Riunione infuocata con denuncia da parte dei rappresentati di tutte le sigle di «atteggiamenti irrispettosi delle leggi» e «irregolarità nella loro applicazione». Assemblea generale dei sindacati dell’Ulss 22 con i delegati regionali: «La situazione è ormai insostenibile e non possiamo più accettarla»
Era come stare sul ring della box. Colpi da tutte le parti. Dati per difesa. Per smettere di prenderne ancora. Per dire «adesso basta» a quello che di botte, a loro, «da anni ne dà tante». Hanno preso coraggio, i dottori dell’Ulss 22, e ieri mattina dopo 4 ore di assemblea con i segretari provinciali e regionali dei cinque sindacati che li rappresentano, hanno deciso di reagire compatti agli attacchi del direttore generale Dall’Ora. Hanno aggredito. Per difesa, hanno ribadito, perchè stufi di «prestare il fianco». «Ci abbiamo provato», si sfogano a turno, «a collaborare con il manager, a dialogare, a cercare di risolvere insieme le criticità dell’azienda, a fare buona sanità, ma la sua disponibilità non c’è mai stata». «Solo tagli a senso unico», denunciano, «calati dall’alto sulle nostre teste e su quelle dei cittadini senza avere la competenza sanitaria necessaria per decidere cos’è meglio, tagli imposti dalla politica che Dall’Ora ha acriticamente effettuato dimenticando puntalmente che chi fa sanità ha dei doveri verso gli utenti, primo tra tutti quello di garantire cure di qualità: la logica del rispamio con cui amministra questa azienda, invece, se non si interviene tempestivamente a regimentarla, è destinata a ripercuotersi negativamente sul servizio pubblico». E fanno l’esempio «eclatante» degli screening. «Cara donna», ironizza Favazza della Cimo, «il tuo pap test non lo leggo perchè mi costa troppo prendere personale in laboratorio, è più coveniente mandarlo al privato, speriamo di riuscire a darti una risposta in tempo per individuare il tumore, se ce l’hai, sennò…. Stessa superficialità al limite del penale», prosegue Favazza, «per la campagna di prevenzione del cancro al seno fermata per un anno e mezzo in attesa di decidere come sostituire il camper: ma questo», si domanda irritato il medico sindacalista, «è un ospedale o un’azienda di trasporti?». E va avanti con l’elenco dei problemi: «C’è la soppressione della guardia di anestesia-rianimazione conseguenza di una ristrutturazione “in economia” della rete dell’urgenza-emergenza per la quale è pendente un ricorso al Consiglio di Stato. C’è la situazione drammatica e ormai insostenibile che si trova ad affrontare chi fa medicina sul territorio, con le cure a domicilio in agonia. C’è l’assurdità di Isola della Scala o della psichiatria a Caprino. C’è la strumentazione inadeguata con cui i medici qui dentro si trovano tutti i giorni a lavorare. C’è il posto vuoto del responsabile infermieristico colmato dallo stesso dg che invece di fare alta strategia si mette a gestire i turni degli operatori socio-sanitari. C’è il non rispetto del contratto. C’è il sistema da Inquisizione con cui si minaccia chi osa difendere le proprie idee. Ma c’è anche, sul curriculum di Dall’Ora, una condanna della Corte dei Conti. Basta? Vado avanti ancora?». Sono in molti all’assemblea generale, tutti arrabbiati, tutti che raccontano la loro storia personale svelando retroscena pesanti nel rapporto con l’amministratore che «solo per il nostro grande senso di responsabilità e perchè in mano abbiamo la vita della gente non sono sfociati in situazioni al limite del lecito. Non possiamo più lottare per poter lavorare dovendo per di più coprire le mancanze di altri, della politica in primis. Ora denunciamo. Ora ci tuteliamo nelle sedi appropriate». Dopo Favazza, anche gli altri sindacalisti intervengono per denunciare «l’ormai insostenibile situazione che si è creata qua dentro»: Terrevoli (per gli anestesisti dell’Aaroi-Emac), Noventa e Pradella (per i primari Anpo), Sartori (per i medici Fassid Simet-Snr), Calabrese (per l’Anaao), Moschetta (medici della Cgil) insistono a ribadire che «negli ultimi due anni abbiamo ostinatamente ricercato una forma di dialogo collaborativo con la direzione generale per risolvere nell’ambito del rispetto normativo e del bilancio le problematiche aperte e l’abbiamo fatto solo per il forte senso del dovere che ci spinge a non abbandonare i pazienti. Nonostante questo nostro atteggiamento, abbiamo avuto sempre a che fare con un’amministrazione chiusa al confronto che ha opposto un sistematico diniego a condurre trattative previste per legge, che non ha risposto alle nostre domande e richieste di incontri, che non ha rispettato gli accordi sottoscritti, che ha preso decisioni unilaterali, che ha interpretato in modo arbitrario la normativa a danno della dirigenza medica, che ha commesso varie irregolarità di forma e di sostanza nell’applicazione del principio di trasparenza, che ha utilizzato forme di ritorsione disciplinare verso iscritti al sindacato». Ecco i numeri: «Cinque su 13 anestesisti di Bussolengo», ricorda l’Aaroi, «sono stati colpiti in otto mesi da provvedimenti disciplinari, oltre a qualcun altro in altri reparti: un vero record chiaro indice del clima di tensione in cui quotidianamente si lavora». La discussione torna ancora sulla gestione improntata «al risparmio ottuso»: «Sono state comperate macchine diagnostiche dismesse da altri ospedali, già vecchie e desuete, riuscendo forse sì a risparmiare euro ma non avendo certo fatto un buon affare: la strumentazione usata, presa ai saldi perchè di seconda mano, alla lunga diventa un costo che torna indietro come un boomerang. Dov’è la strategia manageriale in queste operazioni? Dove sta l’investimento? La verità è che anche questo è un sistema per aiutare il privato tanto forte nella 22, smontando pezzo per pezzo il servizio sanitario pubblico». L’attacco, insomma, stavolta è frontale. L’assemblea chiude con la decisione unanime di portare in tribunale, davanti al giudice del lavoro, il direttore generale Dall’Ora. Le cinque sigle sindacali hanno avuto il mandato di avviare l’azione legale contro l’amministratore. «Mancanza di risposte, infrazioni alla normativa, zero trasparenza, non rispetto degli accordi sottoscritti: l’altissimo livello di disagio generato da tutte queste inadempienze ci spingono a perseguire nelle sedi opportune irregolarità normative ed eventuali danni alla dirigenza medica, a contrastare e denunciare una condotta antisindacale da parte del dg e a eseguire formale diffida da reiterare in futuro atteggiamenti come quelli tenuti fino a questo momento».
Camilla Ferro – L’Arena – 8 febbraio 2013