Per molti è stato un gesto nobile, coraggioso: liberare una trentina di cuccioli di razza beagle dal famigerato “canile-lager” di Green Hill. Per la legge, però, si tratta di violazione di domicilio e furto aggravato, oltre che resistenza a pubblico ufficiale.
Di queste accuse dovrà rispondere davanti al giudice anche la trevigiana Luana Martucci, arrestata in aprile assieme ad altri undici attivisti. Le indagini sono state chiuse nei giorni scorsi: a febbraio si terrà l’udienza preliminare. L’animalista trevigiana era stata arrestata dopo il blitz avvenuto durante la manifestazione contro il canile di Montichiari, dove i cuccioli di beagle vengono allevati per diventare animali da laboratorio. Trentotto anni, pugliese di origine ma da anni residente nella Marca, Luana era partita con altre persone alla volta del canile bresciano dove il comitato “Occupy Green Hill” e “Montichiari contro Green Hill” avevano organizzato la manifestazione poi culminata con il blitz di alcuni attivisti che ha portato alla liberazione di una trentina di cuccioli. Dodici le persone finite in manette, tutte fermate dopo la fine del corteo. Dopo l’arresto, contestatissimo sia dal fronte degli animalisti sia dalla politica, Luana aveva iniziato uno sciopero della fame e della sete. Né acqua né cibo per lei fino alla scarcerazione, avvenuta dopo gli interrogatori di garanzia effettuati da gip di Brescia. Durante la detenzione, l’animalista trevigiana aveva ricevuto la solidarietà delle centinaia di persone che sul web hanno continuato a dare battaglia chiedendo la scarcerazione degli attivisti, ma anche la visita del senatore Antonio Filippi, da anni sostenitore della battaglia contro Green Hill. «Una donna perbene», aveva detto all’uscita dalla casa circondariale, «intelligente, educata, capace. Qui non stiamo parlando di terroristi, ma di ragazzi e ragazze che si battono per una causa sacrosanta senza spaccare vetrine o altro». Sviluppi delle ultime ore: il dissequestro di Green Hill finisce in Cassazione, con ricorso presentato dal pm Ambrogio Cassiani contro la decisione del tribunale del riesame (che risale al 25 ottobre scorso) di dissequestrare i cinque capannoni dell’allevamento di Montichiari. I giudici del Riesame non ritenevano responsabili i vertici di Green Hill dell’uccisione di un centinaio di cani beagle: mancherebbero le autopsie a chiarire le cause della morte. Ma per il pm Cassiani, come riferisce il Giornale di Brescia di ieri, veterinari e vertici di Green Hill avrebbero dovuto curare i cuccioli affetti da dermatiti, mentre hanno preferito risparmiare sui medicinali.
La Tribuna di Treviso – 23 novembre 2012