Il Ministero della Salute ha pronta una bozza di protocollo sperimentale per la spedizione di prodotti suini cotti provenienti dalla Sardegna per l’Expo. Lo ha annunciato il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, intervenendo ieri in commissione Igiene e Sanità al Senato per rispondere alle interrogazioni.
Quella presentata da Silvio Lai (Pd), riguardava la tutela della sanità animale in Sardegna in vista di Expo 2015. De Filippo ha sottolineato come la richiesta di poter commercializzare al di fuori dell’Isola prodotti suini sardi trattati termicamente, seppur rispondente ai requisiti della normativa vigente (Direttiva 2002/99/CE), debba tener conto dei dati epidemiologici e delle azioni intraprese dal Governo della Sardegna per una valutazione del rischio della situazione sanitaria. Per venire incontro alle richieste della Regione, il sottosegretario ha spiegato che è stata predisposta una bozza di protocollo sperimentale per la spedizione, canalizzata e ad esclusiva utilizzazione dei prodotti suini cotti provenienti da aziende della Regione, in ambito Expo Milano 2015.
Questa la risposta integrale di De Filippo: “Premesso che il Ministero della salute è a conoscenza della procedura di termizzazione – cui l’interrogazione fa riferimento – che consente di garantire carni sicure, riferisce che in data 1° agosto 2013 è stato rilasciato il nulla osta al ‘Protocollo operativo’ predisposto dall’Assessorato alla sanità della Regione Sardegna, finalizzato alla messa in atto di procedure autorizzative per aziende suine e stabilimenti di macellazione e trasformazione per la produzione di carni e prodotti a base di carne suina sottoposti a trattamento termico. Precisa che il Protocollo in questione è un documento tecnico, contenente le modalità operative a cui si devono attenere i soggetti della filiera dei prodotti cotti, senza la previsione di specifici impegni del Ministero, se non di tipo autorizzativo su apposite istanze, proprio perché trattasi di un elaborato di settore. Al paragrafo 5 del ‘Protocollo operativo’ sono programmati controlli, da parte dei Servizi veterinari delle ASL, sugli allevamenti, mattatoi e stabilimenti di trasformazione aderenti alla cosiddetta ‘filiera dei prodotti cotti’. Peraltro – segnala il Sottosegretario- di tali attività ispettive regionali il Ministero non ha contezza. Fa presente, quindi, che la normativa comunitaria in materia di Peste suina africana (direttiva 2002/60/CE e decisione di esecuzione 2014/709/UE) prevede l’adozione di misure cautelative e di salvaguardia, finalizzate a prevenire la diffusione della malattia su tutto il territorio europeo, tenendo in considerazione quanto previsto anche dal Codice sanitario dell’Organizzazione mondiale della sanità animale.Il territorio europeo, in conseguenza dei focolai di Peste suina africana confermati in altri Stati membri, oltre alla Regione Sardegna (Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia), nel 2014 è stato differenziato sulla base del livello di rischio. Le diverse parti dell’allegato I alla decisione n. 2014/709/UE sono state suddivise tenendo conto della situazione epidemiologica relativa alla malattia. La Sardegna è stata inserita nella parte IV dell’allegato, stando a significare l’endemicità della malattia su tutto il territorio regionale, e non solo in parte di esso, nonché la presenza di contatti tra la popolazione suina domestica allevata e quella selvatica, cinghiali e suini ferali (allevati allo stato brado)”.
“Pertanto – osserva il Sottosegretario – la richiesta di poter commercializzare al di fuori dell’Isola prodotti suini sardi trattati termicamente, seppur rispondente ai requisiti della normativa vigente (Direttiva 2002/99/CE), deve tener conto dei dati epidemiologici e delle azioni intraprese dal Governo della Sardegna per una valutazione del rischio della situazione sanitaria, requisito indispensabile per una applicazione in sicurezza del regime derogatorio. Tale asserzione trova fondamento nel fatto che le attività di eradicazione straordinarie della Peste suina africana, approvate a livello comunitario con decisione del 30 gennaio 2015, e trasposte in un provvedimento regionale nel mese di febbraio 2015, di fatto, non sembrano essere né particolarmente efficienti né applicate rapidamente, con precipuo riferimento alla lotta al suino allevato illegalmente, misura che rappresenta il pilastro per fondare le basi di una efficace e proficua azione di contrasto alla malattia in questione. Per quanto attiene ai protocolli, inoltre, ricorda che è stata condotta una proficua attività, durata alcuni anni e consistita in trattative e mediazioni sotto il coordinamento dell’Unione Europea, seguita con un forte interesse dall’industria di trasformazione italiana, la quale ha potuto apprezzare il lavoro svolto e beneficiare, negli ultimi tempi, dell’incremento di “export” di prodotti tipici italiani. In conclusione, assicura che il Ministero della salute da tempo tiene nella massima considerazione le richieste pervenute dalle Autorità della Regione Sardegna; a riprova di ciò, fa presente che è stata predisposta una bozza di protocollo sperimentale per la spedizione, canalizzata e ad esclusiva utilizzazione dei prodotti suini cotti provenienti da aziende della Regione, in ambito EXPO Milano 2015″.
QS – 3 aprile 2015