Attorno ai castagni, in questa stagione, ronzano sciami di vespe. Ci sono quelle cattive, che uccidono i marroni, e quelle buone, che ammazzano le larve delle loro nemiche. Purtroppo quest’anno le prime sembrano in netta maggioranza e gettano nello sconforto gli appassionati di caldarroste. Perché nel 2012 la produzione veneta è scesa ai minimi: a Combai se ne salva una ogni cinque, nel Monfenera una ogni dieci.
Il disastro biologico in corso ha un nome: Cinipide galligeno, una vespa originaria della Cina, poi emigrata in Giappone e Stati Uniti e comparsa nel 2002 a Prato. In Veneto, ha iniziato ad infestare i castagneti nel 2009, arrivando però a diffondersi in modo massiccio solo l’anno scorso, distruggendo la quasi totalità dei raccolti. Contro la vespa cattiva la Regione ha aperto un laboratorio a Cavaso del Tomba. Qui il servizio fitosanitario e la forestale stanno allevando le vespe buone, anche loro provenienti dall’estremo oriente: le Torymus sinensis. Vespe che vengono liberate a primavera e che utilizzano esclusivamente le galle (ossia le «tane») del cinipide per deporvi le uova. Così facendo, uccidono i figli della vespa killer.
Nel mezzo di questa lotta dal sapore orientale (che in altre parti d’Italia ha già dato buoni risultati), non resta che rassegnarsi ad un altro anno senza marroni. O meglio: castagne ce ne sono, ma si possono al più mangiare cotte sotto i tendoni delle sagre: è estremamente difficile trovarne da portare a casa, crude.
A Combai, frazione di Miane, nel Trevigiano, ad esempio. Ogni anno passano circa ottantamila persone nel corso dei quattro week end di manifestazione. Qui, quest’anno si spera di poter raccogliere 50 quintali di castagne contro i 250-300 che usualmente nascevano. In ballo, il posto di lavoro di 54 produttori Igp, ma anche dei 150 produttori generici. Il loro presidente, Gianni Pagos, ieri ha stimato che circa 30-35 quintali sono già stati mangiati dall’inizio della manifestazione. «L’unica buona notizia è che in questi giorni stiamo raccogliendo bene, forse qualcuna da vendere cruda ci rimarrà», dice.
Nell’area del Monfenera, i soci dell’Igp sono invece 130 e i quintali in ballo sono tra i 600 e i 750: ma il raccolto anche quest’anno è stato decimato. Giovanni Negro è il segretario della Pro Loco che organizza la sagra di Pederobba, aperta fino al prossimo 28 ottobre. «Quest’anno abbiamo raccolto una sessantina di quintali di marroni, ma molti sono già stati venduti». Peraltro, non va così male in tutto il Veneto: l’epidemia della vespa non si è estesa ad esempio nel Veronese, a San Zeno di Montagna, dove si produce una castagna dop e dove il presidente Simone Campagnari ha annunciato una buona annata nonostante la siccità: 300 quintali per 45 soci, un volume da 130.000 euro al consumo. Anche se la loro è un’oasi felice. A qualche chilometro di distanza, nella zona di San Mauro, la cinquantina di produttori locali stima perdite simili a quelle dei trevigiani.
E così, non resta che gustare i marroni sopravvissuti all’ecatombe e attendere il finale di questo strano film orientale dove due vespe lottano per «dominare» le castagne venete.
Mauro Pigozzo – Corriere del Veneto – 21 ottobre 2012