Violenta come una sassata, nei giorni che precedono le decisioni cruciali sull’assetto della sanità veneta, arriva una presa di posizione del Partito Democratico. Che attacca il governatore Luca Zaia sul nodo delle nomine ai vertici delle 22 unità locali socio-sanitarie, intercettandone l’intenzione di non legarsi le mani, al momento, in vista della riforma da tempo sbandierata, ma tuttora virtuale, di ridurre il numero complessivo delle strutture amministrative a sette. Una per provincia. Entro il 31 dicembre Palazzo Balbi dovrà decidere chi mettere – magari provvisoriamente – su quelle poltrone, perché a quella data scade il mandato. E scavallare comporterebbe una indampienza dalle ricadute alquanto negative. È per questo che in riva al Canai Grande ci si sta scervellando, compiendo le opportune verifiche giuridiche, sulla strada da imboccare, senza compromettere la riforma destinata a restituire snellezza e minori costi alle Usl. Ma il Pd non attende e va subito all’attacco.
«La possibile nomina, da parte di Zaia, di sette direttori generali che faranno da reggenti per le altre Uiss del territorio provinciale si profila come l’ennesimo pasticcio» scrivono i consiglieri regionali del Pd. Attingendo al dialetto, ricordano: «L’ennesimo “tacón” è peggio dello “sbrego”, se non si risolve il tema della razionalizzazione della spesa e della riduzione delle Ulss. A dimostrazione di una classe politica inadeguata a portare a termine le riforme». E rincarano la dose: «Siamo di fronte alle incertezze e inconcludenze di Zaia e della sua Giunta. Le proposte del presidente, a inizio legislatura, facevano pensare a un ciclone di riforme per migliorare tutto il sistema. E invece nessuna, dall’Azienda Zero alla riduzione delle liste d’attesa, fino alle case di riposo, è stata attuata entro l’anno». Disegnano addirittura foschi scenari di un settore «sospeso tra paure e aspettative, blocchi di autorizzazioni all’assunzione, ed erogazioni dei servizi in sofferenza».
Palazzo Balbi m realtà è al lavoro da tempo su alcune ipotesi. E l’uscita di Zaia di alcuni giorni fa, che adombrava per l’appunto la nomina dei sette direttori (o commissari) reggenti delle altre Ulss, forse è servita a tastare il terreno. La risposta del Pd lo dimostra. Di certo la giunta a traino leghista non ha rinunciato al progetto di ridurre le Ulss da 22 a 7. Ma non riuscirà a metterlo in atto entro fine anno, mentre in consiglio regionale è aperta la discussione sull’Azienda Zero, ovvero la riforma radicale della gestione della sanità, che però richiede tempi non brevi. Incombe, nel frattempo, l’entrata in vigore nel 2016 della legge Madia di riforma della pubblica amministrazione, con inedite competenze romane nella scelta delle terne di papali all’incarico delle Direzioni generali.
La giunta ha di fronte a sé quattro strade. La prima è quella di rinnovare i 22 direttori generali, ma ciò comporterebbe accantonare lo snellimento per tre anni o affrontare un contenzioso infinito in caso di loro revoca. La seconda via è quella di una proroga temporanea (almeno un semestre), ma i dubbi di fattibilità giuridica non sono ancora stati sciolti. La terza strada è quella di nominare 7 commissari che assumano (temporaneamente e per ragioni di urgenza) le funzioni dirigenziali nelle Ulss capoluogo di provincia, con competenze sulle altre strutture presenti in provincia. Quarta via: nominare 22 commissari, così da poterli revocare quando fosse completa la riforma regionale. Tra Santo Stefano e Capodanno, la decisione destinata a cambiare la rete di potere nella sanità veneta. (Giuseppe Pietrobelli – Il Gazzettino)
Verso la nomina di sette manager commissari anche per le altre Usl. Il Pd: ennesimo pasticcio sanitario
Si fa sempre più vicina la fatidica data del 31 dicembre, giorno in cui scadono i contratti triennali dei direttori generali delle Usl, dell’Azienda ospedaliera di Padova (quella di Verona è stata rinnovata di recente) e dello Iov, ed il mondo della Sanità, oltre 60 mila persone tra medici, infermieri e amministrativi, è in fibrillazione. Che farà il governatore Luca Zaia, nelle more dell’approvazione della riforma che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo visto il caos scoppiato in commissione, creare la famigerata Azienda Zero e ridurre le Usl e i relativi manager da 22 a 7 soltanto? Nell’attesa di nuovi pareri legali, Zaia ha riunito ieri il segretario generale della Sanità Domenico Mantoan, quello della Programmazione Luca Felletti, quello della Giunta Mario Caramel ed il capo dell’Avvocatura Ezio Zanon per valutare una volta di più insieme a loro le quattro opzioni sul tavolo.
La prima è quella di nominare 22 nuovi dg per tre anni, come al solito, rinviando la riduzione a 7 al 2018, quando (si spera) la riforma sarà stata approvata dal consiglio. Una soluzione che ha il pregio di mettere al riparo la Regione da possibili battaglie giudiziari, ma pure il difetto di poter essere interpretata come una marcia indietro rispetto alla riforma che è stata il cardine della campagna elettorale del governatore, e per questo al momento non contemplata. La seconda opzione propone di rinnovare i contratti in essere per un anno soltanto, con una sorta di proroga che potrebbe però essere impugnata, visto che l’istituto non è previsto dalla legge nazionale che identifica i contratti dei dg come contratti di diritto privato, da 3 o 5 anni, regolati dal codice civile (senza contare che i dg in carica sono stati scelti da una graduatoria scaduta nel 2014). La terza opzione suggerisce il rinnovo triennale, come da prassi, con la previsione però di una clausola di risoluzione, altrettanto scivolosa sul piano legale, che consentirebbe di revocare i contratti d’emblée, subito dopo l’approvazione della riforma, nel caso in cui ciò accadesse prima del 2018. Sulle soluzioni due e tre, peraltro, pende la spada di Damocle del decreto Madia, che dovrebbe andare in consiglio dei ministri entro fine anno per entrare in vigore a giugno 2016, e costringerà i governatori a scegliere i dg all’interno di una terna proposta da una commissione ministeriale. Prende dunque quota, ed anzi viene ormai data per certa a Palazzo, la quarta opzione, ossia la nomina di 7 soli dg alla guida delle Usl capoluogo, nominati però contestualmente commissari delle Usl delle rispettive province, secondo lo schema già in atto tra Venezia e Chioggia. Chi sarebbero i 7 in questione? Per certi vengono dati solo Dal Ben (Venezia), Dario (Azienda ospedaliera di Padova) e Benazzi (Cittadella). E il Pd attacca: «È l’ennesimo pasticcio, il sistema sociosanitario veneto è preda delle incertezze e dell’inconcludenza di Zaia e della sua giunta». (Ma.Bo. – Il Corriere del Veneto)
23 dicembre 2015