Breaking news

Sei in:

Usl: 160 mln di debito. Black list: Padova, tre veneziane e Verona. In attivo trevigiane, Feltre, Monselice, Alta Padovana

sanita-soldi viadi Filippo Tosatto È un panorama a macchie di leopardo quello della sanità véneta certificato dai bilanci consuntivi 2013 di Uiss, Aziende ospedaliere e Iov. Si tratta di cifre ufficiali, sancite un mese fa dalla giunta di Luca Zaia (che ha appianato i deficit d’esercizio attingendo alle risorse della Gestione sanitaria accentrata), ancorché superate, ma soltanto in parte, dalla dinamica del 2014. Colpisce anzitutto la divaricazione tra conti in rosso e in nero, che divide pressoché a metà la rete sanitaria. Le perdite complessive ammontano a 162 milioni e 330 mila euro; picchi negativi nelle maxi aziende clinico-ospedaliere di Padova e Verona; pesante situazione debitoria a Venezia, Chioggia e nel Veneto Orientale; aumento del disavanzo a Belluno e nella stessa Ulss patavina. Sul fronte opposto, i bilanci virtuosi di Feltre, Pieve di Soligo, Asolo e Treviso

Analogo l’andamento positivo in due delle tre vicentine ma anche a Mirano, nell’Alta Padovana e a Monselice. Critico il commento del consigliere regionale Claudio Sinigaglia, l’esperto di welfare del Pd: «Nonostante il prestito di un miliardo e mezzo richiesto allo Stato per riequilibrare l’esposizione finanziaria delle aziende, i debiti verso i fornitori non calano in modo consistente, tanto che a fine 2013 ammontavano a 2 miliardi. Ora stiamo restituendo il mutuo ricevuto e questo ci impegna a erogare circa 60 milioni circa all’anno per i prossimi 25 anni. Per coprire questo onere, però, la Regione non attinge al bilancio della sanità ma ad altri capitoli di spesa, circostanza che, sul piano degli investimenti, sta mettendo in difficoltà tutte le altre attività del Veneto».

tabella disavanzo uslMa quali sono le cause strutturali del disavanzo, che insiste ormai stabilmente in alcuni bacini, peraltro i più popolosi del Veneto? Ai recenti Stati generali della sanità, i manager hanno fatto notare che il 25% della popolazione assorbe il 75% delle risorse sul versante delle cure…

 «Appunto, il nodo vero è quello della medicina integrata sul territorio, unica alternativa efficace alla tradizionale degenza ospedaliera», replica il democratico «se non potenziamo le strutture intermedie per dare risposta alla cronicità che assorbe ormai gran parte del fondo sanitario, non ne verremo a capo. E allora chiedo: dove sono i posti letto degli ospedali di comunità? E le medicine di gruppo integrate? E le unità riabilitative territoriali? Invece di presenziare alle finte inaugurazioni nei vari ospedali, suggerisco a Zaia di concentri sulla realizzazione dei presidi territoriali, più volte promesso, previsti esplicitamente dal Piano socio-sanitario ma a tutt’oggi rimasti sulla carta».

 Tant’è. In serata, per voce del direttore generale della sanità, giunge una puntualizzazione sulla vicenda: «Queste cifre fotografano la situazione di un anno fa ma nel frattempo i termini sono cambiati», afferma Domenico Mantoan «perché nel 2014 abbiamo distribuito la seconda tranche di finanziamenti a Uiss e aziende, 800 milioni, cosi da abbattere la loro esposizione nei confronti dei fornitori. Ricordo che nel 2011 lo stock debitorio ammontava a 3 miliardi e che oggi, febbraio 2015, è sceso ad un miliardo, soglia ritenuta fisiologica nelle dinamiche aziendali. Il saldo delle fatture, che in passato registrava una media di 180 giorni con punte di 350, adesso si è attestato sui 70 giorni. Mi sembra un progresso significativo, che avrà ripercussioni favorevoli sui conti».

