Un autunno caldo attende governo, cittadini e imprese. Almeno per quanto riguarda le scadenze e gli appuntamenti da qui a fine anno. Se addio del bicameralismo, riforma della pubblica amministrazione e Jobs Act sono le prime urgenze sul tavolo del Parlamento, non si possono dimenticare i 51 ulteriori decreti in attesa di attuazione perché le manovre del Governo Renzi vadano in porto.
Sul fronte risparmio, gli eventi più importanti sono i risultati degli stress test sulle banche europee che potrebbero allentare la stretta sul credito. Intanto stanno per debuttare in Borsa 20 Ipo mentre l’andamento dei titoli di Stato si preannuncia ancora in discesa. Infine i capitoli imposte e fisco: in attesa che sia attuata la delega per la riforma fiscale, ci sono le scadenze Irpef, Ires, Irap e Iva. E resta il nodo dei prelievi sulla casa, in particolare Tasi e Imu.
QUATTRO MESI TRA TASSE RISPARMI E RIFORME
I temi caldi: dalla Tasi al voto sulla Costituzione allo spread. Un quadrimestre cruciale per governo, cittadini e imprese: oltre agli impegni in calendario, quelli previsti da sblocca Italia e stabilità
Un’agenda fitta di impegni quella dell’ultimo quadrimestre dell’anno, i primi 122 giorni dei mille annunciati da Matteo Renzi. Impegni già in calendario o in lista d’attesa che attendono Governo, Parlamento, imprese e famiglie da oggi al 31 dicembre, ai quali si aggiungeranno le misure sulla giustizia e quelle connesse allo sblocca Italia varate venerdì scorso nonché la prossima legge di Stabilità.
Tanto per cominciare, il Senato dovrà subito vedersela con con tre “pesanti” disegni di legge: la delega sul mercato del lavoro, quella sulla riforma della pubblica amministrazione e la legge elettorale. Tutti i Ddl dovranno poi passare al vaglio di Montecitorio, dove tra sette giorni partirà pure l’iter per l’addio al bicameralismo perfetto e all’attuale federalismo. Sempre la Camera, da ottobre, dovrà esaminare la legge di stabilità 2015. E nel frattempo saranno arrivate in Parlamento le riforme di scuola e giustizia. Poi ci sono i provvedimenti attuativi in lista di attesa: Il Sole 24 Ore, che monitora costantemente con Rating24 lo stato dell’attuazione, ne ha contati 51 da mettere in cantiere entro il 31 dicembre. Ma se si guarda oltre Capodanno, ci sono altri 113 decreti da mettere a punto, più le misure applicative ereditate dai governi Monti e Letta (rispettimente 117 e 203): in tutto 484 provvedimenti da varare con urgenza per non accrescere il monte di norme attuative già andate fuori tempo massimo. Tra le riforme sulle quali pesa il maggior carico norme applicative spiccano il decreto legge competitività (20 gli adempimenti attesi) e quello sulla pubblcia amministrazione (13 misure), entrambi convertiti in legge di recente.
Sul fronte risparmio, l’autunno si prospetta impegnativo per gli investitori: bando alle distrazioni se si vogliono evitare sorprese nel portafoglio titoli. Molti gli appuntamenti in calendario: a livello macro spicca la pubblicazione da parte della Bce dei risultati dell’asset quality review e degli stress test sulle principali 130 banche europee (15 italiane). Occhi puntati poi su Piazza affari: una decina i collocamenti già preannunciati (dopo le circa 20 Ipo avvenute da inizio anno), cui si aggiunge un lotto di altre probabili debuttanti. Occasioni sulle quali occorrerà esercitare la massima prudenza nella selezione dei titoli, facendo riferimento soprattutto alla capacità di esportazione e di sviluppo delle Ipo su cui si scommette.
