Per assicurare l’adeguatezza delle pensioni future, quelle che prenderanno i lavoratori che hanno vissuto lunghi anni di precariato, andrebbe poi introdotta una “garanzia minima”, mentre per rafforzare il montante contributivo di queste coorti si dovrebbero valorizzare gratuitamente i periodi formativi e intervenire sui periodi di non lavoro con coefficienti incrementali alla fine della vita lavorativa nel caso gli assicurati non raggiungano una soglia di pensione teorica.
Altro tassello di intervento per il rafforzamento delle pensioni future: sconti contributivi più generosi per le lavoratrici madri e una correzione degli attuali coefficienti di trasformazione dei montanti contributivi in rendita, oggi soggetti a un adeguamento automatico biennale alle aspettative di vita che produce un continuo innalzamento dei requisiti per il pensionamento. «I coefficienti di trasformazione, basandosi sull’aspettativa di vita media – ha spiegato Tridico – non riflettono l’aspettativa di vita individuale che può essere, ad esempio, minore per quei lavoratori che compiono lavori particolarmente impegnativi dal punto di vista fisico». Nella Relazione Inps si segnala che per le coorti dei nati tra il 1950 e il 1957 gli appartenenti al quintile di reddito più ricco sperimentano un vantaggio medio in termini di speranza di vita a 50 anni di circa 4,5 anni rispetto agli appartenenti al quintile più povero. In termini di qualifica prevalente, il gap nella speranza di vita a 50 anni tra operai e dirigenti rimane essenzialmente invariato, mentre si allarga quello tra operai e impiegati, che passa da 2,2 per i nati tra il 1930 e il 1939 a 2,9 anni per i nati tra il 1950 e il 1957.
Ultima proposta sulla previdenza complementare. Tridico ha rilanciato l’idea di un’offerta pubblica integrata e incentivata fiscalmente per favorire i lavoratori più poveri.
Davide Colombo