Galline troppo strette nelle gabbie: allevatori a processo per maltrattamenti sugli animali. È nato come un controllo sanitario per l’eccessiva presenza di mosche attorno allo stabilimento, si è trasformato in un’indagine che ha portato due imprenditori a processo per maltrattamenti sugli animali.
La vicenda riguarda la “Società nuova aurora” di Godega di Sant’Urbano, sede in via San Marco. Dopo mesi di lamentele dei residenti della zona per l’invasione di mosche, con tanto di lettere al sindaco, polizia locale e personale veterinario dell’Usl effettuano un controllo nell’allevamento di galline di proprietà di Tiziano Toffoli e Luciano Casagrande. È luglio del 2011. All’interno di uno dei capannoni c’è «una situazione alquanto precaria dal punto di vista dell’igiene», come riferito ieri in aula da uno degli ispettori che hanno eseguito quel controllo. Oltre alla sporcizia, a colpire è la presenza anche di sei o sette galline nella stessa gabbia «di dimensioni di circa 40 per 45 centimetri», come ha raccontato ieri al giudice lo stesso ispettore, un veterinario dell’Usl. Per la legge è una violazione delle norme che impongono uno spazio minimo «per il benessere della gallina ovaiola». Spazio minimo che la legge ha ritoccato all’insù più volte: dai vecchi 450 centimetri quadrati per animale si è passati prima a 550 e ora a 750 con la legge del 2012. In quel caso, secondo gli ispettori, si era al di sotto dei 550 centimetri quadrati previsti all’epoca dei fatti. Non per tutte le galline, ma per molte sì. «La distribuzione non era omogenea: in alcune gabbie c’erano due galline, in altre ce n’erano anche sei o sette». Le condizioni di salute degli animali, comunque, sono state definite «accettabili»: non erano denutrite né in evidente sofferenza. La contestazione, comunque, è scattata: ora i due imprenditori sono a processo. Era una situazione di emergenza, per questo in alcune gabbie le galline erano più numerose del previsto: questa la linea difensiva dell’avvocato Elisa Berton, che assiste Luciano Casagrande. Circa un mese prima del controllo, infatti, una saetta durante un temporale notturno aveva fatto saltare l’impianto di aerazione dell’allevamento. Moltissime galline erano morte: quelle sopravvissute sono state raggruppate in un unico capannone, superando quella che in un certo senso si può definire la capienza. Nel corso della prossima udienza (maggio 2014) saranno sentiti i testimoni della difesa.
La Tribuna di Treviso – 20 dicembre 2013