Per i titoli di Stato, ultimo quadrimestre tendenzialmente in discesa: rendimenti e tassi attesi sulla scia dei minimi storici registrati finora, liquidità abbondante e caccia al rendimento contribuiscono a tenere elevata la domanda rispetto all’offerta. A incidere positivamente sulle aste italiane anche l’impegno a tenere il rapporto deficit/Pil sotto il 3%, il programma delle riforme strutturali, le privatizzazioni, le aspettative sulle prossime mosse della Bce. Ma, in quest’ultimo quadrimestre, si individuano anche insidie che possono accrescere la vulnerabilità dell’Italia, quali il rischio di scivoloni nella politica interna, le tensioni internazionali e l’avvio di una politica monetaria restrittiva da parte della Fed.
Infine, due temi sui quali gli italiani sono molto sensibili: il fisco e il mattone. Capitolo tasse e imposte: in attesa che si attui la delega per la riforma fiscale e che – una volta definiti i tagli della spesa pubblica allo studio del commissario Carlo Cottarelli – si decida il destino delle agevolazioni fiscali per cittadini e imprese, di certo ci sono solo le tasse da pagare in autunno, ossia l’Irpef, l’Iva, l’Irap e l’Iva oltre alle imposte sugli immobili. All’appello oggi sono chiamati i contribuenti non titolari di partita Iva che hanno rateizzato il primo acconto 2014, maquesta è solo una delle scadenze mensili in vista del 1? dicembre, quando dovranno essere completati i versamenti degli acconti d’imposta 2014. Ancora incerto (quanto meno negli importi) il capitolo mattone: solo in autunno tutti i proprietari di immobili sapranno esattamente quanto pagheranno. Per definire le aliquote Tasi c’è tempo fino al 10 settembre (e chi non ha pagato l’acconto dovrà andare alla cassa entro il 16 ottobre), mentre per stabilire il livello dell’Imu i Comuni hanno tempo fino al 30 settembre. Ma qui il prossimo appuntamento alla cassa è quello del 16 dicembre, quando si dovrà pagare anche il saldo della Tasi.
Camere, Pa e Jobs Act le prime urgenze
Un poker di leggi pesantissime già in campo ma dal cammino incerto e dal destino imperscrutabile: addio al Senato, legge elettorale, jobs act e burocrazia. Tre decreti legge in pista con la zavorra dello sblocca Italia sbarcato venerdì in Consiglio dei ministri. La riforma della giustizia che agita le acque nella maggioranza, ma che per Matteo Renzi è un rompicapo anche nei rapporti con i berluscones i cui voti sono determinanti quanto meno su legge elettorale e riforme istituzionali. La riforma della scuola che attende il lasciapassare dell’Economia per scendere in campo. E la madre di tutte le leggi, la stabilità 2015, alias ex Finanziaria, che dovrà realizzare una improba sintesi tra ambizioni di ripresa economica, contenimento della spesa e omaggio ai richiami al rigore dell’Europa nella speranza di ottenere chance di flessibilità e spazi per gli investimenti.
Dieci leggi tutte da fare, e centomila scommesse da vincere, tormenteranno le Camere e il Governo nella stagione autunnale che sta per aprirsi e che risulterà determinante per le sorti dell’Italia, ma anche della maggioranza delle “strette intese” con Pd e Ncd in troppi casi sempre più spesso distanti sulle scelte concrete da intraprendere. Non sarà una stagione parlamentare qualsiasi quella che si apre fin da questa settimana, in attesa di entrare però nel vivo tra altri sette giorni. Anche se, è chiaro, i giochi politici sono in pieno svolgimento e i tempi per dare gambe e sostanza, non solo annunci, ai mille giorni promessi da Renzi, si fanno sempre più stretti. Come sa bene il premier ex sindaco se vuole riuscire e rinverdire la luna di miele con gli italiani, tanto più in vista di una tornata primaverile di amministrative nelle Regioni determinante per conoscere la geografia politica (partitica) nazionale.
Si ricomincia da 10, dunque. Anche trascurando provvedimenti non certo minori come divorzio breve, unioni civili, magari le misure sull’eterologa. Sono almeno otto, intanto, i Ddl rompicapo su cui c’è da aspettarsi un’estenuante guerriglia di emendamenti e di tira e molla tra i partiti. E di altri voti di fiducia a raffica da parte di un Governo dopo il pieno già collezionato nei suoi primi 185 giorni di vita.
