La pressione delle Regioni si fa più forte, insieme all’insofferenza per le misure restrittive. In questo quadro va vista la lettera spedita al governo dalla Conferenza delle Regioni, che chiede di rivedere l’utilizzo degli indicatori sulla base dei quali si decidono le zone rosse e arancioni. La richiesta è di scendere da 21 a 5. C’è anche un invito a «raccomandare prioritariamente» l’uso del test rapido antigenico. Ma è in discussione anche il criterio di uscita dalla zona rossa, con Lombardia e Piemonte che premono per accelerare le procedure.
Il presidente della Liguria Giovanni Toti spiega che è necessario un confronto urgente con il governo, con Iss e cabina di regia «per verificare e approfondire l’adeguatezza dell’attuale sistema di valutazione». Che non è affatto adeguato, si dice tra le righe. Del resto, l’aveva già esplicitamente contestato il presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, secondo il quale «è incomprensibile» il fatto che la sua Regione sia diventata arancione. L’incontro potrebbe avvenire venerdì. Peggiora la situazione in Puglia che rischia di entrare nella zona rossa.
Questi i cinque parametri che si vorrebbero unici per definire le misure. Si comincia con la percentuale di tamponi positivi, «escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti». Si chiede di inserire nel calcolo anche i test antigenici rapidi, «altrimenti il denominatore è errato». E qui riecheggia una recente polemica, visto che Piemonte e Lazio avevano cominciato a fornire un dato aggregato di tamponi molecolari e antigenici, a differenza di altre Regioni, pratica che rendeva i dati poco omogenei. Il secondo parametro da prendere in considerazione, per le Regioni, è l’Rt, l’indice di contagiosità, che si basa sulla data di inizio dei sintomi e sulla data di ospedalizzazione. Terzo parametro, il tasso di occupazione dei posti letto totali di terapia intensiva. Quarto, il tasso di occupazione dei posti letto totali dell’area medica. Infine, «la possibilità di garantire adeguate risorse per contact-tracing, isolamento e quarantena». Il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, difende il sistema degli indicatori, che «è articolato ma serve per conoscere una realtà complessa». E il ministro Speranza ribadisce: «Il dialogo con le Regioni è sempre aperto. I 21 parametri indicano l’indice di rischio insieme all’Rt e determinano quali misure attuare sui territori».
Le Regioni si soffermano poi sui test antigenici rapidi. Finora, considerando la minore attendibilità, era necessario confermare la positività a un test antigenico con un tampone molecolare. Anche se in realtà in Lazio, su indicazione dell’Istituto Spallanzani, i test con cut-off superiore a 10 (indicatore che segnala gli anticorpi) erano considerati come già accertati.
Nella lettera si chiede che non sia necessaria la conferma di un test antigenico positivo e che si avviino subito isolamento del positivo, contact- tracing e quarantena dei contatti. Si chiede la previsione eventuale di tamponi molecolari solo per i casi risultati negativi al test antigenico rapido e che presentano un forte sospetto clinico.
Il Corriere della Sera