Qualche avvisaglia c’era già stata, poi la notte tra il 7 e l’8 febbraio scorso un pezzo di soffitto era caduto a terra. Da allora l’Usl 12 ha effettuato una vera e propria campagna di monitoraggi sulla sede del distretto di Marghera, in via Tommaseo, e nelle scorse settimane ha emesso il verdetto
«Per la vetustà della predetta struttura si è disposta l’approvazione dello studio di fattibilità per demolizione e ricostruzione nuovo edificio», scrive il dg dell’Usl 12 Giuseppe Dal Ben in una recente delibera, che avvia l’iter progettuale di realizzazione della nuova sede distrettuale, che andrà a sostituire quella attuale nello stesso luogo, ritenuto imprescindibile per motivi urbanistici, edilizi e assistenziali. Nel frattempo, però, l’Usl ha bisogno di due cose: la prima è una serie di lavori urgenti, per un totale di 127 mila euro già affidati all’impresa Barizza, proprio per tamponare quell’intonaco dei soffitti a rischio crollo; la seconda è la ricerca di una sede alternativa in affitto per la durata dei lavori, prevista in tre anni.
E di sanità di distretto si è parlato anche ieri all’Ateneo Veneto, nell’incontro dedicato al nuovo piano sociosanitario della Regione. «La popolazione sta cambiando, l’età aumenta e per dare un servizio efficiente dobbiamo cambiare l’assistenza territoriale», ha detto Dal Ben. Quella presentata da Maria Cristina Ghiotto, responsabile settore assistenza distrettuale e cure primarie della Regione Veneto è una sanità che affianca all’attività del medico di famiglia quella distrettuale. «La medicina dovrà partire dal distretto – dice Ghiotto – ci sarà una centrale operativa di coordinamento». L’obiettivo è evitare che le cure si interrompano nel passaggio dall’ospedale al domicilio. Il progetto è lo stesso per tutta la Regione Veneto, ma in centro storico ha cominciato a prendere forma in modo chiaro. La sanità di distretto e l’ospedale di comunità troveranno collocazione nei chiostri dei Mendicanti, le stanze di Ematologia e i malati oncologici al Gaggia (dal prossimo anno, dopo i lavori per i quali sta partendo il bando), i reparti al nuovo Jona. «La sfida vera sarà rendere i poli socio-sanitari percepiti dalle persone e complementari all’assistenza ospedaliera. – dice Dal Ben – Dobbiamo incrementare i servizi di assistenza primaria, la medicina di gruppo integrata, la guardia medica, il pediatra di comunità, dando anche la possibilità di qualche mini intervento chirurgico». Per il via si deve però attendere la fine dei lavori. «Se tutto filerà come previsto in un anno ci sarà il trasferimento», spiega Lorena Sandonà, direttrice dell’Ospedale civile. E se per il Gaggia si prevede un anno di attesa, per alcuni lavori nella parte monumentale, che verrà utilizzata per mostre ed eventi culturali, bisognerà attendere anche il via libera di Soprintendenza, Salvaguardia e Comune. «Rallentati dall’assenza del sindaco? No, stiamo rispettando i tempi perché noi siamo andati avanti lo stesso», dice Dal Ben». Per il futuro del civile intanto la prima scadenza è l’inaugurazione della cavana coperta (500 mila euro di investimento) il prossimo mese. Insieme partiranno i lavori del Gaggia, che ospiterà Radiologia, Medicina nucleare, Radioterapia e Oncoematologia. Il prefabbricato di Ematologia dovrebbe essere abbattuto.
Alice D’Este e Alberto Zorzi – Il Corriere del Veneto – 14 aprile 2015