Pasquale Patrizio, luminare della Yale University, è l’unico italiano coinvolto nell’iniziativa mondiale di 125 ricercatori, che hanno scritto all’Organizzazione per chiedere il rinvio o lo spostamento delle Olimpiadi: i 500 mila turisti che le seguiranno — è il loro timore — potrebbero poi diffondere il virus nei loro Paesi. «È una causa umanitaria giusta — spiega Patrizio al Corriere —. Perché fare una scommessa così rischiosa? E a quale prezzo?»
di Silvia Morosi. Archiviata o quasi, per il momento, l’emergenza Ebola, un nuovo (minuscolo) agente patogeno sta mettendo in crisi il Pianeta. Zika, che da ottobre agita il Brasile, è ora arrivato a mettere l’uno contro l’altra un gruppo di 125 scienziati — tra i più importanti a livello mondiale — e l’Organizzazione Mondiale della Sanità. I ricercatori chiedono di rinviare le Olimpiadi di Rio 2016 (previste dal 5 al 21 agosto) per i rischi legati al virus. Medici ed esperti di bioetica hanno indirizzato una lettera aperta a Margaret Chan, direttore generale dell’Oms, affinché si spenda per far cambiare la data dei Giochi del Brasile, epicentro dell’epidemia di infezioni causata dalla zanzara.
Londra li cancellò nel ‘44, per la guerra
Finora l’unica scusa per cancellare i Giochi erano state le Guerre mondiali (Berlino 1916, Tokyo 1940 e Londra 1944). Promotori della lettera all’Oms quattro stimati docenti di medicina: il professor Amir Attaran, dell’università di Ottawa; Arthur Caplan e Lee Igel dell’università di New York e il dottor Christopher Gaffney di Zurigo. Postato anche su Facebook e Twitter, aperto alla sottoscrizione pubblica, il testo è firmato da rappresentanti di decine di Paesi, incluso lo stato carioca, e richiede di organizzare un panel indipendente per elaborare una raccomandazione al Comitato Olimpico Internazionale e riconsiderare la decisione degli organizzatori. Tra i firmatari anche un (solo) medico italiano, Pasquale Patrizio.
L’onore italiano in una «causa umanitaria giusta»
Originario di Torre Annunziata, laureato all’Università di Napoli nel 1983 e specializzato in Ostetricia e Ginecologia, da 28 anni lavora negli Usa, dove ha aggiunto alla sua formazione una specializzazione in Medicina della Riproduzione e un Master in Bioetica, e dove oggi dirige il Centro di fertilità della Yale University, in cui insegna Ostetricia, Ginecologia e Scienze riproduttive. «Essere sui social ed aprire una sottoscrizione pubblica (per leggere il testo della lettera pubblicata sul Washington Post, sfiora l’icona blu) ha permesso una diffusione rapida dell’informazione ed ha aperto la partecipazione di altri alla petizione. Essere il solo italiano è stato un onore. È un privilegio unico poter aggiungere la propria voce ad una causa umanitaria giusta», spiega al telefono con il Corrieredal suo ufficio nel Connecticut.
Oltre 19 mila atleti e 500 mila spettatori
Per i Giochi si stima che siano in arrivo in Brasile circa 15.000 atleti, di cui 4.350 per le Paralimpiadi, oltre a 500.000 turisti. L’incognita di avere mezzo milione di turisti assemblati in un luogo in cui la virulenza Zika è altissima provoca grossi timori. «Questo virus si va modificando rapidamente, con frequenza annuale invece che una volta ogni 4-5 anni come quelli del dengue e del chigunkuya, per cui è potenzialmente più pericoloso», sottolinea (nella foto, sotto, una manifestazione contro Zika, Ap).
I nuovi dati dell’emergenza
A fine maggio erano 51 i paesi a segnalare casi autoctoni di infezione da virus Zika, e 13 a denunciare un aumento di casi della sindrome di Guillain-Barrè. A inizio giugno, il nuovo report dell’Oms ha calcolato il rischio nella regione europea, che riguarda 900 milioni di persone: i territori più a rischio sono quelli dove sono già presenti le zanzare Aedes aegypti, principali vettori dell’infezione.
