Un codice di comportamento per il personale sanitario nel quale rientra per la prima volta anche l’utilizzo dei “social network”, ora espressamente vietato durante il lavoro. E’ quello che ha stilato il direttore generale dell’Asl 10 Veneto Orientale, Carlo Bramezza, per disciplinare maggiormente i rapporti con l’utenza ed evitare il rischio di iniziative che violino la privacy o diventino addirittura imbarazzanti.
Il riferimento, naturalmente, è ai casi che di recenti hanno fatto più scalpore in altre realtà sanitarie: dai selfie in sala operatoria al presunto “campionato goliardico” tra chi infilava ai pazienti la cannula più grossa, che il mese scorso ha portato alla ribalta delle cronache nazionali l’ospedale di Vicenza.
Il regolamento, oltre alle telefonate non di servizio, proibisce appunto «chat», foto e loro pubblicazione mentre si lavora, specie nelle sale operatorie o nelle camere dei pazienti. I personal computer dell’Azienda sanitaria sono già stati bloccati in questo senso, ma oviamente il divieto vale anche per gli smartphone personali. «L’idea – spiega Bramezza mi è venuta quando ho letto quanto sarebbe accaduto a Vicenza: io sono il primo ad avere incentivato il ricorso ai nuovi canali di informazione, tra Twitter, Facebook e Youtube, ma quando questi sono utilizzati in modo da minare la privacy degli utenti nella struttura sanitaria, allora vanno decisamente condannati. Sia chiaro comunque che qui non è mai accaduto nulla». Ecco allora partire da San Dona il «manifesto» con le regole da seguire da tutti i dipendenti: negli ospedali di San Dona, Portogruaro e Jesolo, nei distretti e nei presidi estivi di Bibione e Caorle. Si chiama «Social media policy» ed è il documento che, oltre a ricondurre le disposizioni generali sull’utilizzo improprio dei social al codice di comportamento del personale, entra nel merito e ne disciplina l’utilizzo. «Tra le prime indicazioni viene spiegato dalla direzione c’è quella di non istituire profili che possano generare equivoci o confondersi con quelli gestiti dagli organi aziendali. Per tali motivi è precluso l’utilizzo di logo e ragione sociale aziendali, i quali potranno essere pubblicati previa autorizzazione della direzione generale». E così via con tutta una serie di indicazioni. «Infine il richiamo a utilizzare i social network fuori dell’orario di servizio, e un inciso per i casi di diffusione di immagini legate all’ambiente lavorativo: anch’esse spesso motivo di violazioni plurime dei principi professionali». E se qualcuno venisse «beccato» a trasgredire? «La valutazione avverrà caso per caso, dipendendo sempre dalla gravita del comportamento – avverte Bramezza – è chiaro che sarà avviato un procedimento disciplinare che in caso di episodi gravi sfocerà nel licenziamento».
Il Gazzettino – 26 maggio 2016