L’inizio è soft: «L’emergenza Covid negli ospedali dell’Usl 6 Euganea è stata impressionante, ma alla fine ha dimostrato quanto i cittadini padovani debbano essere orgogliosi e grati ai lavoratori della sanità, che hanno garantito il superamento di questa fase in maniera egregia». Il resto, però, è molto più «forte»: la Cisl Fp ha fatto un proprio bilancio della gestione della pandemia a livello locale, parlando di «lavoratori stremati e pazienti disorientati» e fornendo dati che fotografano tanto la situazione passata quanto quella presente. A partire dall’annoso problema della carenza di personale.
Stando alle stime del sindacato sarebbero 454 i lavoratori mancanti a livello di Usl 6, tra cui 150 infermieri ma anche (tra gli altri) 80 medici e 24 primari. Una situazione che porta Alessandro Piovan e Fabio Turato, referenti Cisl Fp, a tuonare: «Chiediamo rispetto per questi lavoratori, a cui è necessario garantire il dovuto recupero psicofisico e la possibilità di staccare la spina e dedicarsi ai propri cari. Abbiamo sempre rifiutato la “retorica dell’eroe”, perché siamo consapevoli che il nostro mestiere è fatto di professionalità, competenze e responsabilità, ma non si può pensare di spremere il personale fino al midollo e poi esigere qualità e disponibilità». Il tutto aggiungendo un «dettaglio»: il sindacato, infatti, denuncia come i dipendenti dell’Usl 6 Euganea siano i meno pagati della sanità veneta, con una quota media di fondo per dipendente di 5.483 euro contro – sempre secondo i dati Cisl Fp – i 5.938 euro dell’Usl 4 Veneto Orientale (al penultimo posto) o i 7.621 euro della «capolista» Usl 3 Serenissima.
L’analisi torna quindi sul fronte-Covid, con numeri che rendono l’idea di quanto si è dovuto fare per arginare l’emergenza: al 31 dicembre 2020 erano 458 i posti letto attivati per curare i pazienti affetti da Coronavirus, ma di contro da inizio pandemia si è arrivati a chiuderne – per concentrare il personale medico-sanitario in questi reparti – 748 dei 1.440 presenti secondo le schede regionali 2019, con conseguenti 11mila ricoveri ordinari in meno. Gli ultimi due dati parlano di oltre 4.500 pazienti Covid curati negli ospedali dell’Usl 6 dal 21 febbraio 2020 (di cui 3.099 dimessi e 1.412 deceduti) ma anche di 770 operatori positivi al Covid. Concludono Piovan e Turato: «Il futuro del nostro tessuto sociale passa attraverso la tenuta e il rilancio del nostro servizio sanitario: se così non sarà vorrà dire che questa tragedia non ci ha insegnato niente, e saremo condannati a un veloce declino».