La scalata comincerà subito al Senato, dove si registra un vero e proprio ingolfamento dei principali Ddl in lista d’attesa che il Governo dovrà maneggiare con cura. Nei cassetti di palazzo Madama (e tutte in commissione) giacciono la delega sul mercato del lavoro che spacca i partiti e non solo sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma anche la delega per la riforma della Pa che dovrà assestare un nuovo colpo alla mala burocrazia, e infine la legge elettorale ” post consultellum” che poi è la cartina di tornasole della riuscita non solo della riforma istituzionale ma dell’intera impalcatura dei mille giorni renziani. Da notare che in tutto questo fiorire di leggi al bivio – la riforma del mercato del lavoro dovrebbe arrivare per prima in aula già questo mese – il peso maggiore ricade sulla commissione Affari costituzionali, alle prese con la Pa e con la legge elettorale. Senza scordare che tutti e tre i Ddl dovranno poi passare al vaglio della Camera. L’anticamera per prolungare all’inverno un autunno parlamentare caldissimo.
Impegni e tempistiche tutti da verificare. Anche perché intanto a Montecitorio, tra sette giorni, partirà l’addio al bicameralismo perfetto e all’attuale federalismo dopo il primo sì del Senato ad agosto. E sempre alla Camera, da ottobre, partirà la legge di stabilità 2015. Quanto basta per complicare le cose. Anche perché nel frattempo saranno arrivate in Parlamento le riforme di scuola e giustizia. Altri giri, altre corse. E altre scommesse. Se mille giorni basteranno.
Ai tavoli dell’attuazione attendono 51 decreti
Le riforme non vanno solo fatte, vanno anche attuate. E per quanto il governo Renzi abbia dato un’accelerata all’applicazione delle manovre varate in questi ultimi anni, il lavoro che resta è ancora tanto. Solo per rimanere nell’orizzonte limitato che separa il rientro dalle vacanze dalla fine dell’anno, l’Esecutivo dovrà mettere in cantiere 51 provvedimenti. Tanti sono quelli che scadranno prima del 31 dicembre. Per undici il timing è ancora più ravvicinato, perché già entro questo mese dovranno essere pronti. E questo per rimanere soltanto alle riforme varate dal Governo con l’obiettivo di dar man forte alla crescita. Se poi si getta lo sguardo oltre il 31 dicembre, il programma di attuazione si fa ancora più poderoso, perché ci sono 113 decreti (al netto dei 51 da perfezionare entro fine anno) da mettere a punto. A questi vanno, poi, aggiunte le misure applicative necessarie per tradurre in realtà le manovre varate dai governi Monti e Letta, eredità rispettivamente di 117 e 203 provvedimenti, carico che l’attuale Governo ha ereditato e deve smaltire. E deve pigiare ancora di più sull’acceleratore se non vuole che la quota di norme attuative già scadute – ora sono 139: 56 relative alle riforme Monti e 83 a quelle di Letta – continui a crescere. Problema che non riguarda solo il passato, perché anche nelle manovre varate da questo Esecutivo si possono già contare 27 provvedimenti fuori tempo massimo (si veda anche Rating 24 sul Sole di domenica 24 agosto).
Insomma, c’è di che rimboccarsi le maniche, tanto più che lo stock di norme applicative, di per sé ragguardevole, è destinato a crescere per effetto delle riforme in cantiere. Già venerdì scorso il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a interventi sulla giustizia e sull’economia, con lo sblocco delle grandi opere: misure che accrescono la dote dei provvedimenti attuativi.
Il carico più pesante di norme applicative lo presenta il decreto competitività, convertito in legge di recente. A dispetto dei propositi del Governo di far sempre più ricorso a misure autoapplicative, così da rendere marginale l’esigenza di decreti attuativi, il Dl che contiene disposizioni per il rilancio delle imprese richiede ben 20 adempimenti da portare al traguardo entro fine anno. Il primo atto dovrà vedere la luce entro il 10 settembre: si tratta della nomina dei nuovi componenti del collegio dei revisori dei conti dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Sempre entro il mese sono attese le modalità per la gestione telematica dei dati dei controlli sulle imprese agricole, la nomina del direttore del Parco delle Cinque terre, il decreto del ministero dello Sviluppo economico sulle misure che le cooperative di consumo con più di 100mila soci devono adottare per migliorare la governance.
