Per l’Italia dovrà sborsarne 23. Draghi: 2012 difficile per le banche. Londra si chiama fuori «Per il momento» non verserà la quota da 32 miliardi
«Il 2012 sarà un anno difficile per le banche europee», prevede Mario Draghi nell’aula De Gasperi del Parlamento Ue, servendo la prima notizia dura da digerire della giornata. Il problema segnalato dal presidente della Bce è che gli istituti dovranno ricapitalizzarsi in tempi di recessione diffusa e con un’austerità dei bilanci pubblici he «nel breve termine avrà effetti restrittivi». L’altra notizia tesa è che in serata l’Europa ha trovato appena 150 dei 200 miliardi che si è impegnata a pagare per rafforzare la dote del Fmi. Londra s’è chiamata fuori, e sul tavolo sono piovuti solo i soldi dell’Eurozona. 150 che mancano arriveranno da fuori del club dell’euro in un secondo momento. Peccato.
I pezzi del puzzle delle economie mescolati dalla crisi faticano a collocarsi. Le prospettive «restano ad alta incertezza», ammette Draghi, soddisfatto a metà anche per il «patto di Bilancio» disegnato dieci giorni dàll’Ue per cercare di correggere la crisi dei debiti sovrani e ripristinare la fiducia sui mercati. «Può essere migliorato, è il primo passo di un percorso da perfezionare». Lo conforta il fatto che «tutti i paesi che dovevano
prendere misure correttive sono sulla strada giusta». Pensa a Spagna, Italia, Portogallo, Irlanda e anche alla Grecia: «Essere ottimisti forse è troppo, ma di fiducia possiamo averne».
Sembra preoccuparlo sopra-tutto il circolo vizioso che ruota intorno alle banche. Erano in difficoltà, sono state salvate coi soldi dei contribuenti. I debiti sovrani sono andati in crisi di conseguenza e hanno scosso gli istituti che avevano i titoli pubblici in pancia. E’ partita allora una serie di simulazioni di sforzo per la capitalizzazione: nel 2012 serviranno 230 miliardi. «La pressione sul mercato dei titoli sarà forte», nota Draghi. C’è il rischio che a pagare siano le imprese, schiacciate dalla stretta sulla liquidità. L’instabilità, ha spiegato l’ex governatore di Bankitalia, dipende dalla sfiducia reciproca, «nessuno presta più a nessuno». Per questo, la Bce ha effettuato un’azione «senza precedenti» immettendo liquidità a basso costo (1%) e con scadenza lunga, tre anni e mezzo. «Dobbiamo evitare lo scenario dell’assenza di liquidità». Aiuterà il fatto che l’Eba, l’agenzia bancaria europea, ha deciso di non ripetere gli stress test bancari ad alto potenziale di choc. «Hanno reso la ricapitalizzazione più complessa . Almeno le banche ora
potranno contare solo su test ordinari, senza l’incubo di un esercizio analogo al 2011».
Per il resto, il numero uno di Francoforte apre mezza porta per gli eurobond, «possibili se c’è una Unione di bilancio». Ribadisce quindi che «il rischio paesi è sopravvalutato dopo essere stato sottovalutato per anni». Ammette che se la Francia perdesse la Tripla A altri paesi potrebbero subire un destino analogo. Chiude precisando il titolo che il Financial Times attribuiva all’intervista pubblicata ieri, una frase che ipotizzava la possibilità della fine dell’euro. Niente affatto. «Non ho alcun dubbio sulla forza dell’euro e sulla sua
Questo conduce agli inglesi e al gioco sul Fmi che una fonte diplomatica ha definito «odioso». Londra ha deciso che non verserà subito i circa 30 miliardi del contributo per le casse del Fmi. Vuole decidere col G20, al quale l’Eurozona lancia ora un appello accorato a sostenere lo sforzo. Fuori dal club euro si sono offerti, svedesi, danesi, polacchi e cechi. Per l’Italia è uno scherzo da 23,48 miliardi, quasi una mano- vra per tentare di diminuire i rischi di mercato ed evitarne un’altra. La Francia verserà 31,40, la Germania 41,50, la Spagna 14,86. E’ una costosa prova di coerenza nei confronti della quale Londra risponde con disprezzo – suggerisce una fonte – come a vendicare l’isolamento della notte dell’8 dicembre sul Patto di Bilancio di casa Ue.