Il fatto è questo: l’incarico dell’ex direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Usl 9 di Treviso, Giovanni Gallo, non è stato rinnovato. Ma dietro c’è una polemica dai tratti medici e politici che ora ha preso anche risvolti giudiziari e che coinvolge l’azienda sanitaria e la Regione. Il mancato rinnovo è dovuto a «motivi fiduciari», ribadisce l’Usl 9. Ma il dottor Gallo non ha dubbi: la sua «colpa» è stata soltanto quella di non essere in linea con il governatore Luca Zaia in merito al caso Ebola e al rischio di contagio, quando imperversava la polemica sui profughi e sull’operazione di accoglienza predisposta dal governo e denominata «Mare Nostrum».
«L’intervista del 7 agosto, l’intervento della Regione e la mancata conferma del mio incarico mi sono sempre stati presentati come direttamente e strettamente correlati, sia da parte del direttore generale, Giorgio Roberti, che del direttore sanitario, Michele Tesserin — afferma Gallo —. La decisione di non rinnovarmi è stata discriminante, ho depositato un ricorso perché sono stato danneggiato nella mia immagine personale e professionale e chiedo l’annullamento di quel provvedimento».
Due mesi dopo la polemica che ha messo sottosopra l’ambiente sanitario trevigiano, Giovanni Gallo torna così a parlare. Ed è scontro. Quell’ormai celebre 7 agosto, a margine di una conferenza stampa, il primario aveva attenuato i toni di allarme usati dal governatore nel commentare le ondate di profughi in Veneto. «Io ho l’obbligo di dire le cose senza condizionamenti, ho risposto alle domande in base alle mie competenze» ha ricordato ieri. Alla vigilia di Ferragosto a Treviso era arrivata una richiesta di chiarimenti da parte del segretario regionale della Sanità, Domenico Mantoan. Il direttore generale Giorgio Roberti aveva quindi chiesto a Gallo una relazione tecnica. Le sue affermazioni non erano state comprese (o gradite). Successivamente il caso era stato affrontato nella riunione dei direttori e Gallo ricorda: «La decisione di Roberti era stata di non confermarmi l’incarico e aveva affidato al direttore sanitario il compito di comunicarmelo».
Alla luce di questo, Gallo aveva concluso la sua relazione tecnica sottolineando «la correttezza del mio agire» e «la contrarietà, ancorché ingiustificata, del presidente Zaia», aggiungendo che avrebbe tutelato i suoi interessi anche in sede legale. E così ha fatto il 7 ottobre, con una lettera del suo avvocato. L’incarico di Gallo sarebbe scaduto il 31 ottobre e il primo novembre Roberti non l’ha rinnovato. Il direttore generale ribatte duramente, nega di aver collegato la conferenza stampa e la lettera di Mantoan alla mancata nomina: «Io ho solo preso atto della relazione del dottor Gallo e della lettera dello studio legale che mi sollecitava la sua riconferma e mi intimava a prendere una decisione. A quel punto, trattandosi di un incarico fiduciario, non aveva più la mia fiducia, lui ha fatto le sue scelte, io la mia. Non ha rispettato la mia indipendenza e libertà di scelta».
Gallo è ancora direttore del Servizio di Igiene pubblica all’Usl 9. «La richiesta di chiarimenti di Mantoan non è la prima che riceviamo — chiude Roberti — e comunque aveva carattere tecnico e non politico. Chiedeva di verificare le dichiarazioni del primario della Prevenzione in relazione alle documentazioni e circolari del ministero della salute e dell’Oms». Parlano due lingue diverse, Gallo e Roberti. Ma sempre di condizionamenti si tratta. A dare ragione all’uno o all’altro sarà il Tribunale del lavoro di Venezia.
Il Corriere del Veneto – 18 gennaio 2015