La ricerca di un’università australiana pubblicata su Plos One sostiene che non sono i carichi di lavoro a far ammalare, ma la quantità di cose che facciamo e sulle quali veniamo privati del controllo
SYDNEY – Il lavoro, o meglio un superiore troppo esigente e pressante, può causare danni permanenti alla salute, con una varietà di sintomi. Un nuovo studio australiano getta luce sugli effetti deleteri di carichi di lavoro esorbitanti e più ancora dell’eccesso di controllo da parte di dirigenti dediti alla ‘microgestione’ dei dipendenti.
Lo studio, guidato dallo psichiatra Sam Harvey dell’University of New South Wales e del Black Dog Institute che assiste le vittime di depressione, è stato condotto su oltre 7000 persone di mezza età altrimenti in buona salute. E ha concluso che chi lavorava in uffici con alto livello di stress aveva bisogno di due settimane o più in un anno di congedo malattia e accusava sintomi come dolori al torace, nausea e mancanza di respiro. Un caso su 15 di congedo malattia di lungo termine, cioè oltre due settimane, poteva essere evitato se il posto di lavoro fosse stato meno stressante.
“A un semplice livello, ciò che conta è il controllo che si ha sul proprio lavoro di giorno in giorno, minuto per minuto, ma a un livello più ampio è cruciale il controllo che si può avere sull’organizzazione in genere, sulla possibilità di segnalare problemi e di proporre soluzioni”, scrive Harvey sulla rivista Plos One.
E’ semplicistico concludere che chi lavora troppo rischia un attacco cardiaco o sviluppa depressione, aggiunge.
“Vi sono invece prove fondate che una combinazione di forti pressioni dall’alto e di basso controllo sul proprio lavoro può causare malattie cardiovascolari, depressione e ansia. E diventa molto più difficile tornare al lavoro dopo aver contratto i problemi di salute”.
Repubblica – 3 maggio 2014