Un bambino delle elementari e la sua maestra sono risultati positivi alla tubercolosi in provincia di Treviso, nella zona dell’Opitergino Mottense, mentre quasi l’intera classe, venti alunni su ventuno, ha sviluppato una reazione: gli studenti sono stati sottoposti a ulteriori indagini radiologiche e test di laboratorio.
Non è un allarme sanitario, il personale ospedaliero precisa che si tratta di numeri di incidenza ordinaria per la Marca, ma il fatto che abbia colpito in una scuola primaria, del tutto inaspettatamente, ha messo in agitazione famiglie e personale.
Il bambino, che frequenta una classe avanzata dell’istituto, è stato dimesso ieri: la forma riscontrata nel piccolo non è considerata particolarmente grave ed è stata definita, per usare una terminologia medica, «subclinica». Più complicata, a livello sanitario, è la situazione dell’insegnante: il Servizio di igiene e sanità pubblica sta ancora conducendo gli approfondimenti del caso ma, considerato che i familiari del bambino sono risultati tutti negativi, il bacillo potrebbe essere stato veicolato proprio dalla donna, ricoverata ieri a mezzogiorno al Ca’ Foncello. Potrebbe essere lei l’involontaria causa della diffusione della tubercolosi.
Nei giorni scorsi, all’Usl 2 di Treviso, è pervenuta la notifica del caso di bacillo di Koch (l’agente infettivo responsabile della tubercolosi) nel piccolo paziente, ricoverato per la somministrazione di una terapia specifica. «Per la sintomatologia che registrava è stato sottoposto a una radiografia del torace – spiega il direttore Sandro Cinquetti – che ha confermato la diagnosi. Dovrà proseguire la terapia anche dopo le dimissioni». A seguito della segnalazione, il Servizio igiene e sanità pubblica ha attivato, come da protocollo, le azioni di controllo su familiari e contatti del bambino, concentrando l’attenzione sui compagni di classe e il personale della scuola, e all’interno del percorso di analisi è stata diagnosticata la tubercolosi nell’insegnante. «Verosimilmente è il caso indice – continua Cinquetti – il bambino e la classe potrebbero aver avuto contatto con bacillo per effetto della docente. All’inizio si era ipotizzato che venisse dal bambino ma i familiari sono risultati negativi al test Mantoux. E ci auguriamo che rimanga l’unico caso».
I sintomi della tubercolosi possono emergere con varie modalità: si comincia generalmente con una febbre serale, frequenti sudorazioni e una sintomatologia che cambia a seconda delle localizzazioni; per la forma polmonare, che è la più frequente, possono sorgere anche disturbi respiratori. «Solo in rari casi, di regola in soggetti con situazioni cliniche predisponenti, questo contatto può essere seguito da malattia» spiegano dal distretto: la malattia si acquisisce per via aerea, ad esempio con un colpo di tosse. Nella maggior parte delle infezioni risulta essere asintomatica, latente; la migliore forma di prevenzione è l’isolamento del malato, che viene sottoposto alla terapia.
Dopo avere riscontrato la patologia nel piccolo e nella maestra, l’Usl ha attivato il protocollo sul resto dei frequentatori dell’aula dei primi due contagiati. «Dai controlli con test Mantoux sulla classe – sottolinea – è emersa una condizione di positività per 20 bambini su 21. Questo attesta che i bambini sono entrati in contatto con il bacillo e hanno sviluppato qualche reazione. Non significa che abbiano contratto la malattia, sono tutti asintomatici, ma questo ci impone di approfondire con indagini radiologiche del torace e un altro test di laboratorio più sofisticato, per vedere se dietro alla reazione dovuta alla stimolazione cutanea si nasconda l’infezione».
Nei prossimi giorni saranno sottoposti a test Mantoux anche i familiari della maestra, per scoprire se vi sia un indicatore contatto avvenuto tra l’organismo e il bacillo di Koch.
L’importante, per il direttore del Servizio di igiene e salute pubblica, è che questo caso non sollevi allarmismi: «Si tratta di un’incidenza ordinaria. Nel 2019 – spiega Cinquetti – sono stati riscontrati meno di dieci casi di tubercolosi nel territorio dell’Ulss 2 di Treviso. Nel 2018 i casi di tubercolosi sono stati 65, dei quali 28 nel distretto Treviso, 21 in quello di Pieve e 16 ad Asolo».
La notizia più importante, però, è che il piccolo paziente ora sta meglio ed è tornato a casa con i propri genitori. Dovrà continuare la terapia per un periodo di tempo non trascurabile, ma la paura è passata.
corveneto