«Medici in fuga? Normale dinamiche del mercato del lavoro». Ma un problema c’è: «È sempre più difficile reperire personale». La denuncia, nei giorni scorsi, era arrivata da ambienti sindacali: una serie di dipendenti di Azienda ospedaliera e Usl, negli ultimi mesi ha accettato le offerte da parte delle strutture private accreditate. In particolare si era parlato di cinque anestesisti dell’ospedale maggiore e del Policlinico migrati verso altri lidi (tra cui il Sacro Cuore – Don Calabria di Negrar) e di tre medici dell’Usl. «Non c’è nessun fuggi – fuggi generale – assicura il dg dell’Usl Scaligera, Pietro Girardi – stiamo parlando di tre persone a fronte di un organico medico che ne conta 840. E mentre si parla di chi va via, non si menziona chi arriva. Anche il pubblico, infatti, inclusa la nostra azienda, sa attrarre teste: soprattutto quando si crea l’opportunità di una regolarizzazione con posizioni a tempo indeterminato».
La questione però rimane: «Ci sono ormai pochi medici da assumere – sottolinea Girardi – al di là del calo generale del numero anche a livello italiano, abbiamo altri fenomeni concorrenti. Un esempio: molte strutture del sud hanno ricominciato ad assumere. Abbiamo così molti medici che si sono formati qui, magari per il percorso post laurea, che ritornano nelle zone d’origine».
E i tagli al tetto di spesa? «Si tratta di un tema nazionale – spiega Girardi – visto che è stato scelto a Roma di prendere come riferimento ia spesa del 2004 e ridurla. Ma la verità è che anche senza tetti faremmo comunque fatica ad assumere, proprio per una questione di offerta del mercato».
Sul tema interviene anche Francesco Cobello, direttore generale dell’Azienda ospedaliera. «Non mi risulta che ci sia una grande attrazione verso il privato – fa sapere – molte richieste di trasferimento avvengono ancora da struttura pubblica a struttura pubblica. La difficoltà nelle assunzioni è oggettiva: soprattutto su alcune specialità mediche e infermieristiche, in particolare anestesisti e rianimatori: ci fa piacere che i nostri medici siano particolarmente apprezzati, in questi campi abbiamo specialisti che vengono richiesti temporaneamente altrove per interventi molto delicati».
Insomma non un problema locale ma di contesto generale. «Anche perché – conclude Cobello – se si guarda ai numeri nel suo complesso, nell’ultimo triennio il nostro personale sanitario è aumentato di 91 unità: in generale sforiamo i cinquemila dipendenti, con una cifra del genere alcuni spostamenti rientrano nella normalità».
Il Corriere di Verona – 12 aprile 2018