Fabrizio Assandri. Studenti più ricchi all’Università e al Politecnico. Osservando le fasce di reddito, aumentano gli iscritti in quelle più alte, mentre le più basse si assottigliano. E si apre un dibattito: si tratta degli effetti dei nuovi calcoli dell’Isee, che fanno «sembrare» tutti più ricchi, o si sta acuendo la difficoltà delle classi deboli di accedere all’università?
Il fenomeno
All’ateneo di via Po, chi aveva un Isee tra 20 e 30 mila euro è sceso del 15% in due anni: su 18 mila studenti, 2500 sono spariti dai radar. È la fascia più delicata, perché per un soffio non usufruisce delle borse di studio e degli sconti sulle tasse. Se prendiamo la soglia dei 35 mila euro, gli studenti mancanti sono quasi quattro mila. In cambio, la fascia d’Isee oltre 85 mila euro è passata da 19.417 studenti a 22.912. Una bella differenza, che produce anche un «tesoretto» per l’Università – si parla di 2,8 milioni di euro, su una contribuzione totale di poco più di 70 – un extragettito dovuto alle tasse più elevate dei più ricchi, ma anche all’aumento degli studenti.
I quali, con salvadanai a forma di maialino disegnati sugli striscioni, chiedono di «restituirlo», agevolando le fasce più deboli. Una situazione forse meno marcata al Poli, ma anche qui tra aspiranti ingegneri e architetti la fascia più bassa è passata da 8.207 a 7.855 in un anno, la più alta da 5.526 a 7.213. Il Poli ha istituito un tavolo per definire l’extragettito, un milione e mezzo su circa 30 milioni di tasse totali, e cosa farne.
Ma se i numeri sono chiari, fa discutere l’interpretazione. «Si tratta di abbandoni degli studi per motivi economici», dice il rappresentante degli studenti Sebastiano Ferrero. «Molti delle fasce più basse hanno optato per non presentare l’Isee – obietta il vicerettore del Politecnico Anita Tabacco –: non vuol dire necessariamente che siano più ricchi, ma che il nuovo Isee non si basa più su autocertificazioni: c’è un controllo maggiore». Il dibattito è acceso.
Il consorzio Almalaurea parla, a livello italiano, di disuguaglianze e immobilità sociale – a partire dalle professioni tramandate di padre in figlio – fenomeni che si sarebbero acuiti con la crisi. «La stragrande maggioranza dei laureati arriva da un contesto avvantaggiato». Un dato: tra il 2006 e il 2014 la quota di laureati occupati è scesa di 10 punti per chi arriva da famiglie disagiate, di tre per chi ha alle spalle una famiglia-bene.
Le borse di studio
E in Piemonte? Da un lato c’è la diminuzione degli aventi diritto alla borsa di studio per reddito. Segno che chi ha meno mezzi non continua gli studi? Il dato va preso con le molle, le riduzioni delle borse degli scorsi anni potrebbe aver scoraggiato le domande. Ma c’è un altro dato. Secondo l’Osservatorio regionale per l’università, sarebbe aumentato anche se di poco il numero di studenti del Poli che arrivano da famiglie ricche: dal 23,7% del 2005 al 28,4 dell’anno scorso. Stabile la classe media, diminuita di un paio di punti la fascia più bassa.
Tutt’altro discorso l’Isee, le cui novità sono in parte contestate. Gli studenti chiedono di «adeguare le tasse alla nuova scala di misura», dice Marco Rondina di AlterPolis. In parte l’hanno già fatto l’Edisu, l’ente per il diritto allo studio, e l’Università, ampliando la soglia di esenzione, mentre il Poli ha attivato misure compensative, aumentando le borse per l’Erasmus e quelle per merito. «Le nostre tasse sono molto più basse ad esempio del Poli di Milano», aggiunge Tabacco.
La Stampa – 9 giugno 2016