«Personalmente», conclude Mantoan «a preoccuparmi di più sono i tagli che la Conferenza delle Regioni, con l’uni ca eccezione del Veneto, ha concordato sul versante sanitario: 3 dei 4 miliardi di riduzione di spesa a carico dei malati. Se il Governo accetterà questa impostazione, allora perfino l’erogazione dei servizi essenziali ai pazienti sarà a rischio. Non sono io a dirlo ma la Corte dei Conti». Una polemica, quella sulla scure destinata a colpire anche la spesa farmaceutica, destinata a infiammare la campagna elettorale.

Sinigaglia: «Per ripianare il debito la Regione deve sacrificare altre voci». Padrin: «Nuove spese»

Lo scorso luglio l’annuncio della Regione: il bilancio della sanità chiude per il terzo anno consecutivo in utile. E cioè con un avanzo finanziario di 4,3 milioni di euro (era stato di 42 milioni nel 2012, di 624 mila euro nel 2011 e di 12 milioni e 521 mila euro nel 2010). Un risultato che la giunta Zaia ha centrato ripianando i debiti delle aziende sanitarie con una manovra di bilancio. Emerge dai bilanci consuntivi approvati a dicembre scorso sull’esercizio 2013, che evidenziano un deficit totale di 162,3 milioni. Sono in «rosso» 11 aziende su 24: in testa l’Usl 12 Veneziana, che chiude sotto di 47,2 milioni, l’Azienda ospedaliera di Padova (-25,6) e l’Azienda ospedaliera universitaria di Verona (-24.950.000). Rispetto al 2012 è poi quadruplicato il «buco» dell’Usl 16 di Padova (da -4,6 a -16,9), quasi triplicato quello di San Donà (da -6,6 a -16,9), e raddoppiato il disavanzo di Belluno (da -4,1 a -9,1), mentre per la prima volta finisce dietro la lavagna l’Usl 4 di Thiene, che passa da +397.546 a -18 milioni. Sul fronte opposto spiccano i 24 milioni di utile di Feltre e i 7,3 di Mirano, così come il «volo» di Vicenza da -5,5 a +1,6. Le tre aziende, insieme alle altre 10 virtuose, hanno contribuito a pagare i debiti delle «colleghe» in deficit.

«Morale, anche nel 2013 le Usl hanno faticato a raggiungere il pareggio di bilancio — dice Claudio Sinigaglia, consigliere regionale del Pd — e solo grazie alla gestione sanitaria accentrata (una quota del Fondo sanitario regionale che Palazzo Balbi non distribuisce alle aziende ma amministra direttamente, ndr) sono state ripianate le perdite. Che ammontano a 162.330.000 euro, sottolineando una situazione molto diversificata, cioè un deficit enorme a Venezia, molto elevato a carico delle Aziende ospedaliere di Padova e Verona e in aumento nelle Usl di Belluno e della città del Santo. Non basta, le aziende continuano ad avere problemi con i fornitori: nonostante il prestito di 1,6 miliardi ottenuto dallo Stato, il debito totale ammonta ancora a 2 miliardi (la Regione dice 1, ndr). Per restituire i soldi a Roma — continua Sinigaglia — ci stiamo impegnando con 60 milioni l’anno per i prossimi 25 anni. Un mutuo coperto però con fondi propri della Regione e non della Sanità, perciò stiamo mettendo in difficoltà tutte le altre funzioni. Se non potenziamo il territorio per dare risposta alla cronicità, che assorbe gran parte del fondo sanitario, non ne verremo a capo. Dove sono i letti negli ospedali di comunità? E gli ambulatori h24? E le Unità riabilitative territoriali? Invece di fare finte inaugurazioni nei vari ospedali, il governatore Luca Zaia si concentri sulla realizzazione dei presidi territoriali»,

Tornando al «buco» di bilancio, precisa Leonardo Padrin (FI), presidente della commissione Sanità: «Bisogna stare attenti a come si leggono i numeri. Si deve vedere quanti soldi hanno ottenuto dal riparto del Fondo sanitario rispetto al passato le aziende in rosso e se abbiano sostenuto costi imprevisti rispetto a quanto stanziato. Per esempio legati a nuove assunzioni, che si sono rese necessarie per garantire nuovi servizi non preventivati. Oppure per attivare altri primariati introdotti dalle ultime schede ospedaliere».

Il Mattino di Padova e Il Corriere del Veneto – 3 febbraio 2015 

site created by electrisheeps.com - web design & web marketing

Back to Top

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.