Il meccanismo. Deserti (Parmigiano): chi supera il limite sarà tenuto a una contribuzione destinata alla promozione
I prodotti di qualità made in Italy tagliano il traguardo della programmazione dell’offerta. Nell’ambito della recente riforma della Politica agricola comune infatti la possibilità di programmare la produzione introdotta appena un anno fa per i soli formaggi, dopo pressanti richieste da parte italiana, è stata estesa anche ai prosciutti Dop stagionati. In questo modo almeno le sette–otto denominazioni chiave dell’alimentare made in Italy (da Parmigiano reggiano al Grana Padano, ai Prosciutti di Parma e San Daniele ai quali potrebbero aggiungersi Gorgonzola, Pecorino e Asiago) avranno la possibilità di effettuare una regìa dei volumi produttivi in base alle effettive richieste del mercato.
Si chiude così un capitolo che negli scorsi anni è stato fonte di numerosi contenziosi che non di rado sono finiti dinanzi all’Autorità Antitrust (come ad esempio nel caso del Grana padano e del Prosciutto di Parma). Le iniziative messe in campo in passato per gestire i volumi produttivi furono criticate innanzitutto perché adottate in maniera autonoma dai consorzi senza fare alcun riferimento a una normativa nazionale né comunitaria. Inoltre si temeva che avrebbero potuto violare i principi della libera concorrenza favorendo i rialzi nei listini a scapito dei consumatori.
Contestazioni che ora sono del tutto archiviate visto che, tanto per i formaggi quanto per i prosciutti stagionati il principio della programmazione produttiva è stato finalmente recepito nella normativa Ue.
Il primo consorzio a mettere in campo un sistema di gestione dell’offerta in base alle nuove norme comunitarie è stato quello del Grana padano. In Italia, a breve, sarà approvato anche il piano del Parmigiano reggiano (che entrerà in vigore a gennaio 2014) al quale potrebbe presto aggiungersi l’Asiago. In Europa un piano di gestione dell’offerta è stato attivato per i formaggi francesi Comté e Beaufort e per l’Emmenthaler svizzero.
«Rispetto alle iniziative assunte in passato – spiega il direttore del Consorzio del Grana padano, Stefano Berni – il nostro nuovo piano abbraccia l’intera filiera coinvolgendo anche gli allevatori e senza fermarsi ai soli caseifici. Abbiamo convinto Bruxelles dimostrando che con la programmazione non vogliamo irreggimentare l’offerta ma solo garantire equilibrio alla crescita aprendo contemporaneamente nuovi spazi di mercato. E la prova ne è che a partire dal 2003 nonostante i vari sistemi di controllo dell’offerta via via attivati, la produzione di Grana padano è comunque aumentata del 24,3%».
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore del Consorzio del Prosciutto San Daniele, Mario Cicchetti. «La nostra produzione – spiega – è cresciuta in presenza di sistemi di gestione della produzione mentre ha registrato un calo quando la regìa dell’offerta era stata sospesa. E la ragione è semplice: i produttori hanno bisogno di punti di riferimento chiari per investire e rafforzare la produzione».
«Il progetto che stiamo per varare – aggiunge il direttore del Consorzio del Parmigiano reggiano, Riccardo Deserti – prevede la definizione di una soglia produttiva. Chi supera quel tetto sarà tenuto a una contribuzione supplementare che finirà in un fondo destinato a finanziare la promozione. Il principio è che chi produce in eccesso si deve far carico degli sforzi per creare nuovi spazi di mercato». «Siamo felici dell’importante risultato incassato a Bruxelles grazie al lavoro degli eurodeputati italiani – spiega il direttore del Consorzio del Prosciutto di Parma, Stefano Fanti –. Adesso studieremo un nostro piano che sarà focalizzato sull’apertura di nuovi spazi all’estero».
Il Sole 24 Ore – 25 agosto 2013