Non è da meno il carico di provvedimenti attuativi previsto dal decreto sulla pubblica amministrazione, anch’esso convertito di recente. Si tratta di 13 adempimenti, tre dei quali – applicazione anche ai vertici di Banca d’Italia e Ivass (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) del divieto di consulenze dopo due anni dalla cessazione dell’incarico; tagli alle consulenze delle Autorità garanti; comunicazione all’Agenzia per l’Italia digitale delle banche dati gestite dalle amministrazioni – da mettere a punto entro il 19 settembre.
E per metà settembre è atteso anche il decreto dell’Economia sull’istituzione di un gruppo di lavoro sul tax free shopping, con lo scopo di individuare risorse da destinare al turismo. Si tratta di uno dei 12 adempimenti previsti dal Dl cultura.
Le case nel labirinto dei prelievi locali
Anche quest’anno i proprietari di immobili sono costretti ad aspettare l’autunno per sapere esattamente quanto pagheranno di imposte. Ma nelle prossime settimane potrebbero delinearsi anche diverse novità per il fisco immobiliare, destinate a riflettersi pure nel 2015.
Nel giro di dieci giorni i Comuni sono chiamati a deliberare le aliquote della nuova Tasi, l’imposta sui servizi comunali indivisibili che può colpire le prime case, ma anche – a scelta dei Comuni – tutti gli altri immobili (addossando all’inquilino, nel caso di fabbricati locati, una quota tra il 10 e il 30% del tributo).
Di fatto, poco meno di 2.200 Comuni su 8mila hanno deliberato le aliquote Tasi in tempo per il pagamento dell’acconto. Ora i Comuni ritardatari devono accelerare: entro il 10 settembre devono approvare e inviare le loro decisioni al sito internet del dipartimento delle Finanze, per consentirne la pubblicazione entro il 18 settembre e dare la possibilità ai contribuenti (che non l’hanno già fatto a giugno) di versare l’acconto entro il 16 ottobre. Il saldo, per tutti deve essere pagato entro il 16 dicembre. Termine entro il quale dovranno versare, in un’unica soluzione, l’imposta anche i contribuenti dei Comuni che continueranno a non deliberare: in questo caso per il calcolo si applicherà l’aliquota dell’1 per mille. Entro quella data dovrà essere versato anche il saldo dell’Imu (che si applica su tutti gli immobili diversi dalle abitazioni principali non di lusso).
Il prossimo 31 dicembre è una data importante per chi vuole ottenere il massimo vantaggio dai bonus sui lavori edilizi. Fino a quella data il l’ecobonus, relativo alle singole unità immobiliari, porta in dote una detrazione fiscale del 65% della spesa sostenuta; nel 2015 la percentuale passa al 50 per cento. Per le ristrutturazioni edilizie la detrazione passa dal 50% al 40 per cento. Attenzione, però: il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha annunciato che con la legge di stabilità per il 2015 si lavorerà per la proroga di entrambe le misure (in un primo tempo, invece, sembrava che la proroga del 65% potesse finire già nel pacchetto “sblocca-Italia”) .
Una spinta per rimettere in moto il mercato della casa è attesa anche dalle norme annunciate che permetteranno di portare in detrazione, per alcuni anni, una parte del prezzo di acquisto di una casa nuova o completamente ristrutturata a condizione che l’acquirente la affitti a canone concordato. Se funziona si dà una mano a smaltire lo stock di appartamenti invenduti accumulato con la crisi e si aumenta l’offerta di case in affitto a canone contenuto. Molto dipenderà però dalla formulazione finale del testo di legge, che dovrà passare attraverso la conversione del Parlamento.
Il Sole 24 Ore – 1 settembre 2014