolinea Franco Masello, presidente dell’Istituto di ricerca pediatrica — ma ciò che servirebbe veramente è l’esenzione della torre dall’Imu. Contrastare la malattia è un interesse pubblico, eppure lo Stato invece di agevolarci per il fatto di supplire a sue carenze, ci punisce: dal 1994 la Fondazione ha devoluto allo scopo 50 milioni di euro, 10 dei quali finiti in tasse. Li pagheremmo volentieri se fossero reinvestiti in ricerca, ma così non è. E’ vergognoso che il governo speculi sui soldi donati dai cittadini per sopperire a mancanze del sistema pubblico. Oltre all’Imu dobbiamo infatti versare l’Iva, che finora tra edificio e arredi ci è costata 4 milioni di euro. Denaro perso». Per corrispondere questa cifra, più altri 8 milioni di spese di costruzione, la Fondazione ha dovuto accendere un mutuo. Le donazioni raccolte ogni giorno da un migliaio di volontari impegnati a organizzare eventi, vendere stelle di Natale o altri gadget nelle piazze, nei centri commerciali e ovunque sia possibile, devono infatti coprire gli 800 mila euro l’anno di bollette (acqua, riscaldamento, luce) relative ai primi sette piani della torre riservati ad Azienda ospedaliera e Università, e il milione di euro l’anno dedicato ai progetti di ricerca. «Sommare l’Imu a un impegno già così importante è ingiusto e scorretto per chi fa ricerca, soprattutto se lo fa con i soldi della gente — commenta Stefania Fochesato, presidente della Fondazione Città della Speranza —. Sborsare 89.400 euro significa buttare via un anno di fondi agli studi per guarire i bambini: abbiamo consultato commercialisti e avvocati ma purtroppo non ci sono alternative, dobbiamo onorare la tassa. Ed è un paradosso: il pubblico non arriva a fare tutto da solo e se il privato lo aiuta, lo tartassa».
Per non pagare, la torre dovrebbe essere assimilata al livello di ospedale o sottoscrivere una convenzione con l’Usl 16 di Padova, ma a quel punto rientrerebbe nella programmazione regionale, perdendo così la propria autonomia. «Oggi stesso chiederò al ministero della Salute se esista un’alternativa, ma temo che giuridicamente non ci siano margini di manovra — annuncia Antonio De Poli, deputato dell’Udc —. E’ necessaria una scelta politica». Tradotto nei fatti, che vuol dire? «Significa riprendere in mano la legge sull’Imu ed emendarla proponendo una lista di onlus, operative nel campo della ricerca e dell’assistenza sanitaria, da esentare dall’imposta — spiega Margherita Miotto, deputata del Pd —. Se ne è parlato nelle commissioni Affari sociali e Finanze ma non si è fatto nulla perchè il governo temeva di aprire uno spiraglio al quale, a cascata, avrebbero potuto agganciarsi troppe realtà, diminuendo in modo significativo il gettito previsto. Ma siccome, al contrario, è più ingente di quanto si pensasse, è ora di porre mano al correttivo. È una contraddizione che va risolta a partire da gennaio — chiude Miotto — quando cioè decorrerà la rimodulazione proporzionale per gli immobili a utilizzazione mista. Come sono fiscalmente agevolate le donazioni liberali e le aziende che investono nella ricerca, così vanno aiutate le onlus meritevoli di sostenere la scienza grazie all’impegno di migliaia di volontari».
Stende un ponte bipartisan la senatrice Elisabetta Casellati (Pdl), che è stata anche sottosegretario alla Sanità: «Nella ridefinizione del programma economico in carico al prossimo governo, dovrà rientrare questa forma di detassazione. Lo proporrò io, che ho assistito alla nascita della Città della Speranza e ho portato l’ex presidente del Senato Renato Schifani a visitare il nuovo reparto di Oncoematologia pediatrica realizzato all’ospedale di Padova dalla fondazione. Tutti comprendiamo le ragioni di tagli e tasse, che però vanno imposti con oculatezza, non si può colpire il volontariato. E’ uno schiaffo alla solidarietà».
E’ d’accordo il mondo dell’Università, che per anni ha chiesto di detassare la ricerca con Vincenzo Milanesi, già rettore di Padova e ora responsabile Bilancio dell’Ateneo: «Tassare il privato meritevole di colmare le carenze del pubblico è una palese ingiustizia, un’assurdità non degna di un Paese che vuol essere definito civile. Lo Stato dovrebbe dare, non togliere, soldi alla ricerca: ci vuole un atto di volontà politica».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 27 dicembre 2012