Studio del Global Food Traceability Center: 10 domande critiche svelano punti di forza e debolezza delle filiere alimentari internazionali. Male la Cina, ma anche Usa e Giappone arrancano Di questi tempi di euroscetticismo e crisi su “cosa sia l’Europa” e cosa voglia dire essere europei, la notizia fa bene.
E ci ricorda che Europa, a tavola, fa rima con benessere, qualità e sicurezza alimentare. Il solito messaggio auto-compiaciuto di addetti ai lavori? Non proprio, a quanto pare. Gli esperti del Global Food Traceability Center (GFTC) non hanno dubbi: i paesi della UE, complice un sistema normativo armonizzato, ricevono voti “superiori”circa i requisiti di tracciabilità nell’analisi che ha riguardato 21 paesi dell’area OCSE- quindi, tutte potenze industriali del primo mondo, per essere chiari, senza possibili effetti di sistema dovuti a un diverso grado di benessere e ricchezza.
L’articolo, pubblicato con il titolo “Comparison of Global Food Traceability Regulations and Requirements”, è apparso sulla rivistaComprehensive Reviews in Food Science and Food Safety. E viene assegnato un rating “Superior”, “Average” o “Poor” ad ognuno dei paesi analizzati.
Se i principali paesi UE ricevono quindi la massima qualifica, Canada, Australia, Brasile, Giappone, Nuova Zelanda e Stati Uniti si devono accontentare di un profilo intermedio, mentre la Cina di un punteggio definito come “povero”. Una classificazione positiva (“Superior”) è stata utilizzata per i paesi con norme di tracciabilità globali a livello nazionale obbligatorie anche per i prodotti importati, e applicabili a una vasta gamma di prodotti alimentari (ad esempio, carne di manzo, frutti di mare, e produrre). Una classifica media (“Average”) è stata utilizzata per i paesi con almeno un regime nazionale obbligatorio di tracciabilità che non è così sviluppata e completa come la normativa dei paesi progressisti. Una classificazione negativa (“poor”) è stata riservata per i paesi che ancora mancano norme di tracciabilità e / o che sono nelle fasi iniziali di attuazione tracciabilità alimentare.
I regolamenti UE sono qualcosa che andrebbero presi ad esempio anche dagli altri paesi, secondo quanto dichiarano gli autori della ricerca, mentre non risultano sufficienti dati dalla Russia per poter far progredire l ‘analisi a quella zona. Insomma, l’unità europea nelle politiche alimentari è sicuramente qualcosa di positivo.
Le domande che sono servite allo scopo di valutare i diversi paesi sono 10 e riguardano aspetti chiave della tracciabilità:
1 Esistono specifiche normative / politiche a livello nazionale per i prodotti nazionali? Quando hanno queste politiche entreranno in vigore?
2. Esistono specifiche normative / politiche per i prodotti importati? Quali sono i documenti necessari per i prodotti di importazione per affrontare la tracciabilità?
3 Qual è la chiarezza del sistema di autorità competente per i regolamenti di tracciabilità?
4 Se non esistono norme specifiche, ci sono delle pratiche volontarie da parte dell’industria?
5. quali prodotti o merci vengono regolati per la tracciabilità?
6 Quali tipi di identificatori vengono utilizzati per il monitoraggio / registrazione delle importazioni (ad esempio, i marchi auricolari, codici a barre, RFID)?
7. norme di riferimento sono riconosciuti GFSI?
8 sono i servizi GS1 (ad esempio, strumenti di tracciabilità e standard di codifica) disponibili?
9 Esiste un sistema di banca dati elettronica utilizzata per il monitoraggio delle importazioni / esportazioni e la loro tracciabilità? Sono questi sistemi accessibili da paesi importatori?
10 Quali informazioni sulle etichette di confezionamento è disponibile per il consumatore di capire la tracciabilità?
“Schema operativo universale”
La richiesta che viene dallo stesso gruppo di ricerca va verso la creazione di un programma operativo internazionale, intercambiabile – a partire dai requisiti stabiliti al livello dell’Unione Europea.
Ancora comunque rimane da fare in Europa. Il nuovo sistema dei controlli dovrebbe consentire una buona svolta, insieme al sistema di identificazione elettronica degli animali-recepito dal nuovo regolamento 653/2014- anche se in realtà non mancano le aree grigie. Ad esempio, l’intera tracciabilità. O le frodi, con mancanza di una unica definizione legale o di un unico sistema di controllo UE e quadro sanzionatorio.
Sicurezza Alimentare Coldiretti – 4 settembre 2014