L’ippodromo di San Siro, dopo ottantotto anni di corse, ha chiuso i battenti il 31 dicembre scorso e potrebbe dunque scomparire per sempre con conseguenze gravissime per cavalli e lavoratori. Sono tremila gli operatori dell’indotto che rischiano di essere licenziati e circa cinquemila gli animali che presto potrebbero finire al macello.
La chiusura della Scala del trotto, come era soprannominato l’ippodromo, rappresenta un duro colpo per la cornice storica di Milano e per l’importanza simbolica che esprimeva dal 1925, ma la Trenno, società gestore dell’impianto, ha fatto sapere che la sospensione dell’attività della pista è dovuta all’impossibilità di proseguire a fronte della situazione sempre più precaria del comparto ippico italiano. La pista del trotto di Milano, la più veloce in Italia e teatro di molti record europei, era caduta in disgrazia a causa di un calo vistoso di spettatori e scommesse.
La Provincia di Milano ha provato a intervenire per rilanciare il complesso convocando un tavolo di lavoro per affrontare la crisi occupazionale insieme a tutte le parti coinvolte: i lavoratori, la Trenno, la Provincia e il Comune di Milano. «Auspichiamo che l’ippodromo venga riaperto – afferma Pietro Accame, consigliere della Provincia di Milano – perché la chiusura definitiva della struttura sarebbe una perdita devastante per il territorio milanese sia in termini di occupazione (con conseguenze su tremila famiglie) che di professionalità».
Secondo Accame, una delle priorità da segnalare al Comune di Milano è la necessità di vincolare l’area allo sport per toglierla dall’appetito della speculazione edilizia. «C’è una grande volumetria commerciale all’interno dell’area – continua Accame – dove sarebbe possibile realizzare il più grande centro commerciale di tutta Milano».
Dopo la chiusura si è ipotizzato un interesse del Milan ad acquisire l’area per allargare l’hospitality di San Siro. La società non ha voluto commentare le voci, pur senza smentirle apertamente. «Ben venga l’estensione al calcio – conclude il consigliere provinciale – perché non è conflittuale rispetto all’area del trotto. Anzi, se occorre l’ippica potrebbe spostare le tribune dall’altra parte della pista ricavando più spazio per allargare il parcheggio dello stadio».
Corriere della SEra – 31 gennaio 2013