Qualcuno le ha viste galleggiare in mare durante una gita in barca. Altri le hanno trovate arenate nelle spiagge tra la puzza causata dalla decomposizione. Le ultime segnalazioni sono di ieri: due carcasse trovate a Pellestrina, due in zona A e una nella spiaggia dell’Eurotel. Da Caorle a Chioggia sono quasi una sessantina le tartarughe marine della specie «caretta caretta» trovate morte nelle ultime tre settimane.
A lanciare l’allarme è il Wwf, ma le segnalazioni rimbalzano già sui social network. Per le dimensioni del fenomeno si parla ormai di vera emergenza. «Non era mai successo prima nel nostro litorale – conferma la presidente della sezione veneziana del Wwf, Sonia Bernath – sono stati trovati animali in avanzato stato di decomposizione, con arti mancanti, per la maggior parte esemplari subadulti di dimensioni tra i 30 e i 70 centimetri».
Sulle ragioni non c’è al momento nessuna ipotesi. Le condizioni di decomposizione degli esemplari ritrovati non permettono una diagnosi certa della causa di morte. L’associazione ambientalista, con il Dipartimento di Biomedicina dell’Università di Padova, sta procedendo agli esami autoptici. «Le indagini sono partite dallo stomaco, si può capire molto da quello che mangiano – spiega Bernath – Se fossero spiaggiate perché ferite dall’impatto con una barca lo stomaco sarebbe vuoto: invece nelle carcasse che abbiamo è pieno e questo vuol dire che l’animale era nutrito e non esausto al momento della morte». Sono escluse dalle cause l’inquinamento e l’ingestione di plastica. I ritrovamenti si sono intensificati a partire dal 19 giugno, prima tra Caorle e Jesolo, più di recente tra Lido e Pellestrina. «Alcuni individui ritrovati erano in epoca riproduttiva e questo ci preoccupa, perché abbiamo perso esemplari di una specie già a rischio estinzione», commenta Paolo Perlasca del Wwf.
Nel 2013 ci fu un caso simile sulle coste di Friuli ed Emila Romagna. Le cause non furono mai scoperte ma dallo studio oceanografico risultò che gli animali erano morti in altri luoghi ed erano stati trascinati dalle correnti. Il caso sarà trattato a dicembre all’Istituto Veneto durante il convegno finale del progetto transfrontaliero NETCET per la tutela dei cetacei, di cui il Comune di Venezia è capofila. Intanto nell’Oasi degli Alberoni è appena stato liberato Sammy, l’unico esemplare trovato vivo ma in difficoltà al largo di Caorle da alcuni sub. Dopo essere stato salvato con l’aiuto della Capitaneria di Porto è stato affidato alle cure del dottor Luciano Tarricone, che ha escluso patologie. Il Wwf raccomanda nel caso si vedesse un esemplare in difficoltà oppure morto di chiamare il numero di emergenza 348 2686472, che fa capo all’Oasi degli Alberoni.
Il Corriere del Veneto – 19 luglio 2015