Il rischio (inutile)di concentrare le persone in un luogo
Al momento «non si conoscono neanche quali siano i rischi reali sulla salute di uomini e donne, in particolare di donne incinte», mette in luce Patrizio (sfiora l’icona blu per il profilo del docente). Tra gli effetti neurologici — ad oggi certificati — ci sono la syndrome di Guillain Barre per uomini e donne e la microcefalia per i feti di donne incinte, ma davvero non sappiamo se ci sono altre patologie connesse a questo virus. «Avere in un unico Paese tante persone che poi ritornano ai loro luoghi di origine come potenziali portatori di un virus in incubazione che può essere trasmesso ad altre persone ( attraverso zanzare che si infettano nutrendosi sui portatori) anche più deboli (immunocompromessi, anziani, …) è un rischio abbastanza serio, imprevedibile al momento, ma che potrebbe essere ridimensionato con il posticipo dei Giochi», spiega. Un rinvio che potrebbe dare tempo agli addetti di capire come fronteggiare questo virus in maniera efficace, ad esempio con una vaccinazione (nella foto, le operazioni di disinfestazione nei vicoli di Recife, Ap).
Quello che circola in Brasile è un virus più virulento
A proposito della risposta dell’Oms — «Sulla base dell’attuale situazione del virus, che circola in quasi 60 Paesi in tutto il mondo, non esiste alcuna giustificazione per la salute pubblica per posticipare o cancellare i Giochi» — Pasquale Patrizio (nella foto sotto) sottolinea come non sia corretto parlare di 60 Paesi con lo stesso ceppo virale, poiché «quello che circola in Brasile è più virulento ed è causa di danni cerebrali e neurologici». Sul documento si legge poi che è allo studio una strategia revisionata per il periodo da luglio 2016 a dicembre 2017, che verrà lanciata a metà giugno.
Resta nel liquido seminale per 8-10 settimane
«La strategia in corso negli Usa è di avere un test affidabile e veloce per identificare soggetti affetti ed allo stesso tempo avere un vaccino», aggiunge. Fondamentale è stato il ruolo dei media nel fornire dati accurati sui tassi di infezione e nell’«informare su come proteggersi dal possibile rischio contagio (prevenire punture di zanzare ed usare preservativi visto che il virus è presente nel liquido seminale fino ad un periodo di 8-10 settimane dal contagio)».
Le canoiste spaventate e il problema dell’igiene
In molti hanno evidenziato come la stagione invernale in Brasile dovrebbe essere un fattore protettivo. Ma il clima, è importante evidenziare, «non sarà mai così freddo da debellare tutte le zanzare Aedes (nella foto, Ap)». In più la precaria situazione igienica di alcune zone di Rio ed altre località non è rassicurante. La presenza di acquitrini è unpabulum (un ambiente di coltura) ideale per la riproduzione delle zanzare. «Anche la situazione fognaria è compromessa, un articolo recente ha riferito del timore di alcune canoiste tedesche in allenamento nelle acque antistanti la spiaggia di Rio, per la sporcizia delle acque e la presenza di scarichi fognari non trattati», racconta. Inoltre non si conoscono ancora bene i periodi di latenza del virus nelle persone infette e quindi altri possibili effetti a lungo termine. Insomma sarà inevitabile il contagio per un grande numero di persone/turisti accalcati in luoghi dalle carenti condizioni igienico-sanitarie.
La scommessa rischiosa di giocare con la salute altrui
È possibile, insomma, che qualcuno torni dal Brasile come «portatore sano» e diffonda poi il virus nel proprio Paese. Al momento è stato provato il contagio per via sessuale. «Tuttavia il problema maggiore è dato dal rischio che zanzare non infette possano poi infettarsi pungendo un portatore sano e poi diffondere velocemente Zika ad altri», conclude. Negli ultimi anni ci sono stati numerosi allarmi epidemici che sono poi fortunatamente rientrati: influenza aviaria, influenza suina, in un certo senso lo stesso Ebola, che è stato una tragedia ma non si è diffuso in tutto il mondo come qualcuno paventava. Zika non è candidato a fare la stessa fine? «Potrebbe, e me lo auguro, ma perché fare una scommessa così rischiosa? E a quale prezzo? Stiamo lavorando giorno e notte per la messa a punto di un vaccino».
Corriere.it – 9 giugno 2016