Ha suscitato clamore la vicenda della mancata riconferma del direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Usl 9, Giovanni Gallo, reo, secondo la Tribuna di Treviso che ha denunciato il fatto, di aver smentito il governatore Luca Zaia nel corso di una conferenza stampa su un caso di lebbra in cui il presidente aveva parlato anche dei pericoli di diffusione del virus Ebola. Le rassicurazioni di Gallo non sarebbero state gradite ai vertici regionali e l’incarico ricoperto fino a pochi giorni fa a capo del dipartimento di Prevenzione è passato ad interim al direttore sanitario. Una scelta dettata anche da ragioni di risparmio replica il direttore generale dell’Usl 9, Giorgio Roberti, che ha ricordato come la scelta del direttore di Dipartimento sia un incarico “fiduciario” del Dg. Ma pesa sulla vicenda il fatto che la Regione avesse inviato a Gallo, dopo la conferenza stampa in questione, una contestazione medico-scientifica. Laconico per parte sua Gallo: «Resto direttore del servizio di igiene».
Giovanni Gallo non è più direttore del dipartimento Prevenzione dell’Usl 9
È stato sollevato dall’incarico che ricopriva dal 2008. Resta alla dipendenza dell’Usl 9, primario dell’Igiene pubblica, una delle 4 macroaree del dipartimento (le altre sono Medicina del lavoro, Educazione alla salute e Veterinaria). Ad interim, direttore del dipartimento è ora il direttore sanitario dell’Usl 9, Michele Tessarin. Lo ha disposto il direttore generale dell’Usl 9, Giorgio Roberti, che a fine ottobre non aveva rinnovato l’incarico a Gallo, nella delibera di nomina di direzione di dipartimento. Il nome di Gallo è l’unico che non compare nella lunga lista di riconferme.
Un provvedimento senza precedenti. Anche per le ragioni: formalmente sono tecniche. La mancata riconferma è stata adottata dopo che la Regione ha inviato a Gallo una lettera di contestazione tecnica-scientifica su quanto dichiarato dal medico il 7 agosto, nella conferenza stampa convocata dal governatore Zaia a Ca’ Foncello all’indomani del caso lebbra (un caso in un comune dell’hinterland). Il primario aveva preso le distanze da alcune affermazioni del governatore, che dal caso di lebbra si era allargato all’operazione Mare Nostrum ed Ebola, lanciando un «allarme rosso» sull’arrivo dei profughi dal Mediterraneo. Gallo aveva attenuato – e di molto – i toni dell’allarme di Zaia: una presa di distanza scientifica sgradita al governatore. L’entourage di Zaia aveva fatto capire subito come il governatore se la fosse legata al dito, e avesse vissuto il «distinguo» di Gallo come un «affronto» in diretta. La conferenza convocata da Zaia, peraltro, aveva provocato immediate e roventi polemiche: da più parti si era accusato il governatore di aver «mescolato sanità e politica» in una conferenza «anomala» che accostava i riscontri scientifici sul caso di lebbra a quella che molti avevano ritenuto «propaganda» di Zaia.
Di fatto, dunque, le ragioni sembrano essere del tutto politiche. E innescano un caso davvero inusuale ai confini fra medicina, scienza e politica. Tre mesi dopo, per Gallo è arrivato il conto delle sue affermazioni, colpevoli evidentemente di non essere «in linea» con quanto proclamato dal governatore. La lettera di contestazione a Gallo, stando a quanto trapela dal muro eretto fra Treviso e Venezia – cita letteratura medica, dossier e ricerche: la Regione contesterebbe punto per punto le parole di Gallo su tempi di incubazione di Ebola, modalità e ampiezza della profilassi, veicoli di epidemia e la loro pericolosità. In sostanza, la Regione «imputerebbe» a Gallo una linea di valutazione e di condotta troppo «morbida» e «prudente» rispetto ai rischi . Va detto che il paziente colpito da lebbra è nel frattempo guarito, e che in passato Gallo non aveva mai ricevuto contestazioni di alcun tipo. È’ stato il «verdetto» di una vera e propria inchiesta interna della Regione, che aveva acquisito a caldo registrazioni audio della conferenza e rassegna stampa.
