Transumanza: pioggia, neve, vento non sono ostacoli paragonabili alle ordinanze dei sindaci. O ai contadini inferociti perché il gregge attraversa i loro campi. Ne sanno qualcosa i pastori “in transito” che in questi giorni si sono visti appioppare multe salatissime nell’Alta Padovana o che hanno avuto le pecore uccise da un agricoltore in Riviera del Brenta. Così quella che è un’usanza che si perde nella notte dei tempi (“il nostro è il secondo mestiere più antico del mondo”, dicono i pastori) incontra sempre maggiori difficoltà. Certo ci sono le norme da rispettare, come è giusto, ma in fondo la transumanza avviene in un periodo in cui i seminativi e le colture di fatto non sono sviluppate. Questo sembra non contare. «Anche se abbiamo i documenti a posto, ci dicono che dove c’è un’ordinanza non valgono» raccontano i pastori.
Tra tante voci indignate per il passaggio delle greggi spicca e conforta quella controcorrente del sindaco-donna di San Giorgio delle Pertiche, Catia Zorzi. Anche nel suo comune, il pastore che ha ricevuto una multa di quasi 500 euro per averne attraversato un’altro vicino, è passato con il suo gregge. «Nulla da obiettare, se hanno l’autorizzazione», ha detto Zorzi. «Se siamo difensori della tradizione veneta, dobbiamo lasciarli passare».
Padova. Santa Giustina in Colle. Multato il pastore transumante
Multato il pastore transumante. I vigili della Federazione del Camposampierese hanno appioppato a Matteo Froner 448,73 euro per aver violato l’ordinanza che «vieta il transito in transumanza con il proprio gregge fuori dall’arco temporale consentito compreso tra le 23 e le 6 nel territorio comunale dove vige il divieto di pascolo e la sosta di greggi». Il verbale si riferisce al passaggio delle pecore in via San Martino, il 31 gennaio alle 10.30.
«Nemmeno i vigili sapevano di preciso quale violazione sanzionare, se il divieto di transito o l’avere sporcato il suolo pubblico», commenta il pastore. La multa per la violazione accertata va da 258 a 1.291 euro. «Non credo sia legittima», aggiunge Froner. «Ci dovrebbe essere una legge regionale sulla transumanza, ma viene interpretata in molti modi e sulla questione c’è molta ambiguità. Non si riesce a capire chi ha ragione e chi torto. Di certo questa multa è una batosta per me».
Allontanato da Santa Giustina in Colle e da Loreggia, Froner e le sue 800 pecore si erano rifugiati a San Giorgio delle Pertiche, unico Comune a non contrastare l’antica tradizione. Ma presto il gregge si è dovuto spostare alla ricerca di nuovi campi e Froner ha abbandonato l’Alta Padovana passando nel Veneziano. Ieri era nei dintorni di Noale. «Resto qui finché riesco», spiega, «poi ad aprile, quando cominceranno ad arare i campi, andrò sul Piave. Da giugno torno a Cortina, dove abbiamo un appezzamento in affitto», conclude il 22enne perito agrario originario di Valle dei Mocheni, nel Trentino, dove vivono la madre e la morosa. Da 3 anni, Froner fa il pastore a tempo pieno, seguendo il gregge di famiglia insieme al padre e a un lavorante: 10 mesi lontano da casa, praticamente sempre all’aperto. Un panino a mezzogiorno, la cena nel rimorchio, dove si dorme a turno.
Pioggia, neve, vento non sono ostacoli paragonabili alle ordinanze dei sindaci. «Questo mestiere sta diventando impossibile», lamenta il giovane. «Divieti, multe. E obblighi. Pretendono che forniamo in anticipo l’itinerario con i terreni dove passeremo e l’autorizzazione dei proprietari, la firma e la data. Motivi sanitari. Ma come faccio a sapere quando parto a settembre da Cortina che il giorno tale sarò in un tal Comune? Seguire le pecore sta diventando difficile: ci cacciano dappertutto, così finisce che noi pastori ci concentriamo in pochi Comuni, dove non c’è erba a sufficienza per tutte le greggi. Anche se abbiamo i documenti a posto, ci dicono che dove c’è un’ordinanza non valgono».
Non resta che passare, per quanto possibile, inosservati. «Ci piace non essere visti», confida Froner, «cerchiamo di andare il meno possibile sulle strade perché ci accusano di sporcare. Purtroppo, quando piove la terra si attacca sugli zoccoli degli animali. E i pannolini per le pecore non li hanno ancora inventati. I sindaci si appigliano ai regolamenti, secondo me loro e vigili non dovrebbero intervenire, dovrebbero lasciare che i pastori si arrangiassero con i contadini. Loro dicono che non possiamo passare, noi che il transito delle greggi è permesso. Ma se una regola serve, che sia definitiva, quella e basta. Chiediamo tutela: in fondo siamo il secondo mestiere più antico del mondo».
