Il direttore generale dell’Usl 20 Maria Giuseppina Bonavina ha licenziato in tronco un dirigente medico di lungo corso del dipartimento Sert (Servizio Tossicodipendenze). La delibera pubblicata ieri sul sito dell’azienda sanitaria e immediatamente esecutiva, parla di «giusta causa».
A quanto è stato possibile accertare in maniera informale, le contestazioni – che per giustificare un simile drastico provvedimento devono essere di «gravità tale da non consentire la prosecuzione, sia pure provvisoria, del rapporto di lavoro», come recita il contratto nazionale del comparto sanità – riguardano questioni amministrative interne all’Usl, ed in particolare il contenuto di quattro delibere alla cui stesura il dirigente medico ha partecipato.
La decisione del dg Bonavina è un nuovo terremoto nei rapporti tra l’Usl 20 e il Sert, dopo la vicenda che ha portato alla sospensione di sei medici del dipartimento in seguito alla contesa sull’uso di un software clinico da loro sviluppato. In seguito tre dei medici in questione, capitanati dal direttore del Sert Giovanni Serpelloni e spalleggiati dal Codacons, avevano presentato un ricorso al Tar contro la sospensione. Ma la vicenda rischia anche di avere seguiti penali, perché lo stesso Codacons ha poi presentato un esposto denuncia alla procura della Repubblica contro Bonavina per «violazione dei diritti costituzionali e abuso di potere mediante l’attivazione di ingiusti procedimenti disciplinari» chiedendo la testa dello stesso direttore generale, tacciata di «abuso di mezzi di correzione», al governatore Luca Zaia.
A fare scalpore adesso è il fatto che il medico licenziato, M.G., è proprio uno dei tre che si è rivolto al Tar. Va però precisato che il provvedimento di ieri – come ci ha confermato Serpelloni – nulla ha a che fare con la contesa sul software Mfp, legata ai diritti intellettuali di utilizzo. M.G, in ogni caso, è un vero e proprio veterano del Sert, in servizio attivo dal 1987, con una lunga e certificata esperienza. Ieri era regolarmente al lavoro: la notizia, per una circostanza beffarda del destino, l’ha raggiunto come un fulmine a ciel sereno nel giorno del suo compleanno, anche se da tempo sapeva di essere nel mirino, dopo il suo deferimento al consiglio di disciplina. In ogni caso, al Sert hanno appreso del licenziamento del medico con incredulità e sgomento: M.G. – di cui erano noti i contrasti con il dg Bonavina – viene descritto, da chi lo conosce, come una persona di grande professionalità e rigore, che non farebbe mai nulla di illegale o disonesto. E c’è anche preoccupazione per i suoi numerosi pazienti, che ora dovranno fare a meno della persona che li ha seguiti, in alcuni casi, per quasi trent’anni.
La vicenda è destinata ad avere una coda giudiziaria e forse, nei prossimi giorni, se ne avranno contorni più chiari. Quanto all’altra questione – quella legata al software – il Tar del Veneto ha fissato per il prossimo 23 aprile l’udienza per la trattazione del ricorso. L’Usl 20 accusa i sei medici sospesi di aver avanzato pretese economiche «inopportune e inappropriate» per l’utilizzo da parte di un’azienda terza di quel programma che l’azienda considera un bene di sua proprietà. I medici, in una lettera, avevano però specificato che quella somma (nell’ordine di 100mila euro) era da versare non nello loro tasche, ma nelle casse della stessa Usl.
Medici contro Ulss 20, udienza in aprile
Dopo sospensioni e ricorsi, c’ è finalmente una data nella controversa vicenda che ha come protagonisti tre medici in servizio al Dipartimento per le dipendenze dell’ Ulss 20 e la stessa azienda sanitaria. Il Tar (Tribunale amministrativo) del Veneto, con ordinanza emessa in camera di consiglio lo scorso 5 novembre, ha fissato per il 23 aprile 2015 l’ udienza pubblica per la trattazione del ricorso presentato dal Codacons a nome dei tre medici (Giovanni Serpelloni, Maurizio Gomma e Oliviero Bosco) con il quale il Coordinamento di associazioni per la tutela dell’ ambiente e dei diritti di utenti e consumatori, chiedeva «l’ annullamento, previa sospensione dell’ efficacia, del provvedimento di concessione in riuso in cessione semplice del software Mfp emesso dall’ Ulss 20» e il riconoscimento della «titolarità dei diritti ai tre medici, considerandoli proprietari dei diritti intellettuali» del software. Con una lunga e articolata memoria difensiva i legali dell’ Ulss 20 avevano tentato di evitare l’ approdo al dibattimento. In particolare, l’ azienda sanitaria ha sostenuto che «Mfp è un software di sua proprietà, creato, diffuso a nome, per conto e con oneri a suo carico» e ha puntato sulla inammissibilità del ricorso, per «insussistenza di interesse a agire in capo ai ricorrenti», nonchè sul «difetto di giurisdizione» e sulla «infondatezza nel merito del ricorso». I giudici amministrativi (Bruno Amoroso presidente, Alessio falferi primo referendario e Roberto Vitanza estensore) hanno invece ritenuto «la propria giurisdizione e competenza» e fissato l’ udienza. P.COL
Il Corriere del Veneto e L’Arena – 11-12 novembre 2014