«Non disturbare il manovratore», dice più di qualcuno in un ospedale Ca’ Foncello dove il provvedimento ha avuto l’effetto di una bomba, rimbalzata presto a Venezia. Raccontano – ma siamo a livello di rumors – di un colloquio molto franco tra il direttore generale Roberti e lo stesso Gallo. Di pressioni fortissime, da Venezia, su Roberti e sui vertici dell’Usl 9. E si parla anche di una lettera inviata da Gallo alla Regione e Usl 9, in cui si oppone al provvedimento. C’è chi parla anche di possibili iniziative legali da parte di Gallo, ma le indiscrezioni non trovano ancora conferme. Dal diretto interessato, ieri, solo un cortese, ma fermissimo «no comment».(a.p. – La Tribuna di Treviso)
LA NOTA. MEDICINA E POLITICA SIANO SEPARATE
Spiace dirlo, ma il «caso Gallo» appare un brutto epilogo di una vicenda nata male, e proseguita peggio. Perché, semplicemente, in quella conferenza stampa di agosto si erano incrociati piani,…
Spiace dirlo, ma il «caso Gallo» appare un brutto epilogo di una vicenda nata male, e proseguita peggio. Perché, semplicemente, in quella conferenza stampa di agosto si erano incrociati piani, aspetti e ruoli che dovrebbero restare distinti: la medicina e la scienza da un lato, e la politica (peraltro nazionale, si parlava di Mare Nostrum) dall’altro.
Zaia ha tutto il diritto – e ci mancherebbe – di contestare Alfano, il governo Renzi e le larghe intese, la Ue e la sua politica. Come di invocare frontiere sanitarie più chiuse e rigorose contro il rischio ebola. Ma la conferenza era nata da un caso singolo di lebbra, e voleva essere il momento della comunicazione e dell’informazione ai cittadini, da parte dell’Usl 9, sui rischi effettivi di contagio, sulle iniziative di profilassi e più in generale sulle norme di salute pubblica. Il governatore, per portare attacchi politici, ha una sua sede istituzionale: palazzo Balbi, (se non quella di partito), e comunque Stato e Regioni si confrontano a un tavolo ufficiale, anche sulla sanità. Se Zaia convoca i giornalisti nella direzione sanitaria di un ospedale, meglio restare nei binari medici e scientifici, o parlarne a margine, o distinguere bene i piani. Con Zaia sedevano il direttore generale dell’Usl 9, Roberti (nominato da Zaia, certo: ma e per ruolo deve essere al di sopra nelle parti, la salute non ha colore politico e i manager della sanità pubblica, in un paese meritocratico, sono lì per merito, non per tessera o area).
Il dottor Gallo, che sedeva lì con la piena fiducia dei vertici ospedalieri, e dunque della stessa Regione, ha espresso un parere scientifico maturato dalla sua esperienza, che nella Marca non è stata certo scarsa, vista le emergenze affrontate. Assolutamente straordinaria quella della meningite nel 2007, con 3 vittime e il rischio di psicosi .
Non siamo mica distanti dai temi che il «Galileo» brechtiano poneva in maniera così potente sui confini tra scienza e potere. La libertà di espressione dei medici veneti, adesso, non è più la stessa. E se Zaia voleva lanciare un messaggio più universale, ci è riuscito. Ma una sanità come questa – in cui un primario deve stare attento a quel che dice davanti al governatore – non gode di buona salute.(a.p. – La Tribuna di Treviso)
Roberti: «Scelta fiduciaria e di risparmio». Il direttore dell’Usl 9 sulla mancata riconferma: «L’azienda rispetta libertà e autonomia di tutti»
«Una scelta discrezionale di fiducia». E ancora: «Al direttore generale è attribuita la facoltà di scelta dei più importanti collaboratori, rispondendo in ultimo dei risultati della gestione aziendale». E infine: «nel caso specifico del direttore del dipartimento di prevenzione (Giovanni Gallo, ndr) ho ritenuto di attribuirne temporaneamente le funzioni al direttore sanitario anche in linea con la razionalizzazione dei costi, tenuto conto che le indennità di direttore di dipartimento ricadono nel bilancio aziendale e non tra i fondi contrattuali previsti per il personale dirigente».
