O la va o la spacca. I medici dell’ospedale civile di Rovigo sono pronti a dichiarare sciopero, se l’Usl 18 non farà un passo indietro sulla sperimentazione avviata sulle guardie notturne, riorganizzate dal primo dicembre scorso secondo i cosiddetti turni europei. Una posizione sostenuta unitariamente da tutti i sindacati ospedalieri che oggi siederanno per l’ultima volta al tavolo di concertazione con l’azienda, alla quale vengono lasciati spazi ben delimitati di mediazione.
«La parte del provvedimento che più si contesta – si legge in una nota congiunta di tutte le organizzazioni- è quello relativo alla riduzione del numero dei medici di guardia nei reparti medici. La notte e nei giorni festivi un solo medico deve far fronte alle esigenze di nove reparti e centocinquanta letti, rispetto ai due previsti dal piano precedente». Un punto su cui sono determinati a fare muro le sigle dei medici (Anaao-Assomed, Cimo, Fp Cgil, Cisl Medici, Uil Medici Fesmed, Fvm-Sivemp), degli anestesisti e dei rianimatori (Aaroi-Emac), dei radiologi (Snr) che, peraltro, avevano ottenuto anche il sostegno istituzionale dell’Ordine dei medici.
Non a caso in una precedente missiva, indirizzata all’azienda socio-sanitaria perché chieda alla Regione di mettere in campo risorse, c’era il richiamo all’articolo 70 del codice deontologico che impone al medico a opporsi a tutte quelle situazioni che possano mettere a rischio qualità ed equità delle prestazioni.
Per garantire carichi di lavoro sostenibili e, di conseguenza, prestazioni di qualità adeguata, le organizzazioni chiedono un’integrazione degli organici, in parte già accordata con la disponibilità dichiarata dall’azienda a procedere a una quarantina di assunzioni extra budget, di cui metà a tempo determinato, ma non ancora autorizzate dalla Regione. Tra i profili mancanti, secondo dati messi a disposizione dalla Fp Cgil, figurano diciotto infermieri, dieci medici, nove operatori socio-sanitari (Oss), due tecnici, un’ostetrica. E le mancanze sarebbero in contesti chiave. Per rimarcare una forte alleanza di categoria a supporto della professione e a tutela degli utenti, le organizzazioni sindacali hanno iniziato a raccogliere le firme a sostegno di una petizione che chieda un deciso cambio di rotta nell’organizzazione del lavoro ospedaliero. Già lo scorso 16 dicembre, i medici si erano astenuti dal lavoro per due ore, in coincidenza con la giornata di sciopero nazionale, manifestando davanti all’ingresso dell’ospedale Santa Maria della Misericordia. Nel caso si imponga la necessità di una nuova mobilitazione, saranno a rischio visite, interventi chirurgici, assistenza di routine, mentre saranno garantite le urgenze.
Nicola Chiarini – Il Corriere del Veneto – 12 febbraio 2016