Prima l’annuncio dell’Organizzazione mondiale della sanità che l’epidemia di ebola può considerarsi finita. Poche ore dopo, la notizia che una donna di 22 anni colpita dal virus è morta in Sierra Leone. Nonostante la coincidenza, non c’è contraddizione. Bruce Aylward, inviato dell’Oms per questa emergenza, aveva spiegato: «Ci aspettiamo altre “fiammate”, dobbiamo essere preparati».
Sebbene tutte le linee di trasmissione del virus siano in teoria sotto controllo da mesi, ebola può restare nell’organismo dei sopravvissuti anche quando sono stati dichiarati guariti, per ripresentarsi dopo mesi. Finora è accaduto dieci volte, hanno spiegato gli esperti dell’Oms, e può succedere ancora. Secondo alcuni media della Sierra Leone la vittima sarebbe una studentessa di 22 anni morta a Tonkolili dopo un viaggio da Kambia, vicino al confine con la Guinea, dove è iniziata l’epidemia nel dicembre 2013 (oltre 11 mila morti in tutto il mondo su 29 mila casi, per il 99% in Africa). E potrebbero essere adesso almeno 27 i contatti a rischio da monitorare. La donna potrebbe essere stata trattata in un ospedale locale e la malattia non sarebbe stata subito riconosciuta come ebola. «Il governo della Sierra Leone ha agito rapidamente per rispondere a questo nuovo caso — sostiene in una nota l’Oms —. Un team congiunto di autorità locali, Oms e altri partner sta investigando sulle origini del caso, identificando i contatti e iniziando le misure di sicurezza per prevenire future trasmissioni». La Sierra Leone era stata dichiarata libera dal virus lo scorso 7 novembre.
16 gennaio 2016