Stangata-bis in arrivo da San Giorgio in Bosco
«Non sapevo che i vigili lo avessero multato», ammette il sindaco di Santa Giustina in ColleFederico Zanchin, «per me bastava che avessero fatto un sopralluogo di dissuasione, almeno così avevano detto. Comunque, il pastore può fare ricorso e chiedere al sindaco la riduzione del 50% o l’annullamento della sanzione, fornendo validi motivi. Credo comunque che per la prima volta ci si potesse limitare a un avviso».
Plaude alla multa, invece, il sindaco di San Giorgio in BoscoRenato Roberto Miatello: «Finalmente, sembrava che fossi solo io contro le pecore», dichiara Miatello, «evidentemente anche altri colleghi hanno capito che sono belle, ma portano un sacco di problemi. Come sindaco debbo tutelare i miei concittadini. E soprattutto l’igiene pubblica. Mi dispiace per il mio predecessore Leopoldo Marcolongo, il paladino delle pecore, che ancora una volta rimane sconfitto. Anche noi abbiamo multato Matteo Froner, credo che le sanzioni gli arriveranno. E giustamente. Con me non si scherza».
Il sindaco di Loreggia Fabio Bui ricorda che «ci sono delle disposizioni regionali che dicono dove questi pastori non possono passare. Peraltro dovrebbero compilare in maniera corretta le dichiarazioni di transito; invece, come Comune, noi non abbiamo né i percorsi né le date, non abbiamo mai nessuna richiesta in maniera chiara», lamenta il primo cittadino. «Inoltre creano problemi anche alle associazioni dei cacciatori, che se ne lamentano. Quando non si rispetta la legge, scattano le sanzioni».
Non ha avuto nulla da obiettare, invece, il sindaco di San Giorgio delle Pertiche Catia Zorzi; anche nel suo comune, Froner è passato con il suo gregge. «Nulla da obiettare, se hanno l’autorizzazione», ha detto Zorzi. «Se siamo difensori della tradizione veneta, dobbiamo lasciarli passare»
Venezia. Mira. Pecore uccise a Dogaletto, il transito era autorizzato
«Chiediamo che i percorsi dei greggi siano regolamentati con più attenzione. Il comportamento del contadino di Dogaletto è inqualificabile e va perseguito dalla legge. Episodi come questo, però, potrebbero essere evitati se i percorsi fossero seguiti scrupolosamente anche dai pastori». Silvano Borile, responsabile della Cia della Riviera del Brenta, commenta così l’uccisione di cinque pecore, giovedì sera, da parte di un contadino di Dogaletto. Quando ha visto il gregge di 800 pecore sul suo campo coltivato ad erba medica, infuriato, è salito sul suo trattore e ne ha uccise cinque. A fermare l’uomo che imprecando voleva continuare la strage di animali sono stati i pastori al seguito del gregge, che sono saliti sul trattore e si sono messi anche davanti il mezzo, riuscendo a bloccarlo. Ne è seguita una rissa sedata solo dall’intervento dei carabinieri. Ieri per tutta la giornata sono stati sentiti sull’accaduto i testimoni in caserma della Tenenza di Mira in via Toti. L’uomo infatti, un agricoltore di 68 anni di via Bastie, rischia di essere perseguito d’ufficio per uccisione e maltrattamento di animali. Un reato che la legge punisce in maniera pesante. A spiegarlo è l’Enpa, l’ente di protezione degli animali che è pronta ad agire in giudizio contro il contadino che ha compiuto la strage di animali. «In questi casi – dice il referente Roberto Martano – se il capo abbattuto fosse stato unico, ad agire con una denuncia poteva essere solo il proprietario. Ma se invece i capi uccisi sono più di tre ad agire per uccisione e maltrattamento di animali sarà direttamente d’ufficio l’autorità preposta. E dato che questi animali non sono stati uccisi con le precise caratteristiche della macellazione prescritta dalla legge il reato si configura pienamente». Ieri il gregge si è spostato da Dogaletto ed è uscito dal territorio comunale in direzione nord. Fra i danni che il contadino dovrà risarcire ci sarà anche quello pecuniario: le pecore valgono 300 euro ciascuna. Del passaggio del gregge, comunque, tutti i comuni dell’Asl 13 erano stati informati. «Eravamo a conoscenza – spiega il presidente della Conferenza dei sindaci dell’Asl 13 Fabio Livieri- del passaggio di queste greggi. Quello di Dogaletto era stato autorizzato al transito da settimane. La transumanza avviene in un periodo in cui i seminativi e le colture di fatto non sono sviluppate. Certo serve più attenzione e controllo degli animali da parte dei pastori, ma il comportamento del contadino in questo frangente è inaccettabile».
Il Mattino di Padova e la Nuova Venezia – 7-8 marzo 2014