«Si chiude un ciclo durato dodici anni. Io sono come Cincinnato, sono stato chiamato a fare un lavoro e quello ho fatto. Ora andrò a fare altro; non andrò ai giardinetti a fare il pensionato, continuerò a lavorare.
Ma niente politica. Mi annoia». Antonio Padoan, direttore generale dell’Asl 12 veneziana, ieri ha incontrato all’auditorium della Banca degli occhi i dirigenti e il personale, i primari e le organizzazioni sindacali dell’Asl veneziana, per il suo ultimo bilancio di fine anno. Il mandato scade il prossimo 31 dicembre e per Padoan è l’ultimo bilancio, raccontato con una evidente riconoscenza verso i collaboratori. Padoan tira le somme di una lunga esperienza: parla di sè come del bravo genitore che educa il figlio, descritto da Fromm nel suo “L’arte di amare” e mostra evidente affetto per la “sua” azienda sanitaria. «Siamo tutti figli dell’ospedale civile», dice nel suo discorso per ricordare il lavoro per trasformare la sanità veneziana «l’unica rimasta in Italia organizzata in padiglioni» in una moderna azienda e il progetto di finanza dell’Angelo e il grande trasloco dall’Umberto I, ora area abbandonata. Su tutto, però, pesa il difficile rapporto con la Regione, criticata per non aver tenuto conto della specificità di Venezia, e il taglio dei fondi. Padoan poi lo dice ai giornalisti: «Il rapporto con la Regione?Non sono deluso, bensì avvilito. Avvilisce vedere in questa situazione difficile dal punto di vista economico e delle risorse, scaricare tutto sui direttori generali. Il cittadino protesta e ne ha diritto. La Regione taglia i fondi, non nomina i primari. Questo avvilisce». E sul rapporto col governatore Zaia: «Ha affrontato questioni gravi ma è stato indirizzato da voci non generose. A Zaia l’appunto è che non è pensabile che il presidente della Regione abbia incontrato una sola volta i direttori generali dell’Asl, al suo insediamento. Io gli ho scritto due volte per chiedere un incontro e non ho ottenuto risposta». Una stoccata anche ai sindacati, pubblicamente ringraziati nel saluto ufficiale, nonostante il lungo conflitto quotidiano. Padoan dice: «Hanno fatto grossi errori. Li ringrazio perché capisco che stanno capendo che il mondo è cambiato. Ma chiedo: perché avere 500 part-time in una azienda sanitaria mentre in altre cliniche, come villa Salus e il Policlinico sono al massimo una decina? Il motivo è che il pubblico è più debole». Poi con i delegati sindacali ci sono state strette di mano. Tra le cose che Padoan rifarebbe senza alcun indugio il progetto di finanza che ha fatto nascere l’ospedale dell’Angelo: «Lo rifarei subito, non ci sono stati errori e anche una trasmissione come Report alla fine se l’è dovuta mangiare perché il privato interviene se c’è qualcosa che non va, di tasca sua, come per il riscaldamento. Lascio al mio successore un’azienda che è la migliore del Veneto, la più moderna e meglio organizzata, con una grande qualità e con un deficit che sono riuscito a ridurre a 72 milioni di euro». Nel suo intervento, Padoan ha presentato il quarto tassello di quella che chiama la specificità di Venezia, non tenuta in debita considerazione dalla Regione. Una azienda che deve tenere conto di una popolazione con un alto tasso di malati di tumore, con la particolarità dell’assistenza nelle isole veneziane, con il deficit aumentato dai tagli e anche da circa 24 mila cittadini, domiciliati e non indicati nelle statistiche ufficiali. E soprattutto da un alto tasso di cittadini anziani a cui Padoan ha dedicato l’ultima indagine statistica. Oltre trecentotrentamila gli assistiti (dati 2011) con quasi 85.500 over 65 concentrati in particolare nel centro storico veneziano, e una forte incidenza di persone che vivono sole, in particolare tra gli 80 e gli 84 anni (oltre 14 mila gli over 65 soli nella terraferma mestrina). La spesa sociosanitaria complessiva è scesa nel 2011 a quasi 664 milioni di euro, 21 milioni in meno del 2010. Il costo medio per assistito è di circa 5 mila euro per un neonato e per l’anziano over 75 mentre scende a 996 euro per pazienti da 15 a 44 anni. L’assistenza è più costosa in centro storico (2.218 euro) che in terraferma (1.887 euro a Mestre Nord e 1.948 euro a Mestre Sud). I pazienti anziani costano quasi 341 milioni di euro, il 51,3 per cento della spesa totale dell’azienda con una esplosione negli ultimi cinque anni di oltre 20 milioni di euro per le cure agli over 65. A costare di più sono gli anziani tra gli 85 e gli 89 anni ( 5.622 euro il costo medio) e gli over 90 che arrivano a 6.150 euro. Molti sono gli esentati: su oltre 146 mila esenzioni calcolate quelle degli over 65 sono state quasi 65 mila per motivi di reddito, 34.500 per patologie, altri 16.300 per malattie del sistema circolatorio , oltre 12 mila per tumori maligni.
La Nuova Venezia – 8 dicembre 2012