Il lungo giovedì di Enrico Letta, iniziato alle 8 del mattino con l’incontro a Bruxelles con Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, si è concluso ieri sera dopo le 22 con il Consiglio dei ministri, che ha nominato 40 sottosegretari, 10 dei quali viceministri.
Una nota del governo ha spiegato che ai sottosegretari parlamentari, come già annunciato dal premier nel discorso alle Camere, non sarà corrisposto lo stipendio aggiuntivo. Gli uffici di diretta collaborazione dei viceministri saranno inoltre ridotti e uniformati a quelli dei sottosegretari, con la conseguenza che non ci sarà alcun costo aggiuntivo.
Convocazione a sorpresa. Tornato da Bruxelles, il premier ha voluto l’immediata convocazione del Cdm che non era in agenda per mettere fine alle complicate trattative tra partiti (e correnti dei partiti) in corso da qualche giorno tra i piddini Dario Franceschini (ministro dei Rapporti con il Parlamento), Maurizio Migliavacca (ex segreteria Pd) e Denis Verdini del Pdl. Secondo le indiscrezioni, Verdini avrebbe in particolare insistito per allargare il numero totale di viceministri e sottosegretari a 45.
Il presidente del Consiglio ha bocciato questa possibilità ricordando che la legge in vigore indica con chiarezza in 63 il numero massimo dei componenti del governo (i ministri più lo stesso Letta e il sottosegretario alla presidenza Filippo Patroni Griffi davano un totale di 23). Da qui la decisione di non superare il numero di 63, in modo da confermare l’impegno a tagliare i costi della politica senza iniziare a fare eccezioni proprio sul numero di viceministri e sottosegretari.
La decisione di Letta di nominare i sottosegretari del suo governo permette di procedere anche alla nomina dei 28 presidenti delle commissioni di Camera e Senato, che così potranno iniziare il loro lavoro (l’elezione dei presidenti potrebbe avvenire già martedì 7 maggio). Resta da risolvere il problema delle commissioni di Garanzia. Il M5S insiste per avere la presidenza del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), che però potrebbe andare a Sel con la candidatura di Claudio Fava, più volte deputato e parlamentare europeo. Al M5S potrebbe invece andare la presidenza della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai.
Ricapitolando l’elenco di viceministri e sottosegretari, 23 sono di area Pd, 10 di area Pdl, 5 di area Scelta Civica, 2 di area Grande sud. Presidenza del Consiglio: Giovanni Legnini (ex senatore Pd non rieletto, ex Ds, avvocato) va all’Editoria e Attuazione Programma; Sesa Amici (ex Ds, deputato Pd del Lazio) va ai Rapporti con il Parlamento e al coordinamento delle attività di governo); Sabrina De Camillis (ex deputata Pdl non rieletta) va ai Rapporti con il Parlamento e al coordinamento delle attività governo); Walter Ferrazza (sindaco di Bocenago nel trentino, candidato nel centrodestra senza successo nelle ultime elezioni politiche) va agli Affari Regionali e Autonomie; Micaela Biancofiore (deputata Pdl, coordinatrice del suo partito in Trentino) va alle Pari opportunità; Gianfranco Miccichè (leader di Grande sud, già ministro nei governi di centrodestra) va alla Pubblica Amministrazione e Semplificazione.
ItaliaOggi – 3 maggio 2013