L’allarme è partito dal Vicentino e Treviso è già stata rassicurata dai gestori del servizio idrico, ma la paura rimane perché l’acqua viaggia e i controlli sono sugli acquedotti, non sui pozzi, rimangono zone d’ombra. Allora scendono in campo i sindaci: ieri pomeriggio tredici Comuni si sono riuniti a Ca’ Sugana per delineare le prime mosse di una strategia preventiva che metta al sicuro i cittadini dall’inquinamento delle falde, Pfas o non Pfas.
Prima cosa da fare: avviare una mappatura di tutti i pozzi, censiti e non censiti, che si trovano in un territorio vasto, a partire dal capoluogo e irradiato in tutte le direzioni. Seconda cosa: indire audizioni periodiche di Usl, Arpav e Genio Civile per un monitoraggio costante dell’acqua, e la prima sarà convocata a breve. Terza cosa: una campagna di sensibilizzazione dei cittadini per ridurre gli sprechi d’acqua bene troppo prezioso per essere sciupato, e per convincere anche gli ultimi scettici ad allacciarsi all’acquedotto. «È sicuro e controllato, spingeremo tutti molto in questa direzione» annuncia l’assessore all’ambiente di Ca’ Sugana Luciano Franchin.
L’area interessata dalle iniziative mette insieme 270 mila abitanti ed è la prima volta che un agglomerato così denso ed esteso lavora a uno stesso progetto. «L’attenzione è sia all’acqua, data l’urgenza di questo periodo, che all’aria che respiriamo – continua Franchin -. Sui temi dell’ambiente i Comuni fanno squadra, non ci sono bandiere politiche». I leghisti Paese e Quinto, i democratici Maserada e Casier, Silea e Preganziol, tutti a uno stesso tavolo. «Ats, che gestisce il servizio idrico integrato, assicura che il nostro acquedotto è pulito e sotto controllo, non ci sono problemi, ma dobbiamo continuare a monitorare. Per questo ci ritroveremo ancora, per lanciare un’unica azione ambientale».
In diversi Comuni da anni vengono riscontrate tracce di mercurio nei pozzi artesiani, quelli delle case di campagna (ma non solo). «Come in altre zone della provincia anche noi dobbiamo fare i conti anche con questo dato – afferma l’assessore all’ambiente di Casier Paolo Calmasini – e per questo è fondamentale unire le forze e avviare azioni concrete e coordinate. Sforzi, finanziamenti e regole devono essere organizzati su un’area vasta, se lavoriamo da soli i risultati non sono sufficienti. Che Treviso si faccia coordinatore di queste iniziative è un ottimo punto di partenza. I cittadini, nel leggere di cosa succede altrove, sono preoccupati. Dobbiamo dare loro delle certezze».
Ciò che preme di più, al di là dei controlli, è convincere i trevigiani ad allacciarsi all’acquedotto: «Nelle nostre zone non ci sono valori di inquinanti tali da destare serie preoccupazioni – chiude Franchin – ma è nostro compito essere vigili e chiedere che si continui a controllare».
S. Ma. – Il Corriere del Veneto – 11 maggio 2016