La sicurezza alimentare negli Stati Uniti è stata riformata dopo 73 anni. Molto attenti ai cibi importati, pieni di falle riguardo la filiera alimentare di casa. Troppe per la salute degli americani.
Così il 4 gennaio Barack Obama ha firmato il Food safety modernization act (Fsma), la prima completa revisione del Federal food, drug, and cosmetic act (che risale al 1938). Molte le nuove prescrizioni a carico di tutti gli operatori della filiera alimentare (produttori, trasformatori, confezionatori, distributori). E nuovi poteri, più forti, alla Food and drug administration (Fda), l’ente federale di controllo su cibi e medicinali. Parola chiave: prevenzione. Un obbligo per un Paese dove le intossicazioni alimentari sono diventate un problema rilevante. Un americano su sei soffre di una malattia di origine alimentare ogni anno, quasi 130.000 sono quelli che finiscono in ospedale, 3.000 le morti conseguenti a queste malattie.
Tutto ciò rende merito a Obama. Tutto ciò, però, in un momento di potenziale catastrofe economica per gli States. Così il previsto aumento dei fondi per la Fda è saltato. Così alcuni nuovi obblighi per produttori e coltivatori rischiano di far levitare costi del lavoro e di produzione. Fino ai costi del cibo in tavola. Un esempio riguarda gli obblighi d’igiene per contrastare la contaminazione batterica di frutta e verdura. Si deve agire su acqua, rifiuti, lavoratori e fauna selvatica. Tutte parole che negli Stati Uniti cominciano con la «w»: non a caso già si parla di applicazione delle quattro «w». Una fattoria o un impianto in cui si producono o confezionano verdure dovrà di conseguenza aggiungere adeguati servizi igienici sia per garantire che i lavoratori non usino i campi per i loro bisogni sia per obbligarli a lavarsi periodicamente le mani. Seguendo le regole per una corretta pulizia sintetizzate su appositi cartelli rigorosamente appesi nei bagni.
Il tutto prevede investimenti, aumenti del costo del lavoro e forse tagli al personale, in un momento non certo aureo per gli Stati Uniti.
Mario Papagallo – Corriere della Sera – 8 gennaio 2013