Sono i passaggi chiave della nota con cui ieri il direttore generale dell’Usl 9, Giorgio Roberti, ha precisato la posizione dell’azienda sanitaria sul caso Gallo.
La premessa del numero uno dell’azienda sanitaria è che «non vi è in atto alcun licenziamento da parte dell’Usl 9 e tantomeno da parte della Regione», e che non si possa parlare di riconferme «per incarichi fiduciari come quelli delle direzioni di area (amministrativo, sanitario, servizi sociali e funzione territoriale, funzione ospedaliera) e dei direttori di dipartimento».
Roberti ricorda che il direttore generale, «è chiamato a nominare nel rispetto dei requisiti di legge, non tramite una selezione ma secondo una scelta discrezionale di fiducia». E sottolinea come a tutt’oggi l’Usl 9 non sia stato nominato «alcun direttore di dipartimento, in attesa di dare attuazione progressiva al nuovo Atto aziendale adottato a giugno scorso e approvato dalla Regione, con importanti riorganizzazioni e specifici provvedimenti attuativi».
E parla di «proroghe, dove opportuno, per gli incarichi di direttore di dipartimento a suo tempo conferiti dal precedente direttore generale». Il che conferma quanto da noi scritto: il nome di Gallo non figura fra le proroghe. «Nella fase attuale», puntualizza poi Roberti, «non si tratta quindi di confermare o meno nell’incarico, ma di affidare nuovi incarichi sulla base di un mutato rapporto fiduciario con un nuovo direttore generale. Per altri direttori, ad esempio, anch’essi legati da rapporto di fiducia, ho già provveduto (servizi sociali-funzione territoriale e funzione ospedaliera) con scelte esterne all’azienda Usl 9. Provvederò sulla base di quanto ritengo più opportuno e delle mie valutazioni alle prossime nomine e risponderò dei risultati ottenuti».
L’ultima precisazione di Roberti è che «nell’Usl 9 sono rispettate la libertà e l’autonomia professionale di tutti». Ma questo, aggiunge il numero uno dell’Usl 9, «non ha niente a che vedere con le scelte attribuite al direttore generale insieme alla responsabilità di risponderne in prima persona». (La Tribuna di Treviso)
Gallo: «Resto direttore del servizio di igiene». Il Pd: «Grave rimuoverlo»
«Sono e rimango il direttore del servizio di igiene e sanità pubblica». Questa l’unica dichiarazione rilasciata ieri da Giovanni Gallo, che da fine ottobre non è più il capo del dipartimento di prevenzione dell’Usl 9. Il dipendente dell’azienda sanitaria ha opposto invece un fermo «no comment» alle indiscrezioni circolate in queste giorni a proposito del mancato rinnovo, da parte del direttore generale Giorgio Roberti, dell’incarico fiduciario che a suo tempo gli era stato conferito dal suo predecessore Claudio Dario, secondo le quali il governatore Luca Zaia non avrebbe gradito le puntualizzazioni del medico a proposito del rischio Ebola.
Peraltro questo non è il primo caso in Veneto di attribuzione delle responsabilità dipartimentali ad un dirigente di area, allo scopo di risparmiare l’indennità aggiuntiva, com’è accaduto a Treviso con l’affidamento almeno temporaneo al direttore sanitario Michele Tessarin: di recente è successo anche a Vicenza. Ma il Pd va comunque all’attacco con il segretario cittadino Andrea Michielan e il capogruppo consiliare Giovanni Tonella: «Atto gravissimo e intimidatorio, che in qualche modo arriva a tutti i professionisti della sanità veneta. La salute dei veneti è messa in pericolo dalle scelte arbitrarie del governatore Zaia». (Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto)
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