Una giovane donna si accarezza la pancia e mostra la clessidra, a significare che la maternità ha i suoi tempi e dopo i 35 anni le capacità riproduttive hanno un calo drastico. È uno dei messaggi del Fertility Day, 22 settembre. Giorno scelto dal ministero della Salute per sensibilizzare donne e uomini sulla prevenzione dell’infertilità e quindi sul rischio di perdere la possibilità di avere figli pur desiderandoli.
Questo lo spirito della campagna rappresentata con immagini prevalentemente femminili che Palazzo Chigi non ha gradito e sulla quale è arrivata, come una sferzata, la reazione del web. A partire dal commento di Roberto Saviano che su Twitter ha attribuito all’iniziativa un significato diverso, un invito esplicito alla natalità: «È un insulto a tutti. Insulto a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro. Ecco perché il 22 il mio compleanno sarà rovinato».
Il ministro Beatrice Lorenzin, felice mamma di due gemelli e prossima al matrimonio caprese, replica sorpresa. Non si aspettava un attacco del genere e rimanda all’analisi dei temi della campagna, scattata mesi fa, improntata su slogan del tipo «La fertilità è una questione di stile», intendendo per stili di vita dieta corretta, esercizio fisico, bando del fumo. «È una questione di salute pubblica, di crescita culturale. Abbiamo istituito un tavolo di lavoro con le società scientifiche che hanno impostato i temi principali. C’è grande richiesta di informazione. L’obiettivo è questo, non altro», spiega il senso della giornata di settembre.
Si punta tra l’altro sulla prevenzione dell’infertilità maschile nel caso l’uomo abbia un tumore. Mettendo in banca gli spermatozoi prima dell’avvio della chemioterapia potrà salvare un futuro da papà. I gameti infatti potranno essere utilizzati per la fecondazione artificiale. Un capitolo anche sulle malattie sessualmente trasmesse, insidia per l’apparato genitale.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità una coppia su cinque scopre le difficoltà di concepimento quando decide di metter su famiglia. Gli organi riproduttivi maschili e femminili sono esposti a diversi fattori che ne possono compromettere la salute. Messaggi rivolti alla popolazione giovanile in età fertile, poco consapevole di quanto sia importante prendersi cura di questi aspetti prima che sia troppo tardi. Per proteggere gli uomini da patologie dannose c’era la visita militare. Ora si rischia di arrivare avanti con gli anni senza che squillino campanelli di allarme, dicono gli andrologi.
I polemici del web però ritengono sia un pungolo a fare bambini in un’Italia di disoccupati e crisi economica. Una logica, dicono «fascista». «Sembra una presa in giro — commentano — senza la solidità economica non si va da nessuna parte» dicono sui social network.
L’hashtag #fertilityday è diventato subito tendenza soprattutto per i commenti in cui si parla di lavoro precario, retribuzioni non adeguate, assunzioni: «La Lorenzin è la stessa ministra che ha firmato il Jobs Act che ha contribuito a peggiorare la vita di migliaia di giovani?» scrive qualcuno.
Eleonora Porcu, ginecologa, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, parla da testimone del dolore altrui, esperienza trentennale e spezza una lancia a favore della campagna: «Ho visto tante coppie disperarsi quando hanno scoperto di non poter avere bambini».
Fertility Day. Renzi prende le distanze dalla campagna: ‘Per fare figli non servono cartelloni’
“Non sapevo niente di questa campagna, non l’ho neanche vista. Avevamo problemi più importanti da seguire. Se vuoi creare una società che scommette sul futuro e fa figli devi creare le condizioni strutturali: gli asili nido, la conciliazione col lavoro”. Così il premier, intervenendo a Rtl 102.5 sconfessa di fatto la campagna del Ministero della Salute che, nella giornata di ieri, aveva scatenato una miriade di polemiche sul web.
“Se vuoi creare una società che scommette sul futuro e fa figli devi creare le condizioni strutturali: gli asili nido, la conciliazione col lavoro. Le persone fanno figli se possono finalmente avere un lavoro a tempo indeterminato, investire su un mutuo, avere l’asilo nido sotto casa. Questa è la vera campagna. Non conosco nessuno dei miei amici che fa un figlio perchè vede un cartellone pubblicitario. Conosco quelli che mi dicono ‘Come faccio se non ho i nonni, se sono precario…'”. Così il premier Matteo Renzi, che sembra voler prendendo le distanze dalla campagna Fertility Day dopo le polemiche sul web.
“Non sapevo niente di questa campagna, non l’ho neanche vista. Avevamo problemi più importanti da seguire”, taglia corto Renzi, ospite di Rtl 102.5. La questione demografica “esiste ma vanno create le condizioni perché ciascuno possa scegliere come e quando fare figli. Abbiamo fatto anche interventi fiscali, ma servono le condizioni strutturali. Litigare su una campagna di comunicazione, non credo sia un tema”, ha concluso sul punto il premier.
Il Corriere della Sera e Qs – 1 settembre 2016