Doveva essere il meeting chiamato a commissariare l’Italia con la procedura Ue. Invece il primo Eurogruppo dell’anno sancisce il via libera dei governi della moneta unica all’accordo sulla manovra raggiunto in extremis a dicembre tra Commissione Ue e Roma. Al netto dei mugugni dell’Olanda, il taglio prenatalizio di 10 miliardi alla Legge di bilancio evita ai gialloverdi l’infrazione europea. Ma dopo qualche mese di relativa tregua, in primavera, il caso Italia tornerà sul tavolo, con possibile richiesta Ue di manovra bis seguita dall’indicazione di mettere in campo un serio risanamento dei conti nella finanziaria 2020 per tenere a bada il terzo debito del globo. Un intervento sul prossimo anno fino a 11 miliardi al netto delle clausole di salvaguardia, che da sole ne valgono altri 23.
Al termine dei lavori a diciannove, oggi si terrà l’Ecofin a ventotto, il ministro Tria ha sottolineato: « Parlare di manovra correttiva è completamente sbagliato, il rallentamento dell’economia non comporta di per sé » alcun intervento aggiuntivo. Il titolare di XX Settembre ha aggiunto che i conti dell’anno si basano già «su un tendenziale dello 0,6%», la stessa stima di crescita appena rivista al ribasso da Bankitalia e Fondo monetario rispetto all’ 1% indicato a dicembre dal governo dopo le pressioni Ue (inizialmente i gialloverdi indicavano 1,5%). Il ministro tuttavia non ha escluso del tutto la manovra in corso d’opera spiegando che si farà «se le entrare e le uscite dovessero cambiare » al netto della congiuntura. Che l’Europa mantenga il fiato sul collo del governo lo confermava il commissario Ue Pierre Moscovici: «Le nostre preoccupazioni non riguardano solo il 2019, ma anche il 2020 e il 2021. Intanto seguiremo l’esecuzione del bilancio » per l’anno in corso. Roma resta osservato speciale, come confermava l’altra colomba, il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno: « È importante che l’Italia rispetti gli impegni». Salvo sorprese, tuttavia, fino a maggio il livello dello scontro tra Roma e Bruxelles rimarrà sotto il livello di guardia. Il prossimo 7 febbraio la Commissione pubblicherà le nuove previsioni sulla crescita dei paesi Ue. Il dato 2019 per l’Italia sarà in linea con lo 0,6% di Bankitalia e Fmi, forse anche un pizzico più prudente. Ma non ci saranno conseguenze immediate. La partita si riaprirà a maggio, quando la Commissione pubblicherà le previsioni economiche di primavera con i numeri di debito e deficit. Probabilmente peggiori rispetto agli impegni presi a dicembre da Conte e Tria ( deficit al 2,04% del Pil, debito in discesa). Ma l’Europa salvo sorprese non chiederà subito il conto. Lascerà passare le europee del 26 maggio e dopo qualche giorno pubblicherà le raccomandazioni a tutti i paesi Ue. In quelle all’Italia, se necessario, chiederà l’intervento sui conti 2019. Che al momento non è quantificabile, visto che con il rallentamento dell’economia mutano gli impegni chiesti a ogni capitale. E poi il Tesoro ha già congelato, su imposizione di Bruxelles, 2 miliardi in manovra da usare per risanare i conti in caso di dérapage. Tra giugno e luglio quindi il clima tornerà a farsi rovente. E non solo sul 2019, visto che la Commissione indicherà la correzione anti debito da mettere in campo nella manovra del successivo autunno sul 2020. Si prevede che dopo gli ampi sconti degli ultimi anni e le spese in deficit già previste dai gialloverdi, Bruxelles chieda la correzione massima prevista dalle regole, ovvero dello 0,6% del Pil: quasi 11 miliardi sui quali questa volta ci potrà essere ben poca flessibilità
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