Il bilancio è stato chiuso con un attivo di 5 milioni 261 mila euro (subito restituiti alla giunta, come per legge) ma a sfogliare le pagine del consuntivo 2014 del consiglio regionale, pubblicato ieri, si ritrova anche uno squilibrio di cassa di 12 milioni 871 mila euro (ci sono state nell’arco dell’anno entrate per 59 milioni 823 mila euro – tra cui i 110 mila euro restituiti dai gruppi dopo l’indagine della Corte dei conti – e uscite per ben 72 milioni 695 mila euro), un disavanzo a cui è stato possibile far fronte soltanto grazie al fondo messo da parte nel 2013, un tesoretto da 41 milioni 817 mila euro.
Il patrimonio immobiliare non ha subito variazioni e resta composto da Palazzo Ferro Fini (acquistato nel lontano 1977 dalla Provincia di Venezia per 878 mila euro dell’epoca), Palazzo Torres-Rossini (costato 20 milioni nel 2003 ed oggi sostanzialmente inutilizzato) e l’ex sede del Banco di Napoli (pagata, con annesso magazzino, poco meno di 5 milioni). Tutti i limiti sulle spese imposti dalla spending review sono stati rispettati. Per gli incontri pubblici, i convegni, le mostre (compresa quella sulla Grande Guerra cara all’ex presidente Valdo Ruffato), la pubblicità e la rappresentanza istituzionale sono stati spesi 241 mil euro; per le missioni 24 mila euro; per la formazione 72 mila euro; per gli studi e le consulenze 69 mila euro. La manutenzione e il carburante delle auto e dei motoscafi blu ammonta a 20 mila euro, mentre 30 mila euro se ne sono andati per mobili e arredi nuovi.
Va detto che, confermando un trend iniziato nel 2010, praticamente tutte le voci che compongono il bilancio del consiglio risultano in costante discesa, e questo grazie alle leggi via via approvate in parlamento in tema di spending review (specie durante l’interregno di Mario Monti) ma anche grazie alla sensibilità maturata da parte della politica sui temi «anti Casta». Così, ad esempio, il peso degli stipendi dei consiglieri, sommato a quello dei vitalizi degli ex, è passato dai 23 milioni del 2010 ai 20 milioni del 2014, le spese dei gruppi da 6 milioni a 3,7 milioni, quelle per il personale, tra il blocco del turnover e le razionalizzazioni imposte ad ogni livello, da 13 milioni a 10 milioni, quelle per l’acquisto di beni e servizi addirittura da 15 milioni a 9 milioni. «L’obiettivo per il 2016 – si legge nella relazione che accompagna il bilancio – è di ridurre entro il 2016 il personale dirigenziale del 30% (da 20 a 14 unità) e del 20,69% quello non dirigenziale (da 202 a 159 unità)». Il che, a ben vedere, spinge a farsi una domanda: c’erano troppi dipendenti prima, che non facevano nulla, o ce ne saranno troppo pochi domani, costretti a fare i salti mortali? Se ne riparlerà dopo il 2016.
Alla voce «grado di raggiungimento degli obiettivi» va sottolineato il rispetto dei tempi di pagamento verso i fornitori ma certo stupisce scoprire che proprio nell’anno della «Retata Storica» il consiglio regionale, che pure nelle sue aule ha ospitato protagonisti eccellenti della maxi inchiesta sul Mose, non ha mosso un dito sul fronte della corruzione e della legalità. «Definire e promuovere soluzioni organizzative, procedurali e formative per la prevenzione della corruzione e dell’illegalità, coerenti con gli indirizzi del Piano nazionale della prevenzione a supporto del Piano triennale di prevenzione della corruzione adottato dal consiglio regionale»? «Obiettivo non realizzato» è il timbro messo in bella evidenza su fondo rosso. Warning . Chissà che quest’anno non rimedino. E c’è da lavorare parecchio anche sul fronte dell’e-democracy, delle pari opportunità (non sono stati realizzati gli obiettivi posti dal piano triennale) e del risparmio energetico, sia sul piano dell’illuminazione che su quello del riscaldamento, come sa bene chi frequenta abitualmente il Palazzo: si gira sudaticci in maniche di camicia anche nei giorni della merla. Chissà che bollette.
Corriere Veneto – 14 ottobre 2015