Banchetto a base di bovini per l’orso «biondo» del Baldo
Malcesine. Il secondo esemplare, in codice M4, ha il pelo particolarmente chiaro e ha 5 anni: ha già predato le pecore. L’episodio è avvenuto ai primi di ottobre vicino a Malga Colma. La Polizia provinciale ha fatto delle verifiche per gli indennizzi
Un orso Bruno, sul Monte Baldo in questo periodo ce ne sono due Malcesine. Il secondo orso del Baldo, in codice M4, chiamato anche «il biondo» per il pelo chiaro, sta facendo scorte per l’inverno e, nei giorni scorsi, ha divorato una manza, una Blu Belga nera gravida di sei quintali e un castrato di due. Quello che si deve ora capire è se le bestie siano state predate o se il plantigrado se ne sia solo cibato, particolare cruciale, legato all’eventuale indennizzo ai proprietari, su cui sta facendo verifiche la Polizia provinciale che, dopo un sopralluogo, ha stilato una relazione che sarà trasmessa in Regione. La denuncia è di Moreno Benamati, 33 anni, e della madre Giuseppina Danti, 52, di Malcesine, titolare di una stalla a San Michele che ospita ora 13 vacche, prima 15, otto delle quali, fino al 4 ottobre, rimaste in alpeggio a Malga Colma di Sotto (o Zocchi Bassi), a quota 1.500 metri, al confine col Trentino, vicino a Bocca Navene. «Il 23 settembre», dice Benamati, «eravamo andati in malga e tutte e otto le bestie erano là, con altre non nostre. La domenica dopo, 30 settembre, siamo tornati per tagliare legna e ci siamo accorti che il castrato mancava: non ci siamo preoccupati perché era un solitario. Il lunedì 1 ottobre, però, mio cugino che gestisce Malga Colma di Sopra, accanto all’ex caserma della Finanza, mi ha avvisato che le 12 bestie, prima a Malga Colma di Sotto, si erano spostate alla vicina Malga Tolghe, in Trentino. Il fatto ci ha insospettiti e ho chiamato il gestore che mi ha riferito di come mancassero il castrato e un’altra bestia. E giovedì, il 4 ottobre, un cacciatore mi ha avvisato di aver trovato la vacca col ventre squarciato vicino al baito di Malga Colma». «Aveva un lacerazione sotto il costato», precisa, «mancavano le viscere, il vitellino era stato tirato fuori lateralmente e in parte divorato. La mucca aveva un corno rotto, ferite su muso e schiena probabilmente per aver lottato cercando di difendersi: presumiamo dall’orso. Il fatto è avvenuto dopo la notte tra il 30 settembre e l’1 ottobre, quando alle 1.30, al rifugio Bocca Navene, hanno sentito i campanacci delle mucche verso Malga Tolghe». Intanto hanno trovato pure il castrato. «Nelle stesse condizioni», precisa Benamati, che il 4 ottobre ha chiamato la Polizia provinciale, arrivata il 5: «È stato stilato un verbale ed è stata fatta una ricerca per ricavare tracce di pelo e risalire al dna. Poi ci hanno dato il modello da compilare per il risarcimento». Se prima gli allevatori erano tranquilli, ora lo sono meno: «Dopo il sopralluogo ci hanno telefonato e chiesto se la manza stesse male. Quasi potesse essere morta da sola e non predata dall’orso. Ma i bovini stavano bene, la femmina avrebbe partorito 2 vitelli, l’abbiamo scoperto l’8 ottobre. Faremo istanza di indennizzo, temiamo invano». Precisa il vicecomandante della polizia provinciale Damiano Cappellari: «Il nostro ufficiale responsabile di zona è intervenuto il 5 ottobre su richiesta dell’interessato, essendo la Provincia deputata all’istruttoria per il risarcimento danni da predatori selvatici. La procedura della Regione prevede che noi o il Corpo forestale accertiamo il fatto, risalendo possibilmente alle cause di morte. È stato quindi compilato un verbale che fotografa la realtà. Il consumo potrebbe essere stato opportunistico, ossia avvenuto dopo la morte dell’animale, mentre il danno è riconosciuto solo accertando che l’orso l’ha determinata. Trasmetteremo la relazione in Regione, precisando che l’orso si è sicuramente cibato dell’animale». Sull’intervento: «Abbiamo raccolto pelo sulla corteccia di un albero vicino per definire a che animale appartenga. Se fosse di orso potrebbe essere di M4 che, un mese e mezzo fa, ha predato delle pecore in zona. Anche allora si è proceduto così. Trovammo del pelo, che, analizzato, ci ha permesso di risalire a questo esemplare, un maschio di circa cinque anni, particolarmente chiaro».
Barbara Bertasi – L’Arena – 11